ARTVA è l’acronimo di Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga. In una stagione che vede susseguirsi episodi drammatici sull’arco alpino italiano, questo strumento risulta un valido aiuto in caso si venga travolti da distaccamenti nevosi in rapida discesa. L’apparecchio consiste in una ricetrasmittente di segnale a corto raggio che permette di essere rintracciati nel caso si venga sepolti da spessi banchi di neve. L’efficacia di tale strumentazione dipende però da molteplici fattori. Coloro che praticano escursionismo, alpinismo o sci in alta quota dovrebbero sempre portarlo con sé e in molte regione è già obbligatorio. Scopriamo come funziona e quando è necessario il suo utilizzo.
ARTVA, come funziona lo strumento salvavita in caso di valanga
Conosciuto a livello internazionale come DVA (Détecteur de Victime d’Avalanche), l’ARTVA è un dispositivo elettronico utilizzato per rintracciare le persone travolte da una valanga. Si tratta nello specifico di una ricetrasmittente di segnale a corto raggio che funziona sulla frequenza di 457 kHz. Tale strumento può essere attivato sia in modalità trasmissione che in modalità ricezione. Chi parte per una sciata o un’escursione in alta quota, deve necessariamente attivarlo sempre in modalità trasmissione.
Un’altra accortezza è quella di posizionare l’apparecchiatura in un luogo protetto, ad esempio sotto gli indumenti, in modo da non perderlo o da non comprometterne le funzionalità nel momento dell’impatto. Sul mercato esistono varie tipologie di ARTVA, oggi tutti digitali. Per imparare ad usarli correttamente, andrebbero comunque fatti dei corsi, ad esempio nelle sedi del CAI, o rivolgendosi a personale esperto, come le guide alpine. La pratica resta il passaggio fondamentale per un efficace utilizzo del dispositivo.
I soccorsi tempestivi fanno la diferenza: l’ARTVA permette di individuare subito dove si trova il disperso
Se si parte in gruppo, tutti i componenti della cordata dovrebbero verificare che la strumentazione funzioni, soprattuto che le batterie non stiano per esaurirsi. Le stesse, inoltre, potrebbero provocare un malfunzionamento in caso di basse temperature, per cui l’ARTVA andrebbe sempre tenuto al caldo, vicino al corpo. Nel caso in cui qualcuno venga travolto da una valanga, i compagni possono commutare la modalità da trasmittente a ricezione, e iniziare subito le ricerche.
I soccorritori che giungeranno in seguito sul luogo della slavina, avranno a loro volta apparecchiature idonee a localizzare il trasmettitore dei travolti. La tempestività dell’intervento è il principale elemento che contribuisce a salvare una vita: il recupero delle persone, per evitare tragiche conseguenze, deve infatti avvenire entro i primi 15 minuti dall’evento.
Il kit antivalanga di chi ama la montagna: sonda, pala e ARTVA
Coloro che abitualmente si spingono ad alta quota per praticare sci, alpinismo o semplice escursionismo, dovrebbero sempre essere dotati di un kit in caso di valanga. L’equipaggiamento minimo è composto dal dispositivo ARTVA, da una sonda e da una pala. Una volta localizzata esattamente la persona travolta tramite questo strumento, la sonda viene utilizzata per comprendere a quale profondità si trova il corpo del disperso, mentre la pala è necessaria per spalare la neve che lo ricopre.
Questi strumenti sono utilissimi, ma non sono di per sé sufficienti a garantire l’incolumità di chi si avventura in montagna, soprattutto quando si battono fuoripista o sentieri impervi. Prima di partire, dovrebbero sempre essere consultate le previsioni meteorologiche, oltre ad accertarsi dello stato della neve e dei percorsi che si intendono intraprendere. Si dovrebbe poi sempre avvisare altre persone dei propri spostamenti. Altra precauzione sarebbe quella di essere allenati nel caso si voglia affrontare attività particolarmente impegnative, soprattutto quando si punta a quote molte alte.