Esistono molti tipi di token: governance token, utility token, payment token, AI token, GameFi token sono quelli di cui si parla di più. Ad essi va aggiunto quello che, a conti fatti, è il più controverso, ovvero il security token.

Per tale si intende quel coin che viene emesso su una blockchain venendo incaricato di rappresentare una quota in una impresa o per asset esterni ad essa. Tali gettoni possono essere emessi da entità di vario tipo, come aziende o governi e avere lo stesso scopo di azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari.

Nel corso degli ultimi anni, però, sono stati oggetto di una serrata discussione, con particolare riferimento alla vertenza tra Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti e Ripple. Una discussione la quale sottintende il fatto che i security token, per poter essere accettati, devono affrontare ostacoli maggiori agli altri.

Security token: cosa sono?

Per security token si intendono quelli che sono legati ad un particolare prodotto finanziario. Per security, in effetti, si indicano i contratti d’investimento che consentono a chi li sottoscrive di ritagliarsi una rendita di carattere finanziaria. In questa categoria vanno a rientrare, ad esempio, le azioni, gli immobili, le obbligazioni e altro.

Vanno, perciò, a rappresentare una parte frazionata di un asset, con un processo di vendita che è simile per molti aspetti a quello riguardante le azioni tramite un broker. Il processo, però, grazie alla tokenizzazione è in grado di bypassare alcune problematiche legate alle securities tradizionali, a partire dalla difficoltà del frazionamento e da costi spesso molto elevati.

Alla stregua dei dividendi, forniscono comunque ai titolari i diritti a partecipare agli utili di una determinata impresa. Proprio la fase di vendita, però, sta destando notevoli polemiche in ambito crypto. Polemiche collegate in particolare al fatto che le ICO (Initial Coin Offering) sono ormai da tempo sotto la lente d’ingrandimento delle autorità di sorveglianza dei mercati finanziari. Tanto da essere state vietate in Cina. Al tempo stesso, però, questa spasmodica attenzione fa dei security token asset anche più sicuri rispetto agli altri.

Perché tokenizzare asset?

Naturalmente più di qualcuno si chiede quale sia la reale utilità di tokenizzare asset esistenti al di fuori della blockchain. La risposta è abbastanza semplice: in tal modo i security token possono essere associati alle proprietà che hanno permesso alla tecnologia blockchain di affermarsi, ovvero:

  • un grado più elevato di trasparenza, reso tale dal fato che tutti possono consultare il libro mastro e le condizioni che regolano gli smart contract;
  • consentire una rapida risoluzione per il problema della riassegnazione della proprietà. Su una blockchain tale processo è del tutto automatizzato e può essere espletato in un arco temporale limitato a pochi minuti;
  • la possibilità di bypassare le chiusure tipiche dei mercati finanziari tradizionali, derivante dal fatto che i mercati crypto non sostano mai;
  • la possibilità di dividere asset che altrimenti sarebbero inaccessibili a molti potenziali investitori, a partire da opere d’arte e immobili di pregio.

Una questione delicata: cosa rende un token una security?

Come abbiamo sottolineato in avvio, la questione dei security token sta calamitando l’attenzione delle agenzie federali. Il problema è da ravvisare nel fatto che non esistono normative, al momento, in cui inserirli con sufficiente chiarezza.

Molto spesso, le aziende operanti nella blockchain lanciano token indicandoli alla stregua di utility, per vederseli regolarmente trasformati in security dalla SEC. Ripple è il caso più eclatante, ma non certo il solo.

Nelle cause discusse in tribunale, viene solitamente utilizzato il test di Howey. Si tratta di una procedura tesa a rispondere ad alcune domande chiave, in particolare cercando di stabilire se un individuo che investe in un’impresa comune si attende di ricavare un profitto conseguente alle azioni intraprese dal promotore o da una terza parte.

Proprio alla luce delle polemiche che stanno caratterizzando la discussione, in molti, anche all’interno della criptoeconomia, auspicano la rapida introduzione di un regolamento in grado di fare definitivamente luce sulla materia.