Chi percepisce redditi propri insieme alla pensione di reversibilità si è visto applicare una riduzione di quest’ultima, fino a poco tempo fa. Tuttavia, una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso anno ha richiesto una revisione del sistema pensionistico, spingendo l’INPS a una correzione tardiva ma necessaria.

Pensione di reversibilità, quando arrivano i rimborsi?

I rimborsi arriveranno già a partire da gennaio 2024, anche se ci sarà tempo tutto l’anno per accreditarli.

Fino a poco tempo fa, la legge previdenziale prevedeva una progressiva riduzione della pensione di reversibilità per coloro che continuavano a guadagnare redditi personali. Secondo questa normativa, l’importo della pensione veniva decurtato in base all’aumentare del proprio reddito. Tuttavia, la sentenza della Consulta nel giugno 2022 ha dichiarato incostituzionale questo approccio. L’INPS si appresta quindi a rimborsare coloro che hanno ricevuto una pensione di reversibilità ridotta negli ultimi 5 anni.

L’Istituto previdenziale emetterà un rimborso per i mancati importi relativi agli anni dal 2019 al 2023 per coloro che ne hanno diritto. A partire dal 2024, le regole verranno adattate in base alle indicazioni impartite dalla Corte Costituzionale.

I tagli erano stati applicati a coloro con un reddito personale superiore a 4 volte l’importo minimo pensionistico e che non facevano parte di nuclei familiari con figli minorenni, studenti o persone disabili. Ecco i limiti di reddito annuo di riferimento per ciascun anno, oltre i quali venivano applicate le decurtazioni:

  • Anno 2019: redditi personali superiori a 20.007,39 euro annui.
  • Anno 2020: redditi personali superiori a 20.107,62 euro annui.
  • Anno 2021: redditi personali superiori a 20.107,62 euro annui.
  • Anno 2022: redditi personali superiori a 20.449,26 euro annui.
  • Anno 2023: redditi personali superiori a 21.985,86 euro annui.

A chi spettano i rimborsi?

A beneficiare del rimborso INPS sono coloro che percepiscono la pensione di reversibilità, inclusi i coniugi separati senza reddito, riconosciuta al coniuge o agli eredi in mancanza del coniuge defunto. Esistono due categorie escluse dal rimborso:

Chi ha percepito, negli ultimi 5 anni, un reddito personale inferiore a 3 volte l’importo minimo pensionistico. Chi fa parte di un nucleo familiare con figli minorenni, studenti o disabili di qualsiasi età. È quindi necessario verificare i limiti di reddito per ciascun anno, dal 2019 al 2023.

Riassumendo, il rimborso sarà destinato a una minoranza di individui che sono rimasti vedovi di percettori di pensioni con importi notevoli, ma solo nel caso in cui il coniuge superstite abbia redditi notevolmente inferiori. Il rimborso includerà anche interessi e rivalutazione.

Per esempio, consideriamo una pensione originaria di 150.000 euro. Alla morte del percettore, il coniuge superstite ha diritto al 60% di questo importo, ovvero 90.000 euro. Se il coniuge nel 2023 ha percepito un reddito personale di 22.000 euro, avrà diritto a una differenza di 500 euro per quell’anno.

Il rimborso della pensione di reversibilità non richiede un’applicazione specifica, in quanto l’INPS procederà automaticamente al pagamento agli aventi diritto. Tuttavia, si consiglia di verificare i propri diritti, specialmente in situazioni complesse, ad esempio quando sono presenti pensioni erogate da istituti diversi o nel caso di decesso del coniuge beneficiario.