Il prossimo 6 gennaio sarà il triste anniversario della scomparsa di Gianluca Vialli. L’ex campione di Sampdoria e Juventus ha lasciato un grosso ricordo a tutti gli appassionati e in occasione della ricorrenza il Corriere della Sera ha intervistato il fratello dell’ex giocatore Nino Vialli.

Vialli, le parole del fratello Nino sugli ultimi momenti

Intervistato dal Corriere della Sera, il fratello Nino ha raccontato nei dettagli gli ultimi giorni di vita del fratello Gianluca:

 “È un ricordo continuo. Anche perché io, negli ultimi anni, da che mi sono trasferito in Thailandia, Luca l’ho vissuto pochissimo. Ci sentivamo per telefono. Spesso, dopo che ha scoperto la malattia, non mi rispondeva, a volte neanche ai messaggi, io credo per l’imbarazzo che gli chiedessi ‘Come stai?’. Si faceva sentire quando stava proprio bene, sennò si negava un pochino”. Era cosciente che la fine si avvicinava, l’attendeva con impazienza, voleva smettere di soffrire, di lottare. Non era da lui, ma la malattia era durata troppo. Era fatto alla sua maniera. Quando siamo arrivati in stanza, ci ha detto: ‘Non preoccupatevi: se voglio qualcosa, ve la chiedo’. Il 27-28 dicembre ci ha rincuorato: ‘Siete i compagni ideali, siete qui, io so che ci siete’. Penso che la sofferenza fosse troppa. Si appisolava sempre più frequentemente, si svegliava poco e noi abbiamo solo potuto stagli vicino. Eravamo tutti lì quando è spirato“.

Nino poi ricorda il fratello dai suoi primi passi nel mondo del calcio e i suoi idoli d’infanzia:

“Da allora a oggi è stato un susseguirsi, tante persone sconosciute ci hanno contattato. Superiore alla media. Ci teneva a primeggiare. Era il primo della classe. Era spiritoso, simpatico, estroverso, faceva le gag. Ha deciso di diventare un calciatore A 2-3 anni. Si applicava, rimaneva in cortile, tirava di destro e di sinistro alla porta del garage. Era interista come me, mentre i miei fratelli e mio padre erano juventini. Gli piaceva molto Boninsegna. E poi Pelè. Crescendo, ha avuto una venerazione per Johan Cruijff. Gli piaceva molto il gioco dell’Olanda. Lo studiava, con il Subbuteo”.

Il fratello Nino: “Abbiamo parlato un pò quando decise di andare in Inghilterra”

Nino Vialli ha avuto un ruolo fondamentale nelle scelte di carriera, soprattutto nel momento della cessione dalla Juventus al Chelsea l‘anno dopo la vittoria della Champions League nel 1996:


“Abbiamo parlato un po’ quando ha deciso di andare in Inghilterra. Mi ha motivato la sua scelta, la sua passione per questo calcio così poco interessato al risultato, ma tanto interessato al gioco. Da qui mi giungeva l’eco dei suoi successi”.

Nino ha voluto ricordare anche l’ultima avventura professionale della vita del fratello, ossia la nazionale italiana al fianco di Mancini, esperienza in cui è stato una figura essenziale per la vittoria dell’Europeo nell’estate del 2021 a 53 anni di distanza dall’ultima volta:

“Me lo ha detto subito, a trattativa in corso. Forse lì mi ha chiesto un parere, si è confidato, aspettando che io gli dicessi qualche cosa. Ho detto che che gli faceva bene stare nel giro. Lui non voleva fare l’allenatore per non rubare tempo alla famiglia. Era un ruolo che gli si confaceva, gli impegni della Nazionale sono diradati nel tempo e poi non era in prima linea. Si poneva il problema di non scavalcare Mancini, ma Mancini non si vergognava di chiedergli consigli. Anche perché quando erano alla Samp, Luca era il capopopolo».

Infine un ricordo sull’iniziativa fondazione Vialli-Mauro, cooperativa partita nel 2003 con Massimo Mauro e Cristina Grande Stevens a Cremona, la città dell’ex Juventus e Chelsea:

«Era rimasto molto colpito dal fatto che calciatori avessero avuto la Sla. Ci ha informato a cose fatte. E poi ha cominciato a coinvolgere Cremona con le gare di golf».