L’aspirazione comune di molti è far crescere i propri risparmi nel tempo e preservarli dall’inflazione senza esporli a rischi di perdita. Tuttavia, nel mondo finanziario, una delle realtà indiscutibili è che non esiste rendimento senza rischio: per assistere alla crescita dei nostri risparmi, dobbiamo essere pronti ad accettare un certo grado di rischio di perdita. Al massimo, ciò che possiamo ottenere è un rendimento moderato, cercando di minimizzare il più possibile il rischio associato.
Come investire riducendo al minimo i rischi?
Generalmente, nei paesi sviluppati, lo Stato è considerato l’ente emittente più affidabile. La probabilità di insolvenza è significativamente inferiore rispetto a quella di qualsiasi azienda operante all’interno del paese.
Pertanto, prestare denaro allo Stato per brevi periodi rappresenta di solito la forma di investimento meno rischiosa all’interno di un paese. Il rendimento derivante da questo investimento è comunemente noto come tasso privo di rischio (in inglese, risk-free).
Tuttavia, è cruciale non lasciarsi ingannare da questa denominazione: come accennato in precedenza, rendimenti veramente esenti da rischio non esistono. Il concetto di tasso privo di rischio è quindi più teorico che pratico (in realtà il “vero” risk-free è inosservabile e inesistente). Ma cosa succede se siamo alla ricerca di rendimenti (e rischi) maggiori?
Il tasso privo (quasi) di rischio, come precedentemente definito, svolge un ruolo centrale nel campo finanziario. Funge da punto di partenza per valutare e comparare rischi e rendimenti, contribuendo a determinare il prezzo di tutti gli strumenti finanziari. In particolare, maggiore è il rischio associato a uno strumento, maggiore sarà il rendimento supplementare che gli investitori richiederanno rispetto al tasso privo di rischio.
Questo comportamento risulta naturale: perché dovremmo impegnarci in un investimento rischioso se possiamo optare per uno a basso (quasi) rischio? L’unico motivo potrebbe essere il potenziale rendimento superiore!
Questo extra rendimento viene definito spread ed è tanto più ampio quanto maggiore è il rischio. Cerchiamo di comprendere meglio questo concetto attraverso un esempio.
Supponiamo che il tasso risk-free, ovvero il rendimento di un titolo di Stato a breve scadenza, sia del 3% annuo. Se decidessimo di investire 100 euro, minimizzando il rischio, otterremmo dopo un anno 103 euro, ossia 3 euro di interessi più il rimborso del capitale iniziale.
In alternativa, potremmo optare per titoli di Stato a tasso fisso e a scadenza più lunga, accettando così un rischio maggiore. In questo caso, il rendimento del 3% potrebbe non soddisfarci e potremmo richiedere, ad esempio, il 4%. La differenza tra i rendimenti dei due titoli, pari all’1%, rappresenta lo spread, ovvero il premio che compensa il rischio supplementare che siamo disposti a correre.
Se puntassimo a rendimenti ancora maggiori, potremmo investire in obbligazioni corporate, emesse dalle società private. Queste società, come detto, sono solitamente meno affidabili dello Stato e quindi comportano un rischio maggiore. In tal caso, non ci accontenteremmo di un rendimento del 4%, ma potremmo richiedere, ad esempio, il 6%. La differenza, pari al 2%, rappresenta lo spread tra titoli di Stato a lunga scadenza e obbligazioni corporate, compensandoci per la probabilità più elevata di insolvenza dell’emittente.
Scala di rendimento e rischio
Pensiamo al rendimento di uno strumento finanziario come a una struttura a gradoni sovrapposti, dove ogni gradino rappresenta un livello di rischio e rendimento. Il primo gradino, il più basso, corrisponde al tasso risk-free (come nel nostro esempio, il 3%), che rappresenta un rendimento con un rischio minimo. Gli altri gradini successivi, a loro volta, indicano la percentuale di rendimento aggiuntiva che richiediamo per assumere un rischio maggiore (nel caso dei titoli di Stato a lungo termine, un gradino potrebbe essere l’1%, mentre per le obbligazioni corporate potrebbe essere il 2%). Più sono i gradini e più sono spessi, maggiore sarà il rendimento offerto in cambio di rischi maggiori.
Va comunque sottolineato che investire senza alcun rischio è un concetto inesistente. Anche nel caso del tasso risk-free, benché sia relativamente basso, comporta sempre una certa dose di rischio, indipendentemente dal nome attribuitogli. Inoltre, se ambiamo a rendimenti superiori, dobbiamo essere consapevoli di assumere rischi proporzionalmente più elevati.
Quindi, è prudente diffidare da chi promette rendimenti molto alti con basso rischio, poiché semplicemente questa combinazione non esiste nella realtà finanziaria!