“Beppe Carletti, quanti sono sessant’anni?” E Beppe Carletti risponde: “I primi!“. Domanda e risposta e hai l’idea di quale effettivamente sia lo spirito dei Nomadi, una delle band più longeve, sebbene con l’ampio “turnover” dovuto agli anni e agli incidenti della vita, nel panorama musicale italiano. Nel 2023, i Nomadi hanno appunto celebrato 60 anni e domani, 5 gennaio 2024, alle 23.15, su Rai 2 sarà trasmesso “Nomade che non sono altro“, il documentario che racconta appunto quel lungo cammino cominciato nel 1963. Per fan, collezionisti e semplici curiosi è inoltre in vendita il cofanetto “È stato veramente bellissimo” con canzoni (anche inedite), dvd e immagini curiose.
Su Rai 2 arriva il documentario sui 60 anni dei Nomadi. Beppe Carletti: “La coerenza la nostra forza”
“In questo 2024 parto per i secondi sessant’anni – dice il tastierista e fondatore Carletti in un’intervista realizzata da Annalisa Colavito nel corso di “That’s amore”, programma in onda su Radio Cusano – Quelli trascorsi finora sono stati un’avventura, una storia bellissima che mai e poi mai avrei pensato di scrivere. Il nostro segreto? La coerenza. Nelle interviste dico sempre che non siamo stati i più bravi, ma i più coerenti. Non abbiamo mai accettato di cambiare genere. Si dice ‘gli alti e bassi’: ecco, noi abbiamo vissuto prima i bassi, poi gli alti e le difficoltà le abbiamo sempre affrontate a modo nostro“.
Il “C’era una volta” comincia a Novi di Modena, suonando beat e cercando un nome “che fosse anzitutto italiano. Qualcosa per cui, se a mia madre avessero chiesto cosa facessi, lei avrebbe potuto rispondere facilmente e senza esitazione. Nomadi venne spontaneo perché non stavamo mai fermi. Nomadi lo siamo tuttora“.
Dalla scomparsa di Daolio e Pergreffi alla continua ricerca della poesia: “I testi di oggi inneggiano a tutt’altro rispetto ai nostri”
Il 1992 l’anno nero. In un incidente stradale perde la vita il bassista Dante Pergreffi, mentre il 7 ottobre muore a 45 anni dopo una devastante malattia Augusto Daolio, frontman amatissimo dai fan e fino a quel momento unico componente assieme a Carletti della formazione che prese il via dopo i primi tentativi cominciati nel 1961 con I Monelli. “Fu dura riprendere, ma ci abbiamo creduto. Abbiamo sempre creduto in tutto ciò che abbiamo fatto, riuscendo a consegnare canzoni diventate immortali come ‘Dio è morto‘ o ‘Io vagabondo‘. Anche insieme a Francesco Guccini abbiamo fatto cose che hanno lasciato un’impronta. E la gente ha creduto in noi. Abbiamo la fortuna di avere fan trasversali quanto all’età”.
Radio Cusano trasmette “Ho difeso il mio amore” e, al ritorno in studio, Carletti dice che “I Nomadi hanno sempre cercato di curare i testi oltre alla musica, magari compiendo scelte non facili e senza stare lì a guardare le mode. ‘Ho difeso il mio amore’? Quando si parla d’amore bisogna farlo in un certo modo. Oggi direbbero di aver difeso chissà cosa, ci sono testi che inneggiano a tutt’altro. Noi abbiamo sempre cercato la poesia e il testo che avesse una logica, che non fosse buttato lì a riempire battute”.
Poesia anche oggi. Nomadi per sempre, appunto. A guardarli meglio, quei sessant’anni sono appena l’inizio.
Il 20 luglio 2023, Tag24 ha raccontato la visita dei Nomadi al Quirinale per i 60 anni della band.