L’interrogativo riguardante il limite di versamento in contanti sul conto corrente è una preoccupazione comune tra molti risparmiatori, soprattutto considerando le restrizioni sempre più stringenti sull’utilizzo del denaro contante per le transazioni finanziarie. Questa tendenza è dovuta principalmente alla mancanza di tracciabilità dei pagamenti in contanti, facilitando, di conseguenza, le transazioni non dichiarate, contribuendo all’evasione fiscale.
Di conseguenza, strumenti elettronici come le carte di credito, di debito e i bonifici bancari sono diventati i mezzi preferiti e accettati per effettuare transazioni commerciali. L’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli per contrastare l’evasione fiscale, adottando diverse misure di monitoraggio dei movimenti nei conti correnti al fine di individuare attività sospette.
Quanti soldi in contanti si possono versare sul conto corrente?
Per motivi precedentemente menzionati, le normative attuali tendono a limitare l’uso del denaro contante, incoraggiando piuttosto l’utilizzo di pagamenti elettronici. A tal fine, sono stati stabiliti dei limiti per le transazioni in contanti. Nel corso degli anni, sono state introdotte soglie massime che non possono essere superate per un singolo pagamento in contanti: nel 2016, ad esempio, il limite era di 3.000 euro, ridotto a 2.000 euro nel 2020 e a 1.000 euro nel 2022.
Dal 1° gennaio 2023, in seguito all’approvazione della legge di Bilancio 2023, il limite di pagamento in contanti è stato aumentato a 5.000 euro. Di conseguenza, è possibile versare sul proprio conto corrente, in una singola operazione, un importo massimo pari a questa cifra. Tuttavia, per rispettare tale soglia di 5.000 euro, è consentito effettuare un versamento parzialmente tracciabile e in parte in contanti. Ad esempio, in un pagamento di 6.000 euro, una parte fino a 4.999,99 euro può essere pagata in contanti, mentre il saldo può essere trasferito tramite bonifico o utilizzando una carta di debito o di credito. Per quanto concerne i pagamenti rateali, è ammissibile effettuarli in contanti a condizione che ogni singola rata non superi il tetto di 5.000 euro.
È importante sottolineare che il regolamento CE n. 974/98 del Consiglio dell’Unione Europea specifica che i limiti all’uso del contante adottati dagli Stati membri non sono incompatibili, a patto che vengano forniti mezzi alternativi di pagamento.
Limite per evitare i controlli fiscali
Per quanto riguarda i versamenti in contanti sui conti correnti, in teoria non esiste un limite stabilito dalla legge. Tuttavia, effettuare versamenti consistenti può generare situazioni complesse. Nonostante il contribuente abbia la possibilità di difendersi dimostrando la provenienza lecita dei fondi, è necessario farlo in maniera approfondita. Ad esempio, dimostrare che i soldi sono stati già tassati alla fonte, come nel caso delle vincite al gioco, oppure provare che si tratta di somme non tassabili, come donazioni, risarcimenti o vendite di beni usati. Non è sufficiente affermare che si tratta di somme conservate in casa (“soldi sotto il materasso”) e depositarle in banca per sicurezza.
In queste circostanze, è fondamentale tenere presente l’inversione dell’onere della prova: il soggetto accusato è tenuto a fornire una prova dettagliata che ogni versamento sospetto si riferisca a una fonte lecita e non imponibile. A differenza di un normale dibattimento giudiziario, non è prevista la possibilità di chiarire la posizione fiscale prima di ricevere un avviso di accertamento.
Se la persona che deposita contanti in banca in quantità tale da destare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate non può dimostrare che tale somma è stata già tassata, l’ente fiscale potrebbe considerare quei fondi come il risultato di un’evasione fiscale, come accennato in precedenza.
La conseguenza immediata di questa situazione è l’avvio della tassazione della somma in questione e l’applicazione delle relative sanzioni per omissione nella dichiarazione dei redditi.
Va però tenuto presente che il deposito di somme in contanti di modesta entità, senza una ricorrenza regolare (ovvero versamenti sporadici), di norma non dovrebbe generare problematiche. È improbabile che l’Agenzia delle Entrate avvii un’ispezione per importi non significativi, quindi chiunque abbia qualche centinaio di euro e intenda trasferirli sul proprio conto corrente può farlo senza problemi.