Dare vita ad una piattaforma su cui possano girare smart contracts e applicazioni decentralizzate, come avviene di norma su Ethereum, ma utilizzando come infrastruttura digitale la blockchain di Bitcoin in modo da riuscire a conseguire la sicurezza tipica della creazione di Satoshi Nakamoto. Questo è l’ambizioso piano che ha spinto Muneeb Ali e Jude Nelson a lanciare Stacks, inizialmente con il nome di Blockstack. Un progetto che ha incuriosito sin dal suo avvento, avvenuto nel 2017 e che ha guadagnato popolarità nel 2019 grazie ad un fatto abbastanza insolito, la benedizione ottenuta dalla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti per l’offerta regolamentata di token al pubblico.
Stacks: di cosa si tratta?
Come abbiamo già ricordato, Stacks si propone come piattaforma basata su Bitcoin per far girare contratti intelligenti e applicazioni decentralizzate. Ovvero quelle che sono le caratteristiche peculiari che fanno di Ethereum il cuore della finanza decentralizzata.
Il funzionamento di Stacks prevede la presenza di un nuovo sistema di consenso, denominato Proof of Transfer (PoX). A renderlo una vera novità è il fatto che la risorsa scarsa utilizzata per mettere in sicurezza la blockchain è rappresentata proprio da Bitcoin.
Un vero e proprio salto di qualità che si è andato a mixare alla presenza di un linguaggio di programmazione, Clarity, il quale consente a Stacks di avere una panoramica sulla blockchain di BTC. In tal modo è possibile appurare l’effettivo quantitativo di Bitcoin speso da ogni minatore. Maggiore è la quantità di BTC impiegata, più salgono le possibilità di essere scelti in qualità di validatori, per ricevere la ricompensa di blocco.
Proprio il premio che spetta ai miners segna un’altra peculiarità di Stacks, in quanto avviene sotto forma di stacking. Come si può notare c’è assonanza con lo staking, e in effetti si tratta anche in questo caso di un deposito, che va a risarcire gli interessati dell’impossibilità di spendere gli importi bloccati. Il premio annuo si attesta al 10% di quanto depositato, che viene erogato in BTC.
I microblocchi
Per quanto riguarda i blocchi di Stacks, sono registrati all’interno della rete Bitcoin mediante un hash. In tal modo le informazioni contenute al loro interno non possono più essere modificate, dopo la convalida del blocco. Ne consegue anche che ogni genere di attacco a Stacks è completamente pubblico segnando una ulteriore differenza con le catene concorrenti, permettendo di prendere le dovute contromisure in tempo utile.
La scelta del validatore è resa possibile proprio dal design adottato. La produzione di blocchi avviene con lo stesso ritmo di Bitcoin, ovvero uno ogni dieci minuti. Le transazioni dei miners di Stacks sono incluse nel blocco Bitcoin successivo, con la scelta in automatico di una di loro. Il rapporto di blocco tra le due blockchain è quindi paritario.
Al tempo stesso, Stacks aggiunge un ulteriore accorgimento per aumentare la sua scalabilità, ovvero i microblocchi. In pratica, il miner che impiega i suoi Bitcoin per l’aggiunta di transazioni su un blocco, può anche includere microtransazioni che confluiscono in quel momento. Sin quando una transazione non è stata inclusa in un blocco, può essere modificata versando maggiori commissioni. Il meccanismo in questione è noto come Replace-by-Fee (RbF) e comporta una vera e propria sostituzione della transazione, privilegiando chi paga una commissione più elevata. All’atto pratico, soltanto le operazioni che avranno importi elevati in ballo saranno processate in blocco, mentre le altre lo saranno in microblocchi, con vantaggi in termini di velocità.
Le prospettive di Stacks
Stacks può affacciarsi con notevole fiducia al futuro. Proprio il fatto di aver trasportato alcune delle caratteristiche di Ethereum sulla blockchain di Bitcoin gli consente di proporsi come un possibile protagonista della DeFi (Decentralized Finance), ovvero quella che è considerata la miniera d’oro del futuro.
Al momento si trova al 41° posto nella classifica di settore, ma proprio il legame con Bitcoin potrebbe consentirgli di approfittare più di altri dell’ormai prossimo quarto halving dell’icona crypto. Non è azzardato, quindi, prevedere una forte crescita di Stacks nel corso dei prossimi mesi.
Una crescita che, del resto è già nell’ordine delle cose e che, secondo gli analisti è spinta dall’aggiornamento Nakamoto, messo in cantiere dalla Stacks Foundation. I lavori di sviluppo dovrebbero culminare in una più rapida generazione di blocchi, in maggiori livelli di sicurezza e nel lancio di sBTC, ovvero l’asset garantito paritariamente da Bitcoin non custodito e programmabile. Un approccio al futuro che potrebbe rivelarsi decisivo nel successo di Stacks.