Il racconto di Tsutomu Yamaguchi, un ingegnere giapponese, traccia un percorso di sopravvivenza che ha davvero dell’incredibile e sfida la comprensione umana. Yamaguchi, testimone di due degli eventi più devastanti della storia moderna, è il protagonista di una storia che, sebbene possa sembrare assurda, è assolutamente vera. Yamaguchi si è spento il 4 gennaio del 2010, 14 anni fa, all’età di 93 anni.

La prima morte sventata di Tsutomu Yamaguchi, il 6 agosto 1945, a Hiroshima

Il 6 agosto 1945, mentre Yamaguchi stava terminando la sua missione lavorativa a Hiroshima, la città fu colpita da “Little Boy“, la prima bomba atomica utilizzata in guerra. In quel momento Tsutomu Yamaguchi stava effettuando il suo ultimo sopralluogo in un cantiere a Hiroshima, quando l’oggetto sganciato dall’aereo americano Enola Gay cambiò per sempre il corso della sua vita. A meno di due miglia dall’epicentro, Yamaguchi fu testimone del primo attacco nucleare della storia, un evento che segnò profondamente non solo il suo destino ma anche quello dell’umanità intera.

In quel momento, Yamaguchi si trovava a circa 3 km dall’epicentro, vicino al suo luogo di lavoro, un cantiere navale. Il suo racconto descrive un’esplosione accecante e un boato assordante. Quando il boato dell’esplosione si diffuse, Yamaguchi fu sbalzato a terra, mentre le conseguenze dell’attacco nucleare si manifestavano in tutto il loro terrore.

Nonostante le gravi ustioni sul lato sinistro del corpo e le lesioni all’udito, Yamaguchi trovò la forza di tornare a Nagasaki, dove sperava di trovare conforto e cure. Il viaggio in treno attraverso il paesaggio devastato fu un’esperienza traumatica per l’uomo, capace di mostrare l’orrore della guerra nucleare e il suo impatto devastante sugli individui e sull’ambiente.

La seconda bomba: l’incredibile coincidenza

Il 9 agosto, mentre Yamaguchi stava condividendo la sua terribile esperienza con i colleghi a Nagasaki, la città fu colpita dalla seconda bomba atomica, “Fat Man“. In una coincidenza quasi surreale, Yamaguchi si trovò di nuovo a meno di tre chilometri dall’epicentro di un’esplosione nucleare.

L’uomo sopravvisse anche a questo secondo attacco nucleare, diventando testimone di due degli eventi più tragici della storia.

Fortunatamente, sua moglie e suo figlio si salvarono, rifugiandosi in un tunnel durante l’esplosione.

Cosa fece Tsutomu Yamaguchi dopo

Nei giorni successivi alle esplosioni, Yamaguchi affrontò la perdita dei capelli e l’aggravarsi delle ferite, un chiaro segno delle terribili conseguenze dell’esposizione alle radiazioni.

Questo secondo miracolo di sopravvivenza portò Yamaguchi a dedicare la sua vita a raccontare la sua storia. Divenne un simbolo vivente delle conseguenze delle armi nucleari e un attivista per la loro non proliferazione.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale e le straordinarie quanto terrificanti esperienze vissute, Yamaguchi si dedicò alla causa del disarmo nucleare e si trasformò da ingegnere a portavoce della pace. La sua testimonianza non si limitò a interviste e apparizioni pubbliche, ma si espresse anche attraverso la creazione di opere d’arte, come il documentario “Nijyuu Hibaku”, titolo emblematico il cui significato andremo a spiegare nel paragrafo seguente, che racconta la sua storia di sopravvivenza e resistenza. La sua esperienza diretta lo rese una voce autorevole e influente nel dibattito sulle armi nucleari, nonché un simbolo vivente contro gli armamenti nucleari.

Yamaguchi morì nel 2010, all’età di 93 anni, a causa di un cancro allo stomaco. La sua vita e la sua morte sono diventate un simbolo dell’impatto a lungo termine dell’esposizione alle radiazioni nucleari.

Il titolo di Nijyuu Hibakusha

Yamaguchi fu l’unica persona riconosciuta ufficialmente dal governo giapponese come “nijyuu hibakusha“, o “persona bombardata due volte“. Questo riconoscimento enfatizza non solo la sua incredibile storia di sopravvivenza, ma anche l’importanza di conservare la memoria di questi eventi per le future generazioni, in modo che la figura di Yamaguchi possa continuare a esistere come carica simbolica.