Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, davanti al gip che ne ha convalidato il fermo, Francesco Ferioli, finito nel carcere di “Dozza” per l’omicidio del coinquilino Andrea Beluzzi, avvenuto a San Giovanni in Persiceto nel giorno di San Silvestro, ha deciso di rilasciare delle dichiarazioni spontanee, sostenendo di aver colpito il 54enne per difendersi da una sua aggressione a sfondo sessuale.
Andrea Beluzzi ucciso a San Giovanni in Persiceto, la versione dei fatti del coinquilino fermato
Francesco Ferioli avrebbe ucciso a coltellate il coinquilino 54enne Andrea Beluzzi nell’appartamento che condividevano in via Carbonara a San Giovanni in Persiceto nell’ambito di un progetto di coabitazione sociale, per difendersi dalle avances sessuali che lui gli avrebbe rivolto.
Lo ha dichiarato a margine dell’interrogatorio a cui ieri è stato sottoposto dal gip Maria Cristina Sarli e dal pm Flavio Lazzarini in presenza del legale che lo assiste, l’avvocato Benedetto Bevilacqua. Per tutto il resto dell’incontro si sarebbe avvalso, invece, della facoltà di non rispondere.
Sono gli ultimi dettagli emersi sulle indagini relative all’omicidio consumatosi nel Bolognese. Era il 31 dicembre scorso. A dare l’allarme, chiamando il 112, era stato lo stesso Ferioli, che agli operatori di turno aveva raccontato di aver trovato il coinquilino a terra di rientro da un giro in bici, salvo poi tornare sui suoi passi e ammettere di averlo ucciso, sostenendo che fosse stato “cattivo” con lui.
Entrambi erano seguiti dai servizi sociali. Vivendo insieme avrebbero dovuto aiutarsi a vicenda a superare i loro rispettivi momenti di difficoltà. Beluzzi aveva da poco perso entrambi i genitori; Ferioli, invece, era stato lasciato dalla moglie dopo parecchi anni trascorsi all’estero e, una volta tornato in città, senza lavoro e senza soldi, era finito a dormire in auto. Poi l’avevano convinto a trasferirsi a casa dell’altro uomo.
L’omicidio e la questione degli screzi
Ai servizi sociali che periodicamente visitavano i due uomini per raccogliere eventuali lamentele sulla convivenza, Ferioli non avrebbe mai rivelato di avere problemi con il 54enne. Per questo, quando adesso parla di screzi e piccole liti quotidiane intercorse tra loro, gli inquirenti non sanno se credergli.
Nei prossimi giorni dovranno cercare di rimettere insieme i pezzi dell’accaduto, facendo chiarezza sul movente e sull’arma del delitto, che non è stata trovata. Si tratta di un coltello che Ferioli ha detto di aver trovato “in bagno”.
Dall’abitazione ne sono stati portati via diversi. Bisognerà capire se uno di essi sia stato usato per colpire il 54enne, morto, secondo l’autopsia, almeno tre ore prima dell’arrivo dei carabinieri sul posto, a causa delle ferite riportate al petto.
Il caso di Fabriano
L’omicidio di San Giovanni in Persiceto ricorda, nelle dinamiche, quello di Fausto Baldoni a Fabriano. I fatti risalgono al 3 giugno scorso. L’uomo, di 63 anni, era stato colpito alla testa con un oggetto contundente dalla convivente Alessandra Galea, che agli inquirenti, nel confessare il delitto, aveva raccontato di essersi difesa da un tentativo di approccio sessuale da parte sua.
A novembre, al termine degli accertamenti di natura psichica che l’hanno riguardata, la donna, risultata affetta da una grave forma di schizofrenia paronoide, è stata definita incapace di intendere e di volere. Significa che non andrà a processo, venendo assolta come la sorella gemella Consuelo, che nel 2014 uccise la madre Maria Bruna Brutti.
Resta da accertare se la donna sia “socialmente pericolosa“. In quel caso, nonostante il suo disturbo, potrebbe essere sottoposta a una misura di sicurezza detentiva o non detentiva, finendo, ad esempio, in una casa di cura. A prevederlo è il Codice di procedura penale, che regola tutti i casi simili.