Non avrebbe avuto conseguenze “significative” nell’aria di Taranto la nube rossastra di fumo e polveri che mercoledì si è sollevata dall’Ex Ilva, lo stabilimento oggi Acciaierie d’Italia. A dirlo è la sezione pugliese dell’Agenzia di protezione dell’ambiente al termine dei primi riscontri del caso.

Taranto, l’Arpa rassicura sulla qualità dell’aria dopo la nube che si è sollevata dall’Ex Ilva

In tutte le centraline, sia interne che esterne allo stabilimento, gli andamenti degli inquinanti sono privi di variazioni anomale e non mostrano significative ricadute sulla qualità dell’aria ambiente associabili all’evento emissivo – scrive l’Arpa – In ogni caso, non sono stati superati i valori limite prescritti dal D. Lgs. n.155/2010, anche in considerazione della durata dell’evento.

Qualche tarantino storcerà forse il naso nel leggere quell'”In ogni caso”, alza le mani e va avanti, nonostante qualche timore sia emerso. La nube si è infatti diretta dall’acciaieria 2 del siderurgico verso il vicino quartiere Tamburi e gli esperti avevano parlato anzitutto di slopping. Che è un termine con una certa musicalità, quasi simpatico all’orecchio, dietro cui si nasconde però un fenomeno piuttosto preoccupante: fondamentalmente l’ossigeno incontra il carbonio e dalla reazione scaturisce ossido di carbonio che non è esattamente arietta da Alpi svizzere. “L’augurio di Acciaierie d’Italia e Arcelor Mittal alla città di Taranto”, l’ha definito sui social l’attore Michele Riondino che all’Ex Ilva ha dedicato il film “Palazzina Laf”.

L’azienda ha escluso lo slopping.

L’analizzatore di PM10 (che fornisce dati con frequenza bi-oraria), ubicato nella centralina di Tamburi-via Orsini, alle ore 10 del 3 gennaio ha misurato una concentrazione di PM10 pari a 195 microgrammi per metro cubo di aria ambiente. Questo valore di picco non ha tuttavia causato un superamento del valore limite giornaliero di PM10 fissato a 50 grammi per metro cubo. Infatti, la concentrazione media giornaliera misurata dalla centralina è stata pari a 47 grammi/metro cubo.

Registrato un valore di PM10 di 47 gr/mc. Il limite massimo è di 50

Mentre la nube sarebbe allora dipesa da

due eventi di emissione non convogliata, con fuoriuscita di fumi rossastri dalle pareti laterali e dal basso, oltre che dal tetto del capannone ACC2, conseguenti allo sversamento di ghisa liquida dalla siviera durante il caricamento nel convertitore. I due eventi sono stati consecutivi, per caricamenti su due diversi convertitori.

Sono comunque attesi per i prossimi giorni i risultati del monitoraggio della qualità dell’aria su benzene, PM10, PM2.5, IPAtot, H2S, ozono, NO2 e CO dalle centraline presenti nell’area comunale e nella rete privata di Acciaierie d’Italia.