Cos’è la sindrome sgombroide? Il Ministero della Salute ha emesso un comunicato ufficiale in cui si evidenzia il possibile rischio per il consumo di una specifica produzione di filetto di tonno striato congelato a marchio Oltremare.

Il pericolo per il consumatore è l’insorgenza della cosiddetta sindrome sgombroide, strettamente legata appunto all’ingestione di questo tipo di pesce.

Nel documento il Ministero indica che i lotti soggetti al provvedimento di ritiro dal mercato sono quelli classificati con sigla 3H05 e 3H06, prodotti nello stabilimento numero 514 con origine del pescato proveniente dall’India.

Entrambi hanno data di scadenza fissata nell’Agosto del 2025. 

Chi avesse già acquistato il prodotto è invitato a riportarlo al supermercato.

La causa del ritiro è da attribuire ad in tasso di istamina ben superiore rispetto al massimo consentito per legge. Tale sostanza è poi la principale responsabile della sindrome sgombroide.

Cos’è la sindrome sgombroide: cause

La sindrome sgombroide è di fatto classificabile come un’intossicazione alimentare. Deriva dal consumo di pesce alterato, in particolare alcune specie.

L’innesco della sindrome non è di tipo virale come altre intossicazioni alimentari bensì un valore eccessivo di istamina. Di per sé questa sostanza non è nociva e anzi è utile al nostro organismo per ridurre le infezioni, garantire la funzione gastrica ed alcune attività cerebrali. Assunta però in dosi elevate può innescare però effetti negativi simili a quelli di un’allergia.

La sindrome sgombroide prende quindi il nome dall’assunzione di pesce azzurro, come diverse specie di tonno o di sgombro ma anche aringhe ed acciughe. Si tratta della più frequente tipologia di intossicazione derivante da prodotti ittici, seconda solo alla ciguatera.

La formazione di un così elevato tasso di istamina in questi prodotti è causata da un’errata procedura di lavorazione o conservazione. La carne di questi pesci infatti contiene istidina che a temperature superiori ai 16° C e a contatto con l’aria viene trasformata in grande quantità in istamina. 

Sintomi

L’istamina interviene normalmente come mediatore chimico e nell’attenuazione delle infezioni ma in elevati dosaggi produce nel nostro organismo gli stessi sintomi di una reazione allergica.

La sindrome sgombroide si manifesta inizialmente quindi con rossore della pelle con eruzioni cutanee, orticaria, acuta cefalea, bruciore diffuso alla cavità orale e difficoltà respiratorie.

Nei casi più intensi la malattia evolve con disturbi gastrointestinali, nausea, vomito, diarrea e crampi intestinali. Meno frequentemente si può però arrivare anche a conseguenze più gravi come tachicardia, palpitazioni, ipertermia e perdita della vista. 

I sintomi si manifestano di solito entro 30 minuti dal consumo del prodotto contaminato e, nella maggior parte dei casi, si esauriscono in maniera autonoma al massimo entro le 48 ore successive. 

Trattamento e prevenzione 

Sebbene generalmente l’intossicazione alimentare è tale da essere gestita autonomamente dal nostro organismo in poco tempo, si può aiutare la ripresa del soggetto grazie alla somministrazione di farmaci antistaminici.

Il trattamento terapeutico si completa poi con il reintegro dei liquidi persi attraverso una regolare assunzione di liquidi. Quando il paziente mostra poi difficoltà respiratorie si può adottare un supporto simile ad una reazione allergica come strumenti broncodilatatori.

È quindi essenziale adottare le opportune regole per il trattamento dei prodotti ittici per prevenire la formazione di istamina.

In tal senso risulta essenziale che il pesce abbia seguito senza interruzioni la corretta catena del freddo a temperature inferiori a 3,3° C dal momento della sua pesca fino al consumo.

A differenza delle intossicazioni di tipo virale o batterico, l’istamina che causa la sindrome sgombroide non è in alcun modo suscettibile alla cottura e all’affumicatura.

Quindi se in partenza il pesce è stato lavorato o conservato in cattivo modo, un’adeguata e prolungata esposizione ad alte temperature non riduce il rischio per la salute umana.