Presto nel nostro Paese la doggy bag potrebbe diventare obbligatoria e ciò potrebbe comportare una serie di vantaggi. Nei giorni scorsi Forza Italia ha presentato una proposta di legge a tal proposito. Lo scopo? Ridurre il più possibile gli sprechi nei ristoranti e nei locali. In Italia questa pratica si sta diffondendo con grande calma solo negli ultimi anni. Il problema è che ci sono ancora diversi tabù.

La doggy bag diventa obbligatoria in Italia?

Capita spesso che, quando si esce a mangiare, non si finisce il cibo che si ha nel piatto. Questo non viene riciclato né ovviamente servito ad altri clienti. Viene buttato direttamente nella spazzatura. Da una parte c’è chi chiede di farsi impacchettare gli avanzi per portarli a casa e mangiarli il giorno successivo. Dall’altra invece c’è chi si vergogna a fare una richiesta del genere o non se ne cura affatto.

Nel mezzo ci sono anche coloro che, pur di non lasciare avanzi, continuano a mangiare anche se sono sazi e pieni. In ogni caso la pratica di impacchettare ciò che non si è finito di mangiare è una pratica che esiste ma che, nel nostro Paese, non è ancora poi così comune.

Così il deputato di Forza Italia, il Giandiego Gatta, responsabile nazionale Dipartimento pesca e acquacoltura, assieme al presidente del partito Paolo Barelli, ha deciso di presentare una proposta di legge per rendere la doggy bag obbligatoria in Italia. L’obiettivo è quello di contrastare lo spreco alimentare.

Non sappiamo quando e se tale proposta verrà approvata, nè le modalità. Sappiamo però che si tratta di un modo utile per evitare che gli avanzi di cibo vengano buttati subito nella spazzatura. Ricordiamo inoltre che tra i gol dell’Agenda delle Nazioni Unite 2030 per lo sviluppo sostenibile c’è anche quello di contrastare lo spreco alimentare.

I vantaggi

La doggy bag – che letteralmente significa “vaschetta per il cane” – può essere uno strumento efficace e veloce in questo senso. La pratica di farsi impacchettare il cibo non consumato al ristorante e portarselo a casa è molto diffuso in diverse parti del mondo, ma non in Italia.

C’è tuttavia da segnalare che, proprio negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani, tale operazione si sta diffondendo sempre di più proprio per evitare gli sprechi. La “vaschetta degli avanzi ”ci aiuterebbe a ridurre i numeri ancora altissimi che riguardano la quantità di cibi buttati in un anno che riguardano il nostro Paese.

Secondo il rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher del 2023, noi italiani sprechiamo in media 524 grammi di cibo a settimana. Cioè 27 kg all’anno! I numeri sono tuttavia da prendere con le pinze perché il concetto di “spreco alimentare” può essere molto ampio e può non riguardare solamente il cibo che avanza nei ristoranti e nei locali.

La situazione in Italia e nel resto del mondo

Il termine doggy bag è di origine anglosassone. La “vaschetta” era stata introdotta già negli anni ’40 negli Stati Uniti, dove ancora oggi è molto diffusa. Le prime città in cui i cittadini e le cittadine iniziarono a chiedere di portare a casa gli avanzi furono Seattle e San Francisco, proprio per combattere gli sprechi alimentari dell’epoca.

Anche personalità come Michelle Obama in passato hanno pubblicizzato e sostenuto la pratica di portarsi a casa il cibo avanzato dopo un pasto al ristorante.

Per quanto riguarda l’Europa, sappiamo che in Francia è obbligatoria per i locali che offrono servizi di ristorazione con oltre 180 posti a sedere. La Spagna in passato ha già diffuso spot e pubblicità per diffondere la pratica della doggy bag.

In Italia invece, come abbiamo già spiegato, in molti si vergognano o si rifiutano di chiedere di portare a casa gli avanzi per paura di essere giudicati. Sono sempre di più però le persone che si stanno impegnando per combattere tabù e stigmi.

Portare gli avanzi a casa può avere vantaggi sia per i ristoratori sia per i clienti. I primi sprecheranno meno cibo e i loro sacchi della spazzatura saranno più leggeri. I secondi avranno un pranzo già pronto per il giorno successivo, da consumare nelle proprie abitazioni o da portare in ufficio.