Qual è il rischio di investire in Btp? L’investimento in titoli di Stato è comunemente ritenuto una scelta sicura per i piccoli investitori che preferiscono evitare il rischio associato alle azioni. Per attrarre questo tipo di risparmiatore, il Tesoro italiano ha proposto diverse emissioni speciali, come il Btp Italia indicizzato all’inflazione, il Btp futura e il Btp valore. La sicurezza percepita di questi investimenti deriva dal fatto che i piccoli risparmiatori di solito mantengono i titoli di Stato fino alla scadenza, riscuotendo le cedole e ottenendo il rimborso completo del capitale investito. Di conseguenza, le fluttuazioni del prezzo del titolo tra l’acquisto e il rimborso sembrano avere poco impatto su chi adotta questo approccio di investimento.

Qual è il rischio di investire in Btp?

Investendo a lungo termine, possono verificarsi imprevisti: una somma investita in un Btp che deve ancora scadere potrebbe dover essere liquidata anticipatamente. In questo caso, è necessario vendere il titolo alle condizioni offerte dal mercato. A volte ciò può avvenire con un profitto, ma in un periodo caratterizzato da tassi elevati, è più probabile che chi vende un Btp acquistato qualche anno fa incassi una cifra inferiore al capitale inizialmente investito.

La ragione di ciò è chiara: ad esempio, oggi un titolo a cinque anni come il Btp valore è offerto al mercato con un rendimento medio annuo del 4,36%. Tre anni fa, durante l’era Covid, un titolo italiano con cinque anni di durata garantiva circa il 2,3% annuo. Chi si trova oggi in possesso di un titolo con cedole così basse potrebbe essere costretto a venderlo con uno sconto sul prezzo iniziale per compensare la differenza nel rendimento rispetto alle nuove emissioni comparabili. Questo fenomeno rappresenta la nota relazione inversa tra rendimenti e prezzi delle obbligazioni.

Un esempio degli effetti dannosi causati dall’incremento dei tassi è evidente nel caso del Btp futura in scadenza nell’aprile 2037, il titolo riservato alle famiglie emesso dal Ministero dell’Economia nell’aprile 2021. Supponendo un acquisto a 1.000 euro all’emissione, oggi, al netto delle cedole incassate, si riceverebbero solo 634 euro. La perdita del 36,6% è giustificata dalla differenza tra le cedole offerte da quel particolare Btp e quelle offerte attualmente per i titoli di nuova emissione.

Il rischio tasso

Nel linguaggio finanziario, ciò che è stato descritto è noto come rischio di tasso (interest risk): la variazione dei tassi di interesse di mercato può impattare il prezzo di un’obbligazione. In linea di massima, maggiore è la durata del titolo, maggiore è questo rischio. L’acquisto di titoli a lungo termine negli anni passati, con l’aumento dei tassi tra il 2022 e il 2023, ha spesso portato a risultati deludenti, coinvolgendo anche i titoli destinati ai piccoli investitori. Tuttavia, l’entità dei danni non è stata uniforme per tutti. Ad esempio, i Btp Italia emessi prima dell’impennata dell’inflazione nel 2021-22, essendo indicizzati all’inflazione, hanno mantenuto un prezzo più interessante grazie all’adattamento di capitale e cedola all’aumento del costo della vita.

Di solito, i titoli indicizzati all’inflazione presentano una minor sensibilità al rischio di tasso, poiché spesso (ma non sempre) l’andamento dei tassi è correlato all’inflazione, come visto nell’ultimo anno. Tuttavia, i tassi possono salire anche per altre ragioni, come il deterioramento della solidità del Paese emittente del debito, minando la sua capacità di rimborsare i creditori, come accaduto in Grecia nel 2011.

Una strategia per mitigare il rischio di tasso è privilegiare l’acquisto di titoli a scadenza breve, che solitamente comportano minori rischi ma anche rendimenti più bassi.