Nel 2024, insieme agli annunci positivi sulla conferma del taglio al cuneo fiscale e la fusione dei primi due scaglioni dell’Irpef, è stata introdotta una sorta di stangata fiscale nascosta nella Legge di Bilancio, spesso messa in secondo piano.

L’inizio del nuovo anno ha portato con sé un elenco di aumenti fiscali, aspetti che forse non hanno ricevuto l’attenzione adeguata. Si tratta di tasse in crescita che impatteranno sulle finanze dei cittadini, generando costi aggiuntivi non solo nel quotidiano.

La manovra 2024 ha avuto limitate risorse a disposizione, come già preannunciato da Money.it in diverse occasioni. Per finanziare i tagli fiscali e confermare la riduzione del cuneo fiscale, sono state adottate misure che rendono più severe e stringenti alcune tipologie di imposte, che inevitabilmente colpiranno tutte le categorie di contribuenti.

La diminuzione complessiva delle tasse, di fatto, compenserà solo parzialmente questi incrementi che influiscono su diversi settori, causando un aumento delle spese per la maggior parte dei cittadini. È importante sottolineare che molti di questi aumenti previsti nel 2024 si concentrano sulle famiglie, con o senza figli, coinvolgendo anche beni di consumo di uso comune.

Aumento tasse 2024, chi pagherà di più?

Tasse sugli affitti brevi, plusvalenze derivanti dal Superbonus, ritenute sui bonifici comunicanti, aumento dell’Ivie, e imposizione più pesante sui conti esteri sono solo alcuni dei balzelli nascosti nella Manovra, spesso trascurati dalla stampa.

Un altro aspetto poco discusso riguarda il taglio del cuneo fiscale, il quale esclude la tredicesima mensilità, generando un divario ancora più marcato tra il reddito ordinario e l’importo della tredicesima, che sembrerà ancor più ridotto.

Aumentano inoltre le aliquote IVA su diversi articoli, tra cui prodotti per l’infanzia e assorbenti. In particolare, la revoca dell’IVA agevolata sui beni per l’infanzia colpisce le famiglie che necessitano di maggiore sostegno, considerando i costi legati alla genitorialità. Infine, c’è l’aumento delle tasse sui prodotti del tabacco.

Aumento tasse 2024 su casa e patrimonio

Questi aumenti impositivi riguardano soprattutto il settore immobiliare, coinvolgendo affitti e vendite. Anche i patrimoni detenuti all’estero, come immobili e conti bancari, vedono un incremento fiscale. Vediamo nel dettaglio.

Aumenta l’imposizione sulla cedolare secca degli affitti brevi Una delle modifiche introdotte nella manovra riguarda l’imposizione della cedolare secca sugli affitti brevi: per contratti di locazione inferiori a 30 giorni, l’aliquota passa dal 21% al 26%, ma questa variazione riguarda solo le seconde abitazioni affittate con queste modalità.

L’obiettivo di questa imposizione aggiuntiva è colpire coloro che lucrano sulle locazioni brevi, e per questo motivo, la prima abitazione affittata con contratti inferiori a 30 giorni mantiene l’aliquota al 21%.

La tassa che subisce un incremento riguarda l’Imu per coloro che hanno aderito al superbonus 110%. L’obbligo per il proprietario è di aggiornare il valore catastale dell’immobile ristrutturato con le migliorie realizzate a spese dello Stato. Questo comporterà un aumento dell’Imu, calcolato su una base imponibile più elevata, per tali immobili.

È quindi responsabilità del proprietario verificare l’avvenuta corretta comunicazione delle variazioni catastali. L’assenza o l’incompletezza di queste comunicazioni potrebbe generare richieste di adempimento da parte dell’Agenzia delle Entrate, che richiederà le correzioni necessarie.

Una nuova normativa importante riguarda la plusvalenza applicata alle vendite di immobili ristrutturati con il Superbonus al 110%. Se l’immobile in questione viene venduto entro 5 anni dalla ristrutturazione, si dovrà pagare una tassa aggiuntiva del 26% sulla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto.

Nel dettaglio, secondo quanto previsto nella bozza della Legge di Bilancio:

Se i lavori agevolati sono stati completati oltre cinque anni prima della vendita, per determinare i costi relativi al bene si considera il 50% di tali spese, nel caso si sia usufruito dell’incentivo al 110% e siano state esercitate le relative opzioni. Per gli stessi immobili indicati nel comma 1 dell’articolo 67, acquisiti o costruiti, alla data della cessione, da oltre cinque anni, il prezzo di acquisto o il costo di costruzione, determinato secondo le norme precedenti, viene rivalutato sulla base della variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati.

Sono esclusi da questa imposta gli immobili ottenuti per successione che fungevano da residenza principale del venditore per la maggior parte dei 10 anni prima della cessione o nel caso in cui non siano trascorsi 10 anni tra la data di acquisto e quella di vendita.