Nel centrosinistra il tema ormai è soltanto uno: le candidature delle elezioni europee ma soprattutto cosa farà la segretaria del Partito democratico Elly Schlein stante anche il fatto che l’avvocato del Popolo Giuseppe Conte non ha la benché minima intenzione di impegnarsi in prima persona in vista delle prossime elezioni per Bruxelles. Qualcuno dice per timori di flop.
Elly Schlein pronta a scendere in campo
Intanto, Elly Schlein attende. E resiste anche alle pressioni che, riferiscono fonti parlamentari dem, arrivano dagli esponenti a lei piu’ vicini. Una discesa in campo della leader, viene spiegato, aiuterebbe a ‘blindare’ la segreteria anche con un risultato al di sotto della soglia psicologica del 20 per cento. Il ragionamento e’ che, facendo il pieno dei voti sul proprio nome, nessuno potrebbe contestare l’appeal della segretaria sull’elettorato. Anche perche’, si dicono convinti alcuni esponenti dem, Schlein al momento gode di un consenso che tracima gli argini del partito, al contrario del ‘brand’ che sembra non riuscire a staccarsi da quel 20 per cento di media che i sondaggi gli assegnano. La partita, comunque, e’ tutta da giocare e i competitor sembrano quanto mai agguerriti. In realtà in molti casi si tratta di analisi interessate perché se Elly Schlein dovesse finire sotto il 20% mettendoci la faccia sarebbe pressoché impossibile mantenere la segreteria del partito.
Giuseppe Conte continua a sfidare la Premier
Per di più Giuseppe Conte continua a ‘sfidare’ la premier sui dossier piu’ scottanti, primo fra tutti il Mes, accreditandosi cosi’ al ruolo di anti-Meloni in competizione con la stessa Schlein. Candidarsi, magari in un contesto che dovesse veder correre anche la premier, sarebbe per Schlein un modo per conservare i galloni di ‘antagonista’ della prima presidente del Consiglio donna. E su quel terreno, Conte non si metterebbe a inseguire la premier e la segretaria. Il presidente M5s ha spiegato, infatti, di non avere intenzione di candidarsi. Questo per due ragioni: la prima e’ che non intende ‘ingannare’ gli elettori con una candidatura ‘fittizia’ che, comunque, non lo porterebbe al Parlamento di Strasburgo. Quale che sia il risultato, infatti, Conte opterebbe per il seggio a Roma, cosi’ come farebbe anche Elly Schlein, d’altra parte. In ogni caso, il M5s non ha ancora messo mano al dossier delle liste europee, fedele al mantra “focus sulla manovra”. Ora, archiviata la legge di Bilancio, c’e’ l’intenzione di affrontare la questione di petto, a partire da meta’ gennaio. Piu’ o meno quando anche il Pd comincera’ ad affrontare la questione, a partire dal ruolo della leader. Se trainare voti con il proprio nome fa pendere la bilancia verso la candidatura di Schlein, ci sono un paio di fattori che frenano la discesa in campo: Meloni potrebbe prendere molti piu’ voti della segretaria e metterne in discussione la leadership nel Pd. C’e’ poi da considerare la ‘questione femminile’: alcune potenziali candidate donne del Pd prenderebbero male una candidatura di Schlein che toglierebbe posti alle dem in lizza per un tandem con un esponente di spicco, come Dario Nardella o Nicola Zingaretti. A questo si aggiunga la ‘quota civile’ che Schlein vuole fare entrare nelle liste. Non si sono spente del tutto le speranze dem di avere Roberto Saviano in lista assieme a un altro scrittore di successo come Maurizio De Giovanni. Poi ci sono nomi di intellettuali vicini a Schlein, come Chiara Valerio.
Tutti i nomi in pista
La corsa per le europee, data la legge proporzionale con cui si vota, fa sparire accordi e coalizioni, ai quali i dem continuano a lavorare con fatica. L’intesa trovata in Sardegna sul nome della M5s Alessandra Todde ha provocato una reazione a catena che ha portato Renato Soru a lanciare una sua personale sfida, portandosi dietro un trentina di esponenti del Pd sardo. Le alleanze, tuttavia, non risultano indigeste solo ai dem. Al centro, dopo il fallimento del Terzo Polo, salta il tavolo dell’accordo fra le liste che guardano a Renew Europe. Pesa la faglia che si e’ creata fra Carlo Calenda e Matteo Renzi. Ma nemmeno gli europeisti di Emma Bonino sono convinti della prospettiva di ritrovarsi legati a Calenda. Troppo viva nella memoria del segertario Riccardo Magi la ‘retromarcia’ di Calenda sull’alleanza elettorale con il Pd di Enrico Letta e con la stessa Piu’ Europa alle politiche. Non solo: Bonino e’ convinta che sia questo il momento piu’ delicato e di svolta per la Ue e punta a rilanciare il progetto della federazione europeista con personalita’, associazioni, amministratori e movimenti civici. Con la speranza di coinvolgere Mario Draghi. Pur sapendo che per raggiungere la soglia del 4 per cento ed entrare nell’europarlameno, quella dell’accordo europeista con Azione e Iv darebbe delle chance, Riccardo Magi teme si tratti di una strada senza sbocchi: “Non si puo’ resuscitare un progetto politico come il Terzo Polo, morto per ammissione dei suoi protagonisti Renzi e Calenda”. Anche per questa ragione, Renzi guarda alla corsa per il Parlamento europeo come a una maratona. “La maratona del 2024 saranno le europee, ma li’ dobbiamo fare piu’ del 4 per cento”.