L’attesa per l’ETF spot su Bitcoin continua a provocare notevoli fibrillazioni sul mercato delle criptovalute. In particolare, nelle ultime ore sta facendo discutere l’uscita di un report pessimistico ad opera di Matrixport. Al suo interno, infatti, si lancia l’ipotesi che la SEC possa rifiutare il proprio consenso non solo sull’ormai celebre prodotto che vede BlackRock tra i suoi proponenti, ma anche su tutti gli altri analoghi.
Il motivo che sarebbe alla base di questo rifiuto è da individuare nel fatto che questi ETF non avrebbero tutti i requisiti in regola. Una tesi su cui naturalmente dibatteranno gli esperti nei prossimi giorni, ma che intanto ha fatto calare oltre il 9% il prezzo dell’icona crypto. Un calo che ha anche innescato liquidazioni per 500 milioni di dollari in vari scambi di derivati, ricordando a molti trader le dure leggi del mercato.
In attesa di un chiarimento su questo fronte, occorre però sottolineare alcuni pareri tutt’altro che entusiastici, sull’approvazione dell’ETF spot su BTC. Andiamo a vedere chi ha cercato di sottrarsi alla narrazione dominante e, soprattutto, a cercare di capire quanto ci sia di vero in queste affermaazioni.
Bitcoin, l’ETF spot potrebbe distruggerlo: parola di Arthur Hayes
L’approvazione degli ETF spot su Bitcoin potrebbe distruggere la regina delle criptovalute: questa è l’affermazione dell’ex CEO di BitMEX, Arthur Hayes, che sta facendo discutere non poco, anche i criptofans. Il quale ha però aggiunto che questa ipotesi estrema avrebbe spazio nel caso di un successo troppo grande dei fondi in questione.
Il suo pensiero è stato espresso il passato 23 dicembre, in un messaggio pubblicato su X (ex Twitter), in cui ha ricordato che il successo di Bitcoin è dovuto al fatto che si muove all’interno della società. Viene cioè scambiato e utilizzato nei pagamenti, contribuendo peraltro a rendere sempre più popolare il concetto di criptovaluta.
Secondo Hayes, al contrario, un ETF su BTC non avrebbe altro esito che “aspirare l’asset” per “conservarlo in un metaforico caveau“. Ove gli emittenti degli ETF concentrassero nelle proprie mani la stragrande maggioranza dei token coniati, gli investitori inizierebbero ad acquistare derivati, tralasciando la detenzione dell’asset vero e proprio. Ne conseguirebbe un crollo del numero di transazioni sul network, con ricadute drammatiche sui minatori. I nodi, infatti, non avrebbero più convenienza a portare avanti il loro operato, coi costi ad esso collegato, e non ci sarebbe più nessuno, o quasi, a convalidare i blocchi.
In pratica, quindi, proprio le transazioni in cui la creazione di Satoshi Nakamoto è impiegata, ne perpetuano il successo. Abbattendone il numero entrerebbe in pericolo la vita stessa di Bitcoin. Una tesi forse estrema, ma che non sembra del tutto campata per aria.
Il parere di Peter Schiff
Bitcoin in pericolo a causa dell’ETF spot? Hayes non è il solo a sostenere questa tesi. Pur partendo da posizioni molto diverse, lo afferma anche Peter Shiff, da sempre considerato un nemico dell’innovazione finanziaria.
Anche lui ha utilizzato X per lanciare previsioni non proprio ottimistiche su quanto sta accadendo per Bitcoin. In particolare, si è spinto ad affermare che gli ETF spot, che bloccherebbero i coin in un vero e proprio caveau virtuale conservandoli per conto dei propri clienti, avrebbero un esito catastrofico sulla quotazione dell’icona crypto.
Su quali basi si fonda Schiff, per lanciare la sua fosca previsione? Secondo lui, proprio la promessa di un ETF spot quotato sui mercati degli Stati Uniti ha per anni sostenuto non solo il prezzo di BTC, ma anche la domanda speculativa. Una volta che la SEC dovesse rilasciare il sospirato lasciapassare, si potrebbe però verificare un vero e proprio corto circuito, nel caso gli investitori istituzionali tanto attesi non dovessero aumentare la propria domanda.
La sua affermazione, comunque, ha destato un gran numero di critiche. L’argomento sul quale molte delle stesse hanno convenuto è del resto abbastanza condivisibile: come l’approvazione di un ETF sull’oro non ha avuto alcun genere di riflesso sulla domanda di oro fisico, al tempo stesso quella di un ETF spot su Bitcoin non frenerebbe di certo la domanda di token.