Nel contesto politico italiano, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha accusato duramente la premier Giorgia Meloni di “mentire al Paese” per poter coprire i fallimenti del governo. In un’intervista rilasciata a Repubblica, Schlein sostiene che Meloni rifiuta di affrontare le attuali difficoltà del Paese e di assumersi le sue responsabilità.

Conferenza stampa Meloni, polemica di Schlein: “Non si assume le sue responsabilità”

La segretaria del PD sostiene che Meloni sembra ignorare problematiche come liste d’attesa, il caro mutui e il carovita che gravano su lavoratori con bassi salari.

Lo conferma con queste parole, Elly Schlein a Repubblica:

Mente al Paese, rifiuta di assumersi le sue responsabilità. Propone un mix tra bugie, vittimismo e difesa dell’indifendibile con buchi di visione evidenti. Non sa cosa siano le liste d’attesa, il caro mutui e il carovita che pesano sul vigilante che guadagna cinque euro l’ora e sulla giovane madre single che prende 900 euro di stipendio e ne paga 850 di mutuo.”

Inoltre, Schlein critica la mancanza di attenzione sulla violenza sulle donne:

“Non parla di violenza sulle donne forse perché l’opposizione concentrava le poche risorse a sua disposizione in manovra a quel tema mentre la destra distribuiva mance per finanziare i campi da golf.”

Un tema cruciale che secondo Schlein meriterebbe maggiore considerazione da parte del governo.

Schlein: “Meloni faccia nomi di chi prova a ricattarla”

Nel dibattito politico italiano, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha lanciato una sfida alla premier Giorgia Meloni, esortandola a rivelare i nomi di coloro che avrebbero cercato di ricattarla. Sempre nella sua intervista a Repubblica, Schlein pone la questione in merito alle dichiarazioni di Meloni riguardo a presunti tentativi di condizionamento:

“Giorgia Meloni faccia i nomi e i cognomi di chi prova a ricattarla, se il suo non è il solito vittimismo per coprire i fallimenti del governo”.

La segretaria del PD manifesta così preoccupazione sull’ipotesi che le dichiarazioni di Meloni siano un tentativo di utilizzare vittimismo e complottismo per nascondere eventuali fallimenti economici e sociali del governo. Schlein sottolinea che la presidente del Consiglio non può evocare ricatti senza fornire dettagli specifici e nominare le persone coinvolte:

“Dovrebbe consegnare alle autorità competenti gli elementi suo possesso. Di sicuro non può rispondere ‘non chiedetevi di essere più precisa’. Ho il timore, come già visto con Crosetto, che sia il solito vittimismo e complottismo da quattro soldi per coprire fallimenti economici e sociali un comportamento non adatto a chi governa il Paese e che ora guida il G7.”

Il caso Pozzolo, Schlein: “Governo mette in imbarazzo il Paese”

Sul caso Pozzolo la premier ha detto la sua nella conferenza stampa di fine anno, il 4 gennaio. Meloni ha confermato la sospensione del deputato di Fratelli d’Italia, ma per la segretaria del Pd non è abbastanza:

Noi continueremo a usare tutti gli strumenti per chiedere al governo di rendere conto dell’imbarazzo che causa al Paese. La risposta della premier su Pozzolo è stata del tutto insufficiente, soprattutto a fronte della testimonianza del ferito che, da operaio, temeva di denunciare un politico che gira armato e ha usato con arroganza persino l’immunità. Meloni avrebbe dovuto chiedere scusa e pretendere le dimissioni. E invece racconta la storiella di parlamentari non consci delle loro responsabilità: è lei, alla guida del suo partito personale, ad aver fatto le liste. Non può negare le sue responsabilità. Ma lo fa su tutto: sulla bocciatura della riforma del Mes e sulla legge bavaglio, dà la colpa al Parlamento, quando è lei a dare la linea alla sua maggioranza

Il botta e risposta fra Schlein e Meloni si accende, soprattutto dopo le voci che riferiscono che Pozzolo possa passare al Gruppo Misto se cacciato da FdI.

Da Pozzolo a Verdini: difesa debole. Pd incalza

Nella lunga intervista rilasciata a Repubblica, la segretaria del Pd è intervenuta anche sulla questione delle commesse Anas e sull’imputazione di Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare berlusconiano Denis Verdini e fratello di Francesca Verdini, compagna di Matteo Salvini.

Un accusarsi reciproco quello della Meloni e della Schlein. Infatti, mentre la prima rinfaccia il caso del consigliere della Corte dei conti Degni, di area dem, la seconda afferma:

La difesa di Meloni è debolissima. Salvini deve riferire: non è indagato ma le ordinanze – che la legge bavaglio vuole oscurare – delineano un sistema di intermediazione tra manager pubblici e imprenditori che usavano la loro prossimità al ministro e a un sottosegretario della Lega