Si avvalgono tutti della facoltà di non rispondere i sette indagati chiamati a comparire stamani davanti al gip del Tribunale di Roma nell’ambito dell’inchiesta relativa alle commesse Anas. Tra questi ci sono Tommaso Verdini – che ha inviato una comunicazione al giudice nella quale manifestava la sua scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere – e il suo socio nella Inver Fabio Pileri.
Commesse Anas, cosa faranno Verdini jr e Pileri?
Si è trattato di una scelta obbligata, come ha sottolineato al termine dell’udienza, l’avvocato Alessandro De Federicis – difensore di Pileri, dal momento che gli atti sono stati consegnati alle parti solo nella tarda mattinata di ieri.
“Abbiamo visto molte cose sulle quali avremmo da dire – ha spiegato il penalista – ma in questa fase dobbiamo prima verificare l’entità dell’accusa”.
Un’ordinanza cospicua, composta da circa 7mila pagine, frutto di quasi due anni di indagini da parte della Procura e della polizia giudiziaria in cui si ipotizzano a vario titolo reati di corruzione, traffico di influenze illecite e turbative d’asta.
L’avvocato De Federicis non ha escluso la possibilità di presentare un eventuale ricorso al riesame per ottenere la revisione della misura cautelare a carico del proprio assistito che attualmente si trova agli arresti domiciliari. Ma solo dopo aver valutato gli atti.
De Federicis (avv. Pileri): “Misure cautelari sovradimensionate”
“Vorrei fare due annotazioni – ha continuato l’avvocato rispondendo alle domande dei giornalisti presenti all’esterno del Tribunale di Roma – la prima è che in questa inchiesta ci siamo un po’ dimenticati tutti di quella che è la presunzione di innocenza. La seconda annotazione è che i processi in Italia non si riescono più a fare a piede libero”.
De Federicis infatti ha spiegato che avevano dato la disponibilità a chiarire tutte le contestazioni al momento del deposito degli atti, poiché erano a conoscenza dell’indagine da tempo, a seguito di una perquisizione che era stata fatta nel luglio del 2022.
“Tutto ciò non è avvenuto e oggi ci troviamo con le misure cautelari che privano della libertà persone che potrebbero essere innocenti. I fatti si chiariranno tra mesi nel processo e in questo tempo gli indagati dovranno subire una privazione della libertà sovradimensionata a nostro avviso“.
Il penalista, che non è entrato nel merito dell’inchiesta dal momento che non ha avuto ancora modo di studiare gli atti. Ha però contestato però l’ipotesi secondo la quale la società Inver sia una società creata per “fare corruzione”.
“Lo contestano le carte, ci sono tanti incarichi legali che non sono stati neanche contestati dalla polizia giudiziaria. Quindi questa corruzione Anas si inserisce in una società che faceva soprattutto altro” ha concluso. Lo scandalo scoppiato la scorsa settimana ha avuto una grandissima eco nella politica italiana.