Politici italiani e pistole, una love story di lunga data che con il caso Pozzolo e lo sparo di Capodanno ha scritto solo il suo ultimo capitolo, in ordine di tempo.

L’utilizzo disinvolto di armi, il ricorso a minacce e ad un linguaggio spesso più consono alla strada che ai palazzi istituzionali, sembra essere un problema trasversale della scena politica italiana. Oggi tiene banco il caso Pozzolo, ma può vantare numerosi e più o meno illustri predecessori.

Politici italiani e pistole: lo sparo di Capodanno e tutti gli altri episodi

Era l’estate 2022 quando il Partito Democratico si trovò a dover gestire una situazione a dir poco spinosa: l’allora capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, Albino Ruberti fu ripreso in un video, poi reso pubblico, mentre nel corso di una lite minacciava di morte due persone. In seguito Il protagonista si giustificò dicendo che si era trattato di un banale litigo per questioni di calcio, ma la veemenza e la violenza delle sue parole gli costarono care poiché fu costretto a dimettersi. Dimissioni che furono richieste dal Partito Democratico oltre che, naturalmente, dalle opposizioni.

Risale alla scorsa settimana, e per la precisione alla sera della vigilia di Capodanno, l’episodio che vede coinvolto Emanuele Pozzolo, parlamentare di Fratelli d’Italia. Nel corso di un veglione presso la Proloco di Rosazza in provincia di Biella, dalla pistola legalmente detenuta dal parlamentare, è partito un colpo che ha ferito una delle persone presenti alla festa. Le indagini in corso chiariranno cosa sia effettivamente accaduto quella sera e individuerà i responsabili, ma la questione politica resta e tiene banco in questi primi giorni del 2024. All’interno del partito e della maggioranza l’irritazione per quanto accaduto è palpabile, mentre l’opposizione invoca compatta un intervento da parte della Premier a cui chiede di non far finta di nulla.

Politici italiani e pistole, prima del Caso Pozzolo

Lo “Sparo di Capodanno”, come è stata ribattezzata la vicenda, ha quindi riportato alla ribalta una questione che attraversa in maniera trasversale la scena politica italiana. Il caso Ruberti è “archiviato”, mentre non si può dire lo stesso della tendenza di una certa politica a voler mostrare i muscoli dimenticandosi e ignorando ruoli e contesti.

Sono tanti gli episodi, solo negli ultimi dieci anni, che possono si possono citare e che hanno visto coinvolti in vario modo esponenti politici di entrambi gli schieramenti, a riprova che nessun partito è “al sicuro” è che la questione è quanto mai bipartisan.  Una questione che negli anni ha visto diversi esponenti politici fare un uso superficiale, reale o millantato, delle armi con esiti a volte tragici, a volte meno tragici e a volte solo grotteschi.

Era il 1° gennaio del 2021 quando Leonardo Iaccarino, allora presidente del consiglio comunale di Foggia, volle salutare il nuovo anno esplodendo alcuni colpi di pistola a salve dal balcone di casa sua. Una “bravata” che gli costò la sfiducia da parte del consiglio comunale.

Nel luglio del 2021, finì in tragedia, invece, il diverbio scoppiato tra l’allora assessore alla sicurezza e polizia locale di Voghera, Massimo Adriatici (Lega) che sparò e uccise un 39enne marocchino con la sua calibro 22 regolarmente detenuta. Sulla vicenda è attualmente in corso il procedimento giudiziario.

Pistole e politici italiani, tra gaffe e polemiche

Dalle armi utilizzate a quelle solo esibite, come nel recente caso dei manifesti natalizi dell’eurodeputato lecchese di Fratelli d’Italia, Pietro Fiocchi in cui viene ritratto con alle spalle un albero di natale decorato con bossoli e cartucce, un richiamo all’azienda di famiglia certo, la Fiocchi Munizioni, che però non è passato inosservato e ha suscitato un vespaio di polemiche pochi giorni prima di Natale.  L’interessato ha chiarito che il messaggio era rivolto principalmente al mondo venatorio.

Risale al 2012, infine la vicenda che vide coinvolto l’allora sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno di Sinistra Italiana che fu fotografato armato nel corso di una festa. La foto suscitò molte polemiche, e il protagonista si difese dicendo che girava armato perché aveva ricevuto minacce. Una vicenda per la quale Stefàno è stato poi assolto.

La lista potrebbe continuare ancora. Episodi che minano la credibilità dei partiti e di cui il paese farebbe volentieri a meno anche alla luce dei recenti fatti di cronaca che ci consegnano un 2024 iniziato con una donna morta e altre due persone rimaste ferite per errore da colpi di arma da fuoco durante i festeggiamenti per il nuovo anno.