Sulla riforma fiscale del 2024 cambia l’Irpef netta per i lavoratori alle dipendenze, gli autonomi e i percettori di pensione. L’imposta colpirà i redditi delle tre categorie di contribuenti in maniera differente, con un risparmio atteso fino a 260 euro. Tuttavia, in un’analisi più approfondita degli impatti della riforma fiscale sui redditi, è necessario considerare anche i benefici introdotti dalla legge di Bilancio 2024, tra i quali quello dello sconto contributivo del 6% e 7%, il welfare aziendale e i premi.
Con l’approvazione del decreto attuativo di riforma fiscale, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla riduzione delle aliquote e degli scaglioni Irpef, limitatamente all’anno 2024, da quattro a tre. Il decreto legislativo 216, entrato in vigore il 31 dicembre 2023, stabilisce infatti che le prime due aliquote Irpef debbano essere accorpate.
Pertanto, per redditi da zero a 28mila euro all’anno, vige la stessa aliquota Irpef del 23 per cento, rispetto al 25 per cento che era in vigore, fino alla fine del 2023, per i redditi da 15.001 a 28mila euro. Il decreto non va a toccare, invece, il regime di flat tax in vigore per le partite Iva a regime forfettario, mentre le altre aliquote rimangono invariate. Si pagherà il 35 per cento di Irperf per redditi da 28.001 a 50mila euro, mentre i redditi superiori saranno assoggettati all’aliquota del 43 per cento.
Riforma fiscale 2024, ecco come cambia l’Irpef netta per dipendenti, autonomi e pensionati
Tra le altre novità che introduce il decreto legislativo numero 216 di fine 2023, vi è l’equiparazione della No tax area dei redditi da lavoro alle dipendenze con i redditi derivanti dai trattamenti pensionistici. Inoltre, il provvedimento introduce una franchigia di 260 euro sulle detrazione per i contribuenti che conseguano dei redditi eccedenti rispetto al tetto di 50.000 euro.
Non viene riproposta, inoltre, la flat tax incrementale, prevista nel 2023 per le partite Iva che, nello scorso anno, abbiano maturato redditi eccedenti rispetto a quelli conseguiti nei tre anni precedenti.
Riforma fiscale 2024 Irpef, chi risparmia di più di imposta?
In termini di risparmio di imposta, la novità è il taglio dei due punti percentuali dell’aliquota passata dal 25% al 23% per i redditi superiori a 15mila euro e fino a 28mila euro. Per effetto del riordino delle aliquote, a 10mila euro di reddito all’anno, si paga un’imposta netta di 442 euro nel caso in cui si tratti di redditi da pensione, mentre i lavoratori alle dipendenze non pagano alcuna imposta per effetto dell’allargamento della no tax area. Le partite Iva e i forfettari con flat tax pagano un’imposta netta, rispettivamente, di 1.188 e di 1.500 euro. A bassi livelli di reddito, dunque, i forfettari pagano più di tutti con il 15% fisso, una volta che abbiano superato i primi cinque anni di attività (imposta del 5%).
Per un livello i reddito di 15mila euro all’anno, i pensionati pagano 1.913 euro, mentre risparmiano molto i lavoratori alle dipendenze che pagano appena 295 euro. Le partite Iva ordinarie hanno 2.458 euro di Irpef netta mentre i forfettari pagano 2.250 euro. A 20mila euro di reddito all’anno, i pensionati pagano l’Irpef per 3.385 euro, quasi il doppio dei lavoratori dipendenti (1.958 euro) ma meno dei lavoratori autonomi (3.828 euro), mentre i forfettari versano 3.000 euro di Irpef.
Redditi medio-alti, a chi conviene la nuova revisione delle aliquote Irpef?
A 25mila euro di reddito i pensionati pagano oltre 4.850 euro di Irpef, i dipendenti 3.565 euro, mentre gli autonomi 5.148 euro. Si inizia a scorgere il vantaggio di avere la flat tax: i forfettari pagano 3.750 euro, meno di tutti.
A 35mila euro i pensionati pagano quasi 8.500 euro di Irpef netta, quasi 1.00 euro in più dei lavoratori dipendenti, mentre i lavoratori autonomi pagano più di tutti (10.413 euro). I forfettari, in proporzione, pagano 5.250 euro. A 50mila euro pensionati, dipendenti e lavoratori autonomi pagano la stessa Irpef, pari a 14.140 euro, mentre i forfettari versano il 15%, pari a 6.750 euro.