Orrore a Barletta: un gatto randagio è stato ucciso a colpi di petardi in pieno centro città. È accaduto il giorno di Capodanno in via Milano, ma la notizia è iniziata a circolare solamente nelle ultime ore, dopo che un esperto di tutela e benessere degli animali ha segnalato il fatto sui social. Come testimoniato da una persona che avrebbe osservato la scena da lontano, i responsabili sarebbero dei ragazzini.

Barletta, gatto randagio ucciso a colpi di petardi: che cos’è successo

Il piccolo gatto randagio di Barletta è stato ucciso con dei petardi, forse da un gruppo di giovanissimi. Secondo quanto riferito da una persona che avrebbe osservato la scena a distanza, i ragazzini si sarebbero avvicinati e, una volta presa un po’ di confidenza, gli avrebbero lanciato addosso alcuni piccoli botti di Capodanno.

Il gatto sembra essere stato preso in pieno. Dunque per lui non c’era alcuna via di scampo. Il tragico avvenimento si è verificato in via Milano a Barletta, in una zona del centro città particolarmente frequentata.

La vicenda risale ormai a qualche giorno fa, ma solamente nelle ultime ore ha fatto il giro del web, dei social e delle testate locali e nazionali in quanto c’è stato qualcuno che ha denunciato il fatto. Stiamo parlando del signor Maurizio Lombardi Leonardi, responsabile del Dipartimento nazionale tutela e benessere degli animali Rinascimento Vittorio Sgarbi.

In particolare il soggetto che avrebbe assistito all’uccisione dell’animale da lontano ha mandato una foto ad un giornale locale. Il politico ha poi pensato di rendere nota la triste notizia e di denunciare pubblicamente gli autori del terribile gesto ai danni del povero piccolo animale indifeso.

Ancora da chiarire è l’esatta dinamica con cui si è verificato questo fatto. Secondo quanto riferito da Maurizio Lombardi Leonardi, il gatto randagio è stato preso di mira da un “gruppo di delinquenti”. Questi hanno “massacrato a colpi di petardi” la creatura, fino ad ucciderla.

Barletta, gatto randagio ucciso da petardi: il post sui social

Ecco il post pubblicato da Maurizio Lombardi Leonardi, responsabile del Dipartimento nazionale tutela e benessere degli animali Rinascimento Vittorio Sgarbi. 

Cosa sappiamo sui responsabili

Per il momento l’identità degli autori del gesto non è ancora stata resa nota. Stando sempre a quanto riferito poche ore dopo la pubblica denuncia sui social dal politico e da animalista Maurizio Lombardi Leonardi, i ragazzi sono stati individuati.

Si tratterebbe di quattro minorenni che risiedono nella zona in cui è avvenuto il triste fatto che ha portato alla morte dell’animale. È molto probabile (ma non ancora confermato) che gli stessi, abitando in quell’area dove il gatto randagio era solito circolare alla ricerca di cibo e di protezione, lo avessero già visto in passato e lo conoscessero.

Il precedente

La vicenda è davvero gravissima e testimonia ancora una volta la ferocità che alcune persone esprimono nei confronti degli animali. Di recente abbiamo sentito parlare di Leone, un piccolo gatto bianco e arancione scuoiato vivo e lasciato per strada da solo ad Angri, in provincia di Salerno.

I veterinari e i volontari avevano cercato di salvarlo nonostante le gravissime ferite riportate. Leone però è morto dopo quattro giorni di agonia. Il 12 dicembre scorso l’Ente Nazionale Protezione Animali ha presentato una denuncia contro ignoti dal momento che i responsabili non sono ancora stati trovati.

Il dramma ha sconvolto molto l’opinione pubblica per l’efferatezza e la brutalità delle azioni svolte contro l’animale. Si è tenuta anche una manifestazione (una fiaccolata) per ricordare il piccolo gatto ucciso e per tutti gli animali ingiustamente maltrattati dagli esseri umani.

Si pensa che il responsabile o i responsabili che hanno scuoiato vivo Leone siano persone estremamente pericolose. A fare paura inoltre è il fatto che gente di questo genere circoli a piede libero fra le nostre strade.

Gli animalisti infine chiedono a gran voce che si indaghi su tale vicenda e che, qualora i responsabili venissero individuati, siano soggetti a pene severe e commisurate con la gravità del gesto attuato.