Decreto crescita, come cambia il calciomercato italiano dopo l’abolizione. – Come un fulmine a ciel sereno, negli ultimi giorni del 2023, è saltata la proroga del Decreto Crescita nel calcio italiano. Si trattava di una misura volta ad aiutare i club in Italia, possessori di importanti agevolazioni fiscali nel momento in cui veniva acquistato un calciatore dall’estero. Nello specifico, il decreto crescita, nel suo articolo 5 elaborato per il cosiddetto “rientro dei cervelli“, voleva aumentare l’arrivo in Italia di lavoratori residenti all’estero grazie a un sistema fiscale agevolato a partire dall’uno gennaio 2020. Per i calciatori, ai fini del calcolo Irpef, potevano esserci alcuni sgravi fino al 50%.
La norma permetteva dunque ai club di risparmiare sulle tasse. Ciò consentiva al calciatore di ricevere un ingaggio netto più alto. Dal 2022 l’agevolazione spettava a chi ha più di 20 anni e uno stipendio superiore al milione di euro. Per fare qualche esempio, nell’ultima sessione estiva sono arrivati calciatori come Thuram, Reijnders e Guendouzi. Inevitabile, dunque, che adesso cambieranno tante cose. Ma “non tutti i mali vengono per nuocere”. Di seguito le possibili soluzioni a disposizione dei club italiani per ovviare a questo problema.
Decreto Crescita, come cambia adesso il calciomercato in Italia
Dopo l’abolizione del Decreto Crescita in Italia, il calciomercato per le squadre italiane cambierà e non poco. Bisogna fare una precisazione: per i giocatori che sono arrivati con l’aiuto di quest’ultimo, non cambierà nulla. Ma modificherà inevitabilmente il modo di operare di società e dirigenti. Per i club italiani sarà infatti adesso complicato acquistare importanti giocatori dall’estero con concorrenza di altri club europei, Il motivo è semplice: senza gli aiuti fiscali, sarà dura per le squadre offrire uno stipendio netto all’altezza di quello percepito o di quello offerto da altre squadre. Alcuni ingaggi elevati che si sono visti in Italia nell’ultimo periodo, dunque, cesseranno di esistere.
Ma cosa altro cambierà? Si dice spesso “di necessità, virtù”. Ed ecco che allora potrebbe essere il momento ideale per le squadre di iniziare a puntare con convinzione e serietà sui settori giovanili e sui giovani del vivaio. E per farlo, servirà investire su infrastrutture (alle “Academy” servono nuove sedi) di allenamento, ma servirà investire anche sugli stadi, rendendoli all’avanguardia, aumentando le entrate e di conseguenza i fondi a disposizione da investire per i club in qualsiasi ambito. Inizialmente, per “mettere una toppa” al problema, i club potrebbero anche differenziare ancora di più i pagamenti nelle trattative, dilazionandoli maggiormente e riuscendo ad ammortizzare i costi.
Cosa succede adesso
Oltre a non poter più offrire ingaggi netti alti, i club italiani dovranno stare attenti anche ai maggiori giocatori di qualità. Il motivo è che alcune squadre potrebbero fare delle scelte drastiche per sistemare i conti e privarsi di grossi ingaggi. Può essere il caso della Roma con Lukaku, della Lazio per Immobile (sul quale ci sono gli interessi dall’Arabia Saudita), ma anche delle big Juventus, Inter e Milan. Lo stesso club rossonero, non potendo usufruire del Decreto Crescita per esempio, ha dovuto frenare nella trattativa per Guirassy, attaccante dello Stoccarda che interessava e non poco.