A partire dal 2024, la legge di bilancio prevede un’importante esclusione nel calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE). In particolare, titoli di stato e altri strumenti finanziari garantiti dallo Stato, come i Buoni e i libretti postali, fino a un massimo di 50.000 euro, non saranno considerati nel computo complessivo del patrimonio familiare ai fini dell’ISEE.

BTP, buoni e libretti postali sono esclusi dall’Isee 2024?

Questo importante cambiamento, compreso negli articoli 1 commi 183-185 della legge di bilancio, modificherà l’analisi economica familiare ai fini dell’accesso a molteplici prestazioni assistenziali e agevolazioni. L’ISEE è un indicatore cruciale utilizzato per determinare l’ammissibilità a varie forme di sostegno, tra cui il Reddito di Cittadinanza, il supporto per formazione e lavoro, borse di studio universitarie, bonus per asili nido, e altre agevolazioni.

Attualmente, il calcolo dell’ISEE considera sia il reddito che il patrimonio totale dei membri della famiglia, comprendendo beni immobili, veicoli, imbarcazioni, titoli e risparmi presenti su conti correnti, tra gli altri. Tuttavia, la legge di bilancio del 2024 introdurrà un’esenzione per i titoli di stato e i prodotti finanziari sostenuti dallo Stato fino a un limite massimo di 50.000 euro, contribuendo così a ridimensionare la valutazione patrimoniale familiare ai fini dell’ISEE.

Tra i titoli inclusi nell’esenzione figurano:

  • i Buoni ordinari del Tesoro (BOT),
  • i Certificati del Tesoro Zero-Coupon (CTZ),
  • i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP),
  • i Certificati di Credito del Tesoro (CCT),
  • i buoni postali fruttiferi,
  • i libretti di risparmio postale.

Il possesso di questi strumenti finanziari non influenzerà l’ISEE familiare, poiché verranno esclusi dal computo patrimoniale destinato a valutare l’accesso alle prestazioni assistenziali.

Titoli di Stato esclusi dall’ISEE? Non è ancora sicuro

A causa del notevole aumento dei tassi di interesse a causa dell’inflazione, la vendita di titoli di stato ha recentemente riscosso un grande successo, raccogliendo oltre 32 miliardi di euro nelle emissioni di giugno e ottobre, superando ampiamente il valore complessivo dell’intera legge di bilancio 2024.

L’obiettivo a breve termine è ovviamente quello di generare ulteriori risorse: la decisione di escludere il possesso dei titoli di stato dal calcolo dell’ISEE favorisce notevolmente la vendita di questi titoli, permettendo al Governo di raccogliere fondi. Questa mossa è particolarmente significativa in un momento di difficoltà per il bilancio statale.

Tuttavia, questa decisione solleva più di qualche perplessità. Innanzitutto, c‘è il rischio di creare un ulteriore indebitamento statale a lungo termine, dal momento che i maggiori tassi di interesse sugli investimenti finiranno per impattare sui deficit negli anni a venire.

Inoltre, l’accoglienza di questa agevolazione selettiva da parte della normativa europea è incerta, poiché potrebbe andare contro le regole della concorrenza del mercato comune. Questa misura potrebbe anche generare disuguaglianze, in quanto equiparerebbe, ai fini dei bonus e delle agevolazioni economiche, coloro che possiedono un certo patrimonio a coloro che non ne hanno. Le famiglie che investono i loro risparmi in questi titoli risulterebbero finanziariamente “povere” come coloro che non ne sono in possesso, e rientrerebbero quindi nelle stesse categorie ISEE previste, ad esempio, per la Carta Spesa Dedicata a te o i Bonus Sociali Bollette, pensati per fasce di reddito più basse.

È necessario attendere la pubblicazione della legge, il parere di Bruxelles e successivamente il provvedimento attuativo per ottenere ulteriori dettagli e chiarimenti sull’applicazione pratica di questa nuova normativa.