Circa 1.500 euro all’anno in più nella busta paga rappresentano il massimo vantaggio ottenibile quest’anno grazie alla riforma dell’Irpef, che prevede tre aliquote invece delle precedenti quattro, e al confermato taglio del cuneo fiscale, entrambe misure incluse nella manovra.
Quanti soldi in più in busta paga nel 2024?
Secondo le stime del viceministro all’Economia, Maurizio Leo, espressa in un’intervista al Quotidiano Nazionale, va sottolineato che la maggior parte di questa somma (circa 1.200 euro) non costituirà un aumento effettivo rispetto all’anno precedente. Questi soldi rappresentano fondamentalmente il mantenimento del taglio del cuneo fiscale, già in vigore dal luglio del 2023, senza il quale non sarebbero stati disponibili.
Riforma Irpef
La riforma dell’Irpef prevede una transizione da quattro a tre aliquote. Nel 2023, i livelli erano delineati come segue: l’aliquota del 23% per redditi fino a 15.000 euro, il 25% da 15.000 a 28.000 euro, il 35% da 28.000 a 50.000 euro, e infine il 43% per somme superiori ai 50.000 euro. I nuovi scaglioni, invece, saranno i seguenti: fino a 28.000 euro sarà applicato il 23%; tra 28.000 e 50.000 euro si applicherà il 35%; sopra i 50.000 euro si pagherà il 43%. La principale differenza si noterà nella fascia tra i 15.000 e i 28.000 euro, con un abbattimento del 2% nell’aliquota. Pertanto, coloro con un reddito inferiore a 15.000 euro non vedranno alcuna modifica.
Si registrerà un risparmio per i redditi superiori ai 15.000 euro. Il massimo risparmio sarà di 260 euro all’anno, ottenuto da chi guadagna 28.000 euro o più. Si tratta di un risparmio in linea con quanto si avrà sulle pensioni. Tuttavia, il risparmio si fermerà al raggiungimento dei 50.000 euro di reddito. Il governo Meloni ha deciso di introdurre un taglio delle detrazioni fiscali sopra tale soglia, pari proprio a 260 euro, annullando completamente il risparmio sull’Irpef.
Per il futuro, il viceministro Leo ha espresso l’intenzione di ridurre le tasse anche per chi ha redditi superiori ai 50.000 euro: “Non è accettabile che debbano essere soggetti a una tassazione che supera il 50%, tenendo conto anche delle addizionali regionali e comunali. I contribuenti appartenenti al cosiddetto ‘ceto medio’ hanno gli stessi diritti degli altri, non dovrebbero essere demonizzati solo perché guadagnano qualche migliaio di euro in più all’anno”.
Taglio del cuneo fiscale
Il taglio del cuneo fiscale, attuato sin dal luglio 2023, è stato confermato dal governo Meloni tramite un finanziamento di circa 10 miliardi di euro nella legge di bilancio, destinato esclusivamente per il 2024. Secondo il viceministro, agire con prudenza è un segno di responsabilità, poiché bisogna sempre preservare l’equilibrio delle finanze pubbliche.
Di fatto, se l’esecutivo non avesse confermato il taglio del cuneo, ci sarebbe stata un’impatto significativo. Ad oggi, per i dipendenti con un reddito fino a 25.000 euro, i contributi previdenziali sono stati ridotti di 7 punti, mentre per coloro con un reddito fino a 35.000 euro la diminuzione è stata di 6 punti. Questi soldi, anziché essere versati, rimangono direttamente nella busta paga del lavoratore, con il governo a coprire la differenza per evitare che ciò influenzi la futura pensione.
In media, ci si aspetta un impatto di circa 100 euro al mese. Tuttavia, è importante sottolineare che questi 100 euro non costituiranno un aumento nella busta paga di gennaio rispetto a quella di dicembre. Il taglio del cuneo fiscale rimarrà invariato, pertanto non ci saranno modifiche nella busta paga di conseguenza.