Superbonus, come salvare le nuove spese? Il decreto legge numero 213 ha fissato tre modalità per salvare le spese per gli interventi di efficientamento energetico e di ristrutturazione degli ex 110% e 90%, a seconda dei casi e dell’inizio dei lavori, in modo poter sfruttare ancora nel 2024 i vantaggi del maggiore dei bonus edilizi.

In primis, si dà la possibilità a chi non abbia finito i lavori in superbonus entro il 31 dicembre 2023 di poter evitare le liti – non a caso, il decreto è conosciuto come “Salva liti” – con l’Agenzia delle entrate in merito al fatto che il Fisco potrebbe richiedere indietro le somme fruite per lavori non portati a compimento. La seconda modalità riguarda la possibilità di accedere a un nuovo fondo, istituito a copertura del ribasso della percentuale di agevolazione del superbonus che passa dal 110% (o dal 90%) del 31 dicembre 2023 al 70 per cento del 1° gennaio 2024.

L’ultima modalità prevede dei limiti al bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche, agevolazione che – con il 75 per cento di detrazione fiscale, di sconto in fattura e di cessione del credito d’imposta maturato – si è particolarmente contraddistinta soprattutto a partire dalla seconda metà del 2023 con l’aggiornamento dei listini prezzo delle imprese fornitrici a un’interpretazione allargata dei lavori ammissibili.

Superbonus, come salvare le nuove spese: ecco tre modalità

A fine anno 2023, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che, pur stabilendo delle ulteriori deroghe del superbonus, ne avvia la conclusione delle agevolazioni sui lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico. Il cosiddetto “Salva spese” o “Salva liti” ruota attorno a tre pilastri.

Il primo consiste nella componente “salva liti”, cioè nella norma che protegge chi ha effettuato lavori agevolati dal superbonus 110% o del 90% senza riuscire a portare a termine gli interventi entro la fine dello scorso anno. Nonostante la norma, situazioni di contenzioso potrebbero comunque verificarsi.

Per questi contribuenti ci sarà la salvaguardia rispetto a possibili richieste dell’Agenzia delle entrate circa il recupero delle somme agevolate dal bonus per la mancata conclusione degli interventi o per il fallito raggiungimento delle due classi energetiche superiori proprio grazie ai lavori. Questo tipo di sanatoria eviterà ai committenti dei lavori contenzioni e liti con il Fisco.

Superbonus come salvare spese del 2024: arriva il bonus per le famiglie a basso reddito

Il secondo pilastro è quello degli aiuti ai committenti. Il decreto stabilisce che tutti i redditi più bassi, ovvero i soggetti che abbiano un quoziente di reddito familiare non eccedente i 15mila euro all’anno, avranno la possibilità di accedere a un fondo che effettuerà una compensazione rispetto alla riduzione della percentuale di agevolazione.

Dal 1° gennaio 2024, infatti, la percentuale del superbonus è scesa dal 110% o dal 90% del 2023 (a seconda dei casi e degli adempimenti ottemperati dai richiedenti), al 70 per cento. Chi subisce la riduzione di aliquota avrà la possibilità di inviare domanda entro il 31 ottobre 2024 per un ristoro sulla differenza di copertura delle spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2024 fino alla fine di ottobre.

Niente sconto in fattura per l’agevolazione anti barriere

L’ultimo pilastro del decreto di fine anno del Consiglio dei ministri è una stretta abbastanza evidente che viene assestata al bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche, con agevolazione pari al 75 per cento. Questo bonus finora ha conservato la possibilità di poter avvalersi di una delle due opzioni dello sconto in fattura e della cessione dei crediti d’imposta.

Bonus abbattimento barriere architettoniche, le strette del 2024

Dal 1° gennaio 2024 il bonus anti barriere non consentirà l’utilizzo allargato (o in alcuni casi di abusi, secondo alcuni) sugli interventi, eliminando la possibilità del cambio degli infissi, delle porte, dei pavimenti e dei bagni. Questi ultimi erano tutti lavori che erano ammessi fino a fine 2023, tanto è vero che le imprese fornitrici avevano aggiornato i propri listini con gli sconti in fattura relativi a questi interventi.

Dall’entrata in vigore del decreto – cioè dal 30 dicembre 2023 – si prevede la stretta dei lavori che dovranno essere più aderenti a interventi nelle parti comuni dei condomini, con agevolazione per i lavori di un nuovo ascensore o sulle rampe delle scale. Per gli interventi non più ammissibili, ovviamente, non si prevede più nemmeno lo sconto in fattura o la cessione dei crediti d’imposta.