Recenti studi scientifici indicano che il bacino del Mar Mediterraneo si trova in una situazione preoccupante a causa dei cambiamenti climatici. Questi cambiamenti minacciano sia le coste che gli ecosistemi marini dell’area. Uno studio condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con l’Università di Radboud, ha evidenziato un innalzamento del livello del mare superiore alle previsioni iniziali, con possibili conseguenze devastanti per la regione.
Lo studio INGV sul Mar Mediterraneo
L’analisi avanzata di un team di ricercatori dell’INGV e dell’Università di Radboud ha portato a una revisione delle proiezioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) riguardo all’aumento del livello del mare entro il 2150. I nuovi dati includono la subsidenza delle aree costiere, ovvero il lento abbassamento del suolo per cause naturali o antropiche, che rivela un rischio di inondazioni più elevato di quanto stimato in precedenza.
La ricerca “Sea level rise projections up to 2150 in the northern Mediterranean coasts“, pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters, sottolinea l’importanza della subsidenza nell’accelerare l’aumento del livello del mare. Questo fenomeno, unito al riscaldamento globale iniziato nel 1880, agisce come un catalizzatore nel processo di innalzamento del livello marino.
La variabilità dei movimenti verticali del territorio nel Mar Mediterraneo
Il Mediterraneo presenta una notevole varietà nei movimenti verticali delle coste, influenzati da fattori come l’attività tettonica, vulcanica e antropica. Per ottenere una comprensione più precisa di questi cambiamenti, i ricercatori hanno utilizzato dati avanzati provenienti dai sistemi di navigazione satellitare, calcolando con precisione millimetrica le velocità di spostamento verticale del suolo.
Entrando più nel dettaglio, i ricercatori hanno utilizzato dati geodetici di precisione millimetrica provenienti da stazioni satellitari GNSS per calcolare questi movimenti, rilevando che in alcune zone del Mediterraneo, il livello del mare aumenta quasi tre volte più velocemente rispetto alle aree più stabili.
Aumento del livello del Mar Mediterraneo: nuove stime e rischi
I risultati del nuovo studio INGV indicano che le precedenti stime dell’IPCC sull’aumento del livello del mare sono quindi sottostimate. In particolare, l’analisi ha rivelato differenze significative tra le proiezioni dell’IPCC e le nuove stime, che mostrano un aumento medio del livello del mare superiore di circa 80 mm. Questo implica che circa 38.500 km² di coste del Mediterraneo, di cui 19.000 km² nel settore settentrionale, saranno presto più esposte al rischio di inondazioni marine, con conseguenti impatti su ambiente, attività umane e infrastrutture.
Di fronte a queste evidenze, i ricercatori sottolineano la necessità di intraprendere azioni concrete per sostenere le popolazioni costiere, che saranno sempre più vulnerabili agli aumenti del livello marino e ai relativi rischi.
Più precisamente, Paesi come Egitto, Italia e Francia, specialmente nelle aree dei delta fluviali come Nilo, Po e Rodano, sono particolarmente a rischio di inondazioni nei prossimi decenni.
La ricerca, inoltre, ha enfatizzato l’importanza di includere i dati sulla subsidenza nelle future proiezioni climatiche per fornire stime più accurate e permettere una pianificazione efficace per mitigare i rischi associati. Le zone costiere del Mediterraneo si trovano di fronte a un aumento significativo del rischio di inondazioni tra il 2050 e il 2150, dovuto in larga parte proprio a tassi elevati di subsidenza del terreno.
La risposta possibile
La salvaguardia del Mediterraneo richiede un impegno collettivo. Le città costiere e le comunità locali necessitano di un’azione immediata e globale per affrontare la minaccia dell’innalzamento del mare.
Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc) evidenzia le criticità del bacino del Mediterraneo e propone azioni mirate a minimizzare i rischi derivanti dai cambiamenti climatici. Le proiezioni mostrano un aumento delle temperature e del livello del mare, una diminuzione delle precipitazioni e una riduzione della copertura nevosa. Il Pnacc mira a migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali, sottolineando la vulnerabilità del territorio nazionale a fenomeni di dissesto, alluvioni e carenza idrica.