Era il 19 dicembre 2021 quando un noto ginecologo, originario di Benevento e residente a Napoli, veniva trovato morto con un taglio alla gola in via Mauro Macchi a Milano: il suo nome è Stefano Ansaldi, ma chi è esattamente? E che cosa gli è successo? Ancora oggi i dubbi riguardo alla sua morte non sono pochi. In un primo momento si era parlato di suicidio ma ora il caso si riapre, alla luce dell’acquisizione di nuovi indizi ed analisi.

Stefano Ansaldi, chi è il medico morto sgozzato

Tutti lo chiamavano il “professore”. Era amato dai suoi pazienti e stimato dai suoi colleghi, tanto che, alla notizia della sua morte nel 2021, in moltissimi erano rimasti davvero sconvolti e avevano mandato alla sua famiglia centinaia e centinaia di messaggi di cordoglio.

Stefano Ansaldi, nato a Benevento il 10 aprile 1955, viveva a Napoli con la sua famiglia. Era specializzato in ginecologia e lavorava nel capoluogo campano in uno studio privato in piazza Cavour. Aveva una moglie e due giovani figlie.

Il dottore si era laureato nel 1981 alla facoltà di Medicina e Chirurgia presso la Seconda Università di Napoli. Nel corso della sua carriera si era sempre dedicato alle mamme e ai bambini. I suoi pazienti lo stimavano.

Erano diverse le donne che erano andate proprio da lui per risolvere problemi di infertilità o altro. In tante anche si dicevano soddisfatte per i risultati raggiunti e descrivevano il medico come una sorta di “angelo”. Erano molto apprezzate la sua professionalità e la sua empatia.

La morte a Milano

Il 19 dicembre del 2021 Stefano Ansaldi si trovava a Milano quando, mentre camminava in via Mauro Macchi, all’altezza di un edificio coperto da un’impalcatura con teli di plastica, morì. O meglio, morì poco dopo l’arrivo dei soccorsi.

Il dottore era stato rinvenuto con un taglio alla gola, a pochi passi dalla Stazione centrale. Subito era stato aperto un caso per capire che cosa fosse successo. Non era chiaro se si trattava di un’aggressione oppure di altro.

In un primo momento si era pensato ad una rapina finita male. Poi però gli investigatori avevano parlato di suicidio con una coltellata alla gola. Ora le indagini sono state riaperte. Motivo per cui se ne torna a parlare proprio oggi.

A prendere la decisione è stata giudice per le indagini preliminari Ileana Ramundo. Per quest’ultima ora è necessario procedere con un approfondimento “di natura medico-legale”. Il medico campano, infatti, potrebbe non essersi suicidato.

La Gip ha accolto la richiesta dei familiari del medico, rappresentati dagli avvocati Luigi Sena e Francesco Cangiano. I parenti del ginecologo si sono opposti alla domanda di archiviazione del caso presentata dalla Procura meneghina.

Il medico forse non si è suicidato: ecco perchè

Secondo la Gip, l’ipotesi del suicidio del medico campano suscita alcune perplessità, soprattutto alla luce di alcune osservazioni mediche riportate dai consulenti dei familiari di Stefano Ansaldi. Nello specifico, questi hanno fatto notare la lesione con il fendente occupa il lato destro del collo della vittima.

Secondo le consulenze però un il ginecologo, destrimane, nel caso si fosse inferto la lesione da solo, avrebbe colpito la parte sinistra del collo. Gli esperti consultati dai parenti della vittima hanno riferito che in caso di gesto volontario, un soggetto che utilizza la mano destra procederebbe con la lama

a partire dalla regione sottomandibolare sinistra.

Alla luce di questa nuova rivelazione medico-legale, la Gip ha disposto ulteriori approfondimenti che tengano parte delle testimonianze presentate dai consulenti di parte. In particolare ora le attività si dovranno concentrare sul taglio “della vena giugulare” e sulla lesione parziale “dell’arteria carotide”.

Per arrivare alle conclusioni è stato dato un lasso di tempo di quattro mesi. Le nuove ricerche potrebbero fare luce sull’accaduto e chiarire se si sia trattato di un suicidio oppure di un omicidio.

Nel caso si trattasse di un vero e proprio delitto, non sarebbe di certo la prima volta. Nel 2022 un altro dottore a Milano era stato ucciso con un’accetta, fuori dal Policlinico San Donato, da un paziente. Lo scorso dicembre il responsabile è stato condannato a 16 anni.