Nel 2023, l’Italia ha registrato una cifra allarmante di 1.485 morti sul lavoro. Questo numero, che equivale a quasi 30 decessi settimanali o 4 al giorno, è emerso dall’analisi del Centro Studi della Confederazione Unitaria di Base (CUB), basata sui dati dell’INAIL e degli Osservatori nazionali di Bologna e Mestre. La gravità di questa statistica è accentuata dal confronto con i dati dell’anno precedente, che registravano 1.484 vittime, mostrando una situazione di stallo nel miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro.

Incidenti sul lavoro: la distribuzione geografica degli infortuni

L’analisi dei dati per regione rivela che il Lazio, insieme alla Toscana e alla Valle D’Aosta, figura tra le aree con minori incidenti lavorativi. I dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering indicano 968 vittime da gennaio a novembre 2023, di cui 745 in occasione di lavoro e 223 in itinere.

Più precisamente, le regioni italiane sono state classificate in base all’incidenza degli infortuni sul lavoro rispetto alla media nazionale. Le zone sono suddivise in rossa, arancione, gialla e bianca, con l’Abruzzo, l’Umbria, la Basilicata, il Molise, la Puglia e la Campania in zona rossa, indicando un’incidenza superiore al 25% della media nazionale. Questa classificazione aiuta a identificare le aree che necessitano di maggiori interventi in termini di sicurezza sul lavoro.

La Lombardia si distingue negativamente con il più alto numero di decessi in occasione di lavoro (185), seguita da Veneto (142) e Campania (123).

Incidenti e morti sul lavoro: settori a rischio e profili delle vittime

I settori con il più alto rischio di morte sul lavoro rimangono costanti: agricoltura, trasporti ed edilizia sono i più pericolosi. In particolare, l’edilizia registra il maggior numero di decessi (139), seguita da trasporti, magazzinaggio e attività manifatturiere. La fascia d’età più colpita è quella tra i 55 e i 64 anni. Le donne e i lavoratori stranieri rappresentano una percentuale significativa delle vittime, evidenziando la vulnerabilità di questi gruppi.

A ogni modo, l’analisi dell’Osservatorio ha rivelato che i lavoratori più anziani sono a maggior rischio di infortuni mortali sul lavoro. In particolare, l’incidenza più elevata si verifica tra i lavoratori ultrasessantacinquenni.

Inoltre, uno dei dati più allarmanti riguarda il rischio di infortuni mortali tra i lavoratori stranieri, che è più che doppio rispetto agli italiani.

Incidenza e denunce di infortuni in Italia

Il numero totale di denunce di infortunio è diminuito del 16,8% rispetto al 2022, con una riduzione significativa nel settore della Sanità. Tuttavia, rimane allarmante il numero di infortuni tra i giovanissimi, segnalando la necessità di una maggiore protezione per questa fascia d’età.

Infortuni e morti sul lavoro: quando la sicurezza sul lavoro diventa un problema sociale

L’alto numero di decessi sul lavoro in Italia non è solo un problema di sicurezza, ma anche un indicatore di problematiche sociali più ampie, come la formazione inadeguata e la mancanza di misure di protezione adeguate per i lavoratori, soprattutto per quelli stranieri. I dati mostrano che, nonostante una leggera diminuzione degli infortuni mortali in itinere, c’è un aumento del 3,2% degli infortuni mortali in occasione di lavoro.

Proposta di legiferazione sul reato di omicidio sul lavoro

La Confederazione Unitaria di Base ha proposto l’istituzione del “reato di omicidio sul lavoro“. Tale normativa punterebbe a responsabilizzare i titolari e i responsabili delle aziende che non rispettano le normative sulla sicurezza sul lavoro, evidenziando la necessità di un cambiamento legislativo per garantire ambienti di lavoro più sicuri.

Incidenti e morti sul lavoro: le Regioni con più decessi

Di seguito la classifica delle Regioni italiane che purtroppo presentano il maggior numero di morti sul lavoro:

  1. Lombardia: 185;
  2. Veneto: 142;
  3. Campania: 123;
  4. Emilia Romagna: 112;
  5. Sicilia: 109;
  6. Piemonte: 101;
  7. Lazio: 97
  8. Puglia: 95;
  9. Toscana: 87;
  10. Calabria: 86;
  11. Abruzzo: 48;
  12. Marche: 48;
  13. Sardegna: 42;
  14. Friuli Venezia Giulia: 39;
  15. Trentino Alto Adige: 33;
  16. Liguria: 32;
  17. Umbria: 27;
  18. Basilicata: 14;
  19. Molise: 10;
  20. Valle d’Aosta: 5.

La classificazione per zone di rischio

Di seguito la classificazione per zone di rischio, laddove la zona rossa indica le Regioni con un tasso di incidenza superiore al 25% della media nazionale:

ZONAREGIONE
RossaAbruzzo, Umbria, Basilicata, Molise, Puglia, Campania
ArancioneCalabria, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte
GiallaVeneto, Emilia Romagna, Marche, Sardegna, Lombardia, Trentino Alto Adige, Liguria
BiancaLazio, Toscana, Valle d’Aosta