Assegno unico universale (Auu) per i figli 2024, l’importo massimo di quest’anno sale a 200 euro. Ma, ad aumentare, sono tutti gli importi dell’indennità e delle maggiorazioni, nonché le soglie dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee). Gli incrementi sono diretta conseguenza dell’applicazione dell’indice provvisorio dell’Istat relativo all’anno 2023. Per lo scorso anno tale indice è stato pari al 5,7 per cento.

Per effetto di questa percentuale, inoltre, aumenta la soglia minima dell’Isee che passa dai 16.215 euro del 2023 ai 17.139,25 euro del 2024. La soglia massima dell’Isee, invece, sale dai 43.240 euro ai 45.704,68 euro del 2024. Aumenta anche l’importo minimo dell’indennità, che passa dai 54,1 euro del 2023 ai 57,1 euro del 2024.

Assegno unico per i figli 2024, l’importo massimo sale a 200 euro: ecco per chi

Cambiano gli importi dell’Assegno unico universale per i figli, l’indennità erogata dall’Inps da marzo del 2022 e soggetta, ogni anno, a ricalcolo di quanto spettante per effetto dell’inflazione registrata nell’anno precedente. Sull’argomento, l’Inps ha fornito comunicazione lo scorso 5 gennaio, rimarcando gli aumenti calcolati dall’Istat al tasso provvisorio del 5,7 per cento riferito ai prezzi del 2023. La comunicazione del tasso definitivo sarà diffusa il 16 gennaio prossimo. Le famiglie, dunque, riceveranno per il 2024 le indennità rivalutate a seconda dell’Isee e della situazione familiare.

L’Assegno unico spetta per i figli fino all’età di 21 anni. L’importo massimo per un solo figlio per le famiglie rientranti nella prima soglia di Indicatore della situazione economica equivalente (ovvero fino a 17.139,25 euro, importo rivalutato nel 2024 rispetto ai 16.215 euro del 2023 e ai 15mila euro del 2022), è pari a 200 euro. Lo scorso anno, tale importo era fissato a 189,20 euro, mentre nel 2022 si percepivano 175 euro.

Per Isee superiori alla soglia minima, l’importo spettante per ciascun figlio si riduce gradualmente, fino ad arrivare all’importo base di 57,10 euro (54,10 euro nel 2023 e 50 euro nel 2022). Tale importo spetta alle famiglie con indicatore di reddito superiore a 45.704,68 euro del 2024 (43.240 euro nel 2023 e 40mila nel 2022).

Assegno unico 2024, importo spettante per i figli maggiorenni

Inoltre, l’importo dell’Assegno unico universale si dimezza per ciascun figlio maggiorenne, nella fascia da 18 a 21 anni. Nel 2024, per questa fascia di età, si percepiranno 97,10 euro (91,90 euro lo scorso anno e 85 euro nel 2022) per l’Isee della soglia più bassa.

Per indicatori della situazione reddituale più elevati, l’importo dell’Assegno unico universale si riduce in misura graduale, fino ad arrivare all’importo base, fissato a 28,60 euro (nel 2023 tale importo era di 27 euro, mentre nel 2022 si percepivano 25 euro) spettanti per Isee da 45.704,68 euro.

Bisogna presentare una nuova domanda di Auu nel 2024?

L’Istituto di previdenza ha chiarito anche le situazioni nelle quali è necessario presentare una nuova domanda di Assegno unico universale (Auu) per i figli. L’istanza la devono inoltrare le famiglie che non l’abbiano già fatto negli anni precedenti. Chi, invece, ha già presentato la pratica non deve ripeterne l’invio.

Va però aggiornato l’Isee, da presentarsi entro la fine di febbraio 2024 mediante invio del nuovo Documento sostitutivo unico (Dsu). Nel caso in cui non si presenti il nuovo Isee, dalla mensilità di marzo si percepisce l’importo base (57,10 euro). La scadenza per non perdere gli arretrati è fissata al 30 giugno 2024. Presentando il nuovo Isee entro metà anno, si ha diritto agli arretrati calcolati dal 1° marzo 2024.

Auu ed ex percettori del Reddito di cittadinanza, fino a quando l’Inps eroga l’indennità?

Per quanto concerne gli ex percettori del Reddito di cittadinanza, la fruizione dell’Assegno unico è avvenuta d’ufficio fino alla mensilità di dicembre 2023. L’Istituto di previdenza ha chiarito che la fruizione dell’indennità sulla Carta delle Poste Italiane avverrà fino a febbraio 2024. A gennaio e febbraio spetta un importo maggiore di Assegno unico in quanto si considera la mancata erogazione del Reddito di cittadinanza.