Circa 250 detenuti hanno occupato e vandalizzato il reparto Volturno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, trattenendo in ostaggio anche due operatori del Corpo di polizia penitenziaria. A dare l’allarme il segretario generale della UilPa polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio, che denuncia uno stato critico all’interno della struttura di detenzione nel casertano, già teatro di una violenta rivolta dell’agosto del 2022: “Situazione nelle carceri italiane è esplosiva”. I disordini scoppiano proprio nel giorno in cui un detenuto del penitenziario di Sollicciano è uscito prima dopo aver denunciato le condizioni disumane del carcere.

Disordini nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, De Fazio: “Qui si combatte come in luoghi di guerra”

Sul luogo sarebbero già intervenute diverse squadre suppletive di forze dell’ordine per sedare la rivolta. “La Polizia penitenziaria starebbe intervenendo per ripristinare l’ordine – assicura De Fazio – anche con unità libere dal servizio appositamente richiamate, e sul posto starebbero accorrendo varie autorità”. La rivolta avviene in quello stesso carcere in cui si sono già svolte diverse proteste negli anni precedenti, anche molto violente, come quelle dell’agosto del 2022 e del giugno del 2020.

Le denunce delle condizioni in cui versano i luoghi di pena in Italia sono all’ordine del giorno e i violenti disordini di queste ore riportano al centro del dibattito nazionale l’urgenza di interventi concreti per sanare la situazione carceraria italiana. “Proprio mentre Giorgia Meloni rispondeva alla conferenza stampa senza dare, in verità, grosse indicazioni sul carcere, a Santa Maria Capua Vetere si combatteva quasi come in luoghi di guerra”, aggiunge nella nota il Segretario della UilPa.

Le proposte del segretario generale della UilPa: potenziare il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Corpo di polizia penitenziaria

Nella speranza, per quanto abbastanza utopistica, che alla fine di tutto i danni siano solo materiali, ribadiamo che non bastano le parole e i buoni propositi. Bisogna passare ai provvedimenti concreti. Servono subito un decreto carceri che affronti l’emergenza deflazionando la densità detentiva e rinforzando tangibilmente gli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di oltre 18mila unità, e un progetto di riforma complessiva del sistema d’esecuzione penale, con anche la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria. Lo ribadiamo, il resto rischia di essere solo un palliativo, se non addirittura un placebo

Nostro malgrado, la situazione nelle carceri del Paese continua a essere esplosiva e si sta puntualmente verificando quanto avevamo ampiamente previsto e ripetutamente denunciato, con disordini collettivi che minano alle fondamenta, oltre che l’ordine e la sicurezza penitenziaria, lo stesso senso dell’istituzione carceraria e della finalità della pena secondo le prescrizioni dell’articolo 27 della Carta. Proprio mentre la premier, Giorgia Meloni, rispondeva alla conferenza stampa senza dare, in verità, grosse indicazioni sul carcere (dire che il sovraffollamento si risolve aumentando la capienza delle carceri è un po’ come ribadire la morte di La Palice) o fornendole in modo fuorviante (il saldo fra agenti di Polizia penitenziaria che cessano dal servizio e quelli che vengono assunti è sempre in negativo), a Santa Maria Capua Vetere si combatteva quasi come in luoghi di guerra

Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa polizia penitenziaria