Mario Vanacore, figlio del portiere Pietrino Vanacore dello stabile nel quartiere Prati a Roma, è stato identificato dai Carabinieri di Piazzale Clodio come presunto colpevole dell’omicidio di Simonetta Cesaroni, avvenuto il 7 agosto 1990 con 29 coltellate. Questo caso, noto per la sua ferocia, è stato riaperto dopo un’inchiesta su istanza degli avvocati della famiglia Cesaroni. Tuttavia, nonostante le conclusioni investigative, la Procura non è convinta della ricostruzione, e ha chiesto l’archiviazione.

Chi è Mario Vanacore?

La nuova indagine sull’omicidio di Simonetta Cesaroni si focalizza nuovamente sulla famiglia Vanacore, soprattutto su Mario, figlio di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile, il primo a essere indagato e poi rilasciato dopo soli tre giorni dall’accaduto. Mario, imprenditore nato nel 1953, all’epoca del delitto viveva a Torino ma si trovava a Roma il 7 agosto 1990 in visita al padre e alla matrigna Giuseppa de Luca, insieme alla moglie e alla figlia di due anni.

Mario Vanacore, insieme alla sorella della vittima Paola, al fidanzato di lei Antonello Barone, al datore di lavoro di Simonetta Salvatore Volponi e suo figlio, sarebbe stato presente al momento della scoperta del corpo di Simonetta. Tuttavia, fin da subito, i comportamenti di Giuseppa e Pietro Vanacore, inizialmente sospettato e poi rilasciato, hanno attirato l’attenzione dei Carabinieri.

Sul padre di Mario Vanacore gravavano sospetti legati alla sua assenza nell’ora presunta del delitto, all’acquisto di una smerigliatrice e a una macchia di sangue, successivamente identificata come proveniente dallo stesso Vanacore. Pietro si è poi suicidato nel 2010, evitando di testimoniare nel processo Cesaroni contro il fidanzato della vittima di allora, Raniero Busco, lasciando un messaggio che parlava di anni di sofferenza e sospetti prima del gesto estremo.

Attualmente, Mario Vanacore, ancora segnato dalla recente perdita del padre, risiede a Torino dove gestisce la propria impresa. È sposato e genitore di una figlia.

Perché Mario Vanacore è sospettato dell’omicidio di Simonetta Cesaroni?

I Carabinieri di Piazzale Clodio hanno tracciato una pista del tutto nuova durante i loro due anni di indagini sul caso di via Poma. Secondo questa recente ipotesi, Mario Vanacore risulterebbe essere il responsabile dell’omicidio di Simonetta Cesaroni.

Secondo quanto ricostruito dalle autorità, Vanacore avrebbe utilizzato le chiavi dei genitori per accedere agli uffici degli ostelli e fare delle telefonate interurbane a Torino. Una volta lì, avrebbe sorpreso Simonetta Cesaroni da sola nel pomeriggio del 7 agosto 1990. Dopo un presunto tentativo di approccio sessuale e il suo rifiuto, avrebbe tentato, forse sotto minaccia, di costringerla nella stanza del direttore – il luogo in cui è stato ritrovato il suo corpo – cercando di commettere violenza sessuale.

Si suppone che sia scoppiata una lotta, durante la quale Simonetta avrebbe ferito Vanacore con l’arma presumibilmente utilizzata nell’omicidio. A quel punto, Vanacore avrebbe risposto colpendola violentemente al viso, stordendola, e poi l’avrebbe ripetutamente colpita ventinove volte mentre si trovava a cavalcioni su di lei.

Nel tentativo di fuggire, Vanacore avrebbe lasciato tracce del suo sangue sul telefono e su una maniglia, oltre alla sua rubrica telefonica successivamente rinvenuta dalla polizia. Secondo il dossier dei Carabinieri, in seguito sarebbero intervenuti Pietrino e Giuseppa, cercando di proteggere il figlio e depistare le indagini.

La ricostruzione della dinamica dell’omicidio, però, non ha convinto la pm Gianfederica Dito che ha chiesto l’archiviazione.