L’amore per il calcio arriva direttamente dal padre, di cui ha deciso di seguire le orme. Paolo Bertini ha iniziato ad arbitrare quando aveva appena 16 anni e passo dopo passo, davanti a lui, ha visto aprirsi una lunga e importante carriera, fatta di grandi successi ma anche scottanti delusioni. Nella stagione 1998/99, l’esordio in Serie B e l’anno dopo, la conquista della massima serie e poi, dal 2003, anche l’attività internazionale. Per commentare le recenti polemiche nei confronti di arbitri e Var, Bertini è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Polemiche Var, Bertini a Tag24

Il campionato è arrivato al giro di boa con l’Inter che conquista il titolo di campione d’inverno, ma non mancano di certo le polemiche. Il gol segnato da Frattesi, grazie al quale i nerazzurri hanno portato a casa la vittoria contro il Verona, è viziato da un fallo iniziale di Bastoni, non sanzionato nè dall’arbitro, nè dal Var. Una svista importante, che apre ancora una volta la discussione sulla classe arbitrale italiana e soprattutto sulla poca uniformità, nonostante il Var. Quello avvenuto durante Inter-Verona però, non è certo l’unio episodio su cui discutere. D’altronde le critiche nei confronti degli arbitri non mancano mai e i dubbi sulla tecnologia sono sempre attuali. Per commentare le più recenti polemiche Var, l’ex arbitro Bertini è intervenuto in esclusiva a Tag24.

La stagione continua tra nuove e vecchie polemiche nei confronti di arbitri e Var. Qual è la sua idea?

“Nel momento in cui venne inserito il Var, mi posi delle domande che anche oggi sono più attuali che mai. Probabilmente è sbagliato dire che io fossi contrario, ma c’erano e ci sono dei dubbi in merito, che vennero bypassati per la grande enfasi che c’era nei confronti della tecnologia. Prima di tutto mi domandavo se si fosse consapevoli di quanti cambiamenti avrebbe portato il Var. Il calcio è un gioco di contatto e il Var sterilizza questo contatto. Si deve capire quanto sia influente o meno un tocco, parliamo di una sfumatura. Risultato? Il numero degli interventi, soprattutto in area di rigore, è molto superiore al passato”.

L’altra perplettità cosa riguardava invece?

“La seconda considerazione riguarda il tempo effettivo di gioco e penso sia un aspetto di cui si parlerà molto presto. Eravamo arrivati a circa 60 minuti di tempo effettivo e ora siamo tornati indietro in maniera inopinata. Vedrete che la prossima introduzione sarà proprio questa, come avviene già nel basket e in tanti altri sport. Arrivati a questo punto è piuttosto facile fare delle valutazioni, ma credo che non l’idea iniziale non fosse questa. Questo è uno strumento che più lo si tira e più rischia di cedere. Sarebbe utilissimo, secondo me, per fare luce su quei 7, 8 o massimo 10 episodi all’anno macroscopici, sfuggiti alla valutazione dell’arbitro. Quelli assolutamente evidenti, che danno fastidio. Invece, di fatto, è cambiato il gioco del calcio”.

Il rischio è che l’arbitro in campo abbia sempre meno potere?

“Questa è l’altra conseguenza, perché gli arbitri si appoggiano sempre di più al Var e pensano sempre meno ad arbitrare. È facile non fischiare, ed aspettare l’intervento del collega davanti alla televisione, che prende il provvedimento. Rocchi in realtà, che è uno molto intelligente, ha dichiarato a più riprese che gli arbitri dovrebbero continuare ad avere la stessa importanza e il polso della partita in mano, ma non è così. Purtroppo è umano il fatto che, piuttosto che prendere un provvedimento in campo, di cui non si è certi al 100%, si preferisca aspettare l’intervento di un’altra persona, anziché farsi correggere”.

Nel caso di Inter-Verona, ad esempio, con il fallo di Bastoni e il successivo gol di Frattesi, di chi sono le colpe? Arbitro e il Var hanno lo stesso peso nell’errore?

“Credo che l’errore sia quasi ed esclusivamente del Var. L’azione è ripartita e l’arbitro è girato di spalle perché sta guardando in direzione dell’azione. In campo non si può controllare tutto chiaramente. Sull’episodio specifico siamo assolutamente d’accordo che ci sia stato un errore, ma credo che l’opinione pubblica sia anche condizionata dalla rivalità tra Inter e Juventus e dall’importanza della corsa scudetto. In realtà, a chi dovrebbe importare di più è proprio al Verona. Resta il fatto che, al tempo d’oggi, un errore del genere sia di difficile spiegazione. Non si comprende come sia possibile che non sia stato preso un provvedimento”.

Si discute molto anche sulla poca uniformità nelle scelte arbitrali. Creare delle vere e proprie squadre di arbitri, con collaborazioni fisse tra direttori di gara e Var, potrebbe essere d’aiuto?

“Non penso sia questo il problema, ma la mancanza di qualità, al momento, nel nostro settore. È un periodo storico particolare dal punto di vista della formazione e la nostra categoria ne sta risentendo molto. C’è un deficit importante dal punto di vista qualitativo, che forse verrà colmato in qualche anno, o almeno me lo auguro. Basti pensare che il miglior arbitro, a detta di tutti, è Orsato. Ecco considerate che c’era già quando c’ero io, e parliamo di tanti anni fa. Le nuove leve fanno fatica. Ai miei tempi c’era l’imbarazzo della scelta per mandare gli arbitri nelle competizioni internazional, mentre adesso si fa fatica a selezionare qualche nome, perché non ci sono più i top class”.