Pensioni, nel 2024 si esce più tardi: è quanto prevede la nuova legge di Bilancio in merito al capitolo della previdenza con le novità relative all’opzione donna, all’Ape sociale e alla quota 103. Ma non solo. Infatti, sono aumentati i requisiti anche per i lavoratori del sistema previdenziale contributivo, con nuovi paletti e limiti di importo della pensione.

Per i canali di uscita anticipata ci sarà, in generale, un aumento del requisito anagrafico. Servirà un anno in più, infatti, alle lavoratrici per andare in pensione con opzione donna. Ma anche cinque mesi in più a tutti coloro che vogliano uscire a 63 anni con l’Ape sociale. In più, il governo ha confermato la quota 103 ma con penalizzazioni varie sugli importi. E, pur non essendo aumentata l’età anagrafica per andare in pensione, sono state incrementate le finestre mobili di attesa del primo assegno dell’Inps.

Pensioni, perché nel 2024 si esce più tardi: tutti i casi

Si andrà in pensione più tardi nel 2024 e sarà più difficile lasciare il lavoro, secondo quanto prevede la nuova legge di Bilancio. Infatti, per alcuni canali di uscita anticipata è stato aumentato il requisito anagrafico. Per l’opzione donna servono almeno 61 anni di età da raggiungere entro il 31 dicembre 2023 per uscire con 35 anni di contributi e il ricalcolo dei versamenti con il sistema contributivo puro, meno vantaggioso del misto o del retributivo.

Aumentano i requisiti anche per l’Ape sociale, misura che dal 2017 consente ai lavoratori in particolari condizioni (disoccupazione, invalidità, carichi di assistenza a familiari e conviventi e lavoratori con mansioni gravose) di uscire all’età di 63 anni con 30 o 36 anni di contributi versati. Nel 2024 l’età anagrafica di uscita è aumentata di 5 mesi. Servono, quindi, 63 anni e cinque mesi per andare in pensione, ovvero 63 anni da maturare entro la fine del prossimo luglio per non dover rimandare l’uscita al 2025.

Pensioni 2024 uscita più tardi: la nuova quota 103

Pur essendo stata confermata, quota 103 prevede diverse novità, tutte in senso restrittivo per chi decida di uscire in anticipo dal lavoro a 62 anni e con 41 anni di contributi versati all’Inps. Rispetto alla misura del 2023, infatti, sono aumentate le finestre di uscita, ovvero il tempo che passa tra la maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi della misura e il primo assegno di pensione versato dall’Inps. Nel 2024 serviranno 7 mesi di finestra mobile per i lavoratori del settore privato (rispetto ai tre mesi del 2023) e 9 mesi per i lavoratori del pubblico impiego (rispetto ai sei mesi dello scorso anno).

Inoltre, nel nuovo anno i lavoratori che adottino questo canale di uscita anticipata devono accettare il ricalcolo dei contributi previdenziali con il sistema contributivo puro. Considerando i 41 anni di contributi richiesti, chi esce con questa misura proviene dal sistema misto o retributivo, più vantaggiosi rispetto al contributivo puro.

Importo massimo della pensione anticipata a quota 103

Nonostante il ricalcolo contributivo, la pensione anticipata con quota 103 prevede un taglio dell’assegno fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia, ad oggi fissata a 67 anni di età. Infatti, i lavoratori in uscita con quota 103 devono accettare un assegno mensile di pensione di massimo 2.394 euro euro mensili, pari a quattro volte il trattamento minimo dell’Inps. Lo scorso anno il tetto dell’importo era fissato a cinque volte il trattamento mensile, con un limite più alto di circa 600 euro al lordo.

Pensione anticipata lavoratori post 1995: serve un importo più alto per l’uscita

Tagli alle pensioni e minori agevolazioni sono riservate anche ai lavoratori non proprio prossimi alla pensione, ovvero a coloro che hanno iniziato a contribuire dopo il 31 dicembre 1995. Per i lavoratori del sistema contributivo puro, infatti, la pensione anticipata che scatta a 64 anni di età unitamente a 20 anni di contributi, deve rispettare l’ulteriore requisito della maturazione dell’importo, almeno pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale. Nel 2023 questo rapporto era pari a 2,8 volte.

È facilitata, invece, l’uscita con la pensione di vecchiaia per il cui accesso, a 67 anni, è necessaria la maturazione di una pensione pari all’assegno sociale, non più di 1,5 volte.