Calciatore prima, allenatore poi. Fabio Capello è uno dei personaggi più stimati e apprezzati nell’intero panirama calcistico nazionale e internazionale. Ha iniziato la sua carriera con la Spal e ha vestito le maglie di Roma, Juventus e Milan. Proprio in rossonero, ha iniziato la sua carriera in panchina, prima allenando le giovanili e poi approdando in prima squadra. E’ stato il mister delle squadre più importanti, ha conquistato la fiducia delle società più blasonate e ha vinto praticamente tutto, allenando e affrontando i più grandi campioni e scrivendo una straordinaria pagina di storia. A un anno dalla scomparsa di Gianluca Vialli, Capello, in esclusiva a Tag24 il ricordo del mister.
La scomparsa di Vialli, Capello lo ricorda a Tag24
E’ già passato un anno da quando Gianluca Vialli ci ha lasciato, ma il suo ricordo resta vivo più che mai. Un campione straordinario, un combattente, dentro e fuori dal campo. Un calciatore che ha scritto la storia di questo sport; che ci ha deliziato con le sue giocate magiche e che ha vinto tanto, praticamente tutto. Un mix perfetto di tecnica, velocità, dinamismo e imprevedibilità. La sua storia tra i professionisti comincia quando è ancora giovanissimo. A 16 anni fa il suo esordio in Serie C con la Cremonese, e quell’anno vince il campionato e approda in cadetteria. Nella seconda stagione di B, conquista la Serie A, ma il salto di qualità arriva con la maglia della Sampdoria. Insieme a Roberto Mancini forma una coppia straordinaria, inseparabile, e nascono i ‘gemelli del gol’.
In blucerchiato diventa una stella, un idolo, un uomo simbolo. Resiste alle offerte di mercato e porta a casa i primi trofei. Tre Coppe Italia, prima di realizzare il sogno più grande. Nel 1990/91 vince lo scudetto, con quella maglia con cui tutti pensavano fosse impossibile. Poi, nel 1992, arriva l’altro grande amore della vita di Gianluca: la Juventus. In bianconero apre un altro ciclo vincente e sale sul tetto del mondo vincendo, tra le altre cose, una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa e una Champions League. Importantissima anche l’esperienza al Chelsea. Appesi gli scarpini al chiodo, Luca non si ferma e scrive la storia di nuovo. Ancora una volta al fianco di Mancini, sulla panchina della Nazionale. Per ricordare Gianluca Vialli, Capello, che lo ha affrontato in più occasioni da avversario, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Un anno fa l’addio a Gianluca Vialli. Le chiedo, qual è il suo ricordo di questo grande campione?
“Purtroppo non ho mai avuto la fortuna di allenarlo, ma lo ricordo con grande affetto come avversario. Era un calciatore straordinario, a cui bisognava fare grande attenzione perchè poteva rendersi pericoloso in ogni momento. Dava l’impressione, anche da fuori, di essere un grande leader in campo e nello spogliatoio. Questo voleve dire moltissimo”.
Ha lasciato il segno in ogni squadra con cui ha giocato. E’ d’accordo con questo?
“Certo, è proprio per questo che ho parlato di un leader. Lui lo era ed è per questo che ha lasciato grandi tracce, non solo dei ricordi. Parliamo proprio di un modo di lavorare, di pensare, di comportarsi. E’ un aspetto non banale, che non deve essere sottovalutato”.
Come avversario invece com era?
“E’ stato sempre un avversario leale. Un combattente, uno che giocava sempre per vincere. Questo si può dire di tutti effettivamente, nessuno scende in campo per perdere, ma lui lo faceva in modo particolare. Era uno che era capace di dare la sveglia alla squadra ogni volta che si addormentava”.
Lo ha fatto anche con la Nazionale, al fianco di Mancini e dopo aver lasciato il calcio giocato?
“Quell’Italia l’ho seguita da spettatore. Ci resta quell’abbraccio, emozionante, di Wembley, a cui abbiamo partecipato tutti. Io ero lì e quella, l’ho vissuto e credo che sia e resterà storia”.
Ha avuto modo di vivere anche la persona, piuttosto che il calciatore?
“Non ho avuto contatti con Vialli come persona. Forse il momento in cui siamo stati più vicini è stato proprio a Wembley, perchè ero presente allo stadio per assistere a quella finale che poi ha portato l’Italia alla vittoria dell’Europeo. Posso farne un’analisi tecnica e calcistica: era un grande campione”.