Negli ultimi anni, il panorama dell’e-commerce ha assistito a un cambiamento significativo nelle politiche di reso. Le aziende online stanno progressivamente abbandonando la pratica del reso gratuito, riconoscendo in essa non solo un costo elevato per l’operatività aziendale, ma anche un impatto negativo sull’ambiente.
Reso gratuito: impatto economico e ambientale
Nel contesto dell’e-commerce, la politica di reso gratuito ha rappresentato per lungo tempo un incentivo per gli acquirenti online, offrendo loro la possibilità di restituire prodotti senza costi aggiuntivi. Tuttavia, questo sistema, originariamente pensato come un gesto di cortesia e un pilastro della politica aziendale, sta subendo una revisione critica. Le aziende, in risposta a vari fattori, stanno riconsiderando le loro politiche di reso, cercando un equilibrio tra soddisfazione del cliente e sostenibilità operativa.
Tradizionalmente, il reso gratuito includeva il rimborso dell’articolo e la copertura dei costi di spedizione da parte del venditore. Tuttavia, questa prassi non è un obbligo legale, ma piuttosto un’iniziativa aziendale. Anche nei negozi fisici, il reso è spesso offerto per garantire la soddisfazione del cliente e promuovere una politica di trasparenza.
La decisione di porre fine al reso gratuito è motivata principalmente dai costi insostenibili per le aziende e dall’ingente impatto ambientale. Le spese di spedizione, spesso sottovalutate, rappresentano un onere significativo per le aziende, soprattutto quando i prodotti vengono restituiti. Inoltre, il crescente numero di resi contribuisce all’aumento del traffico di merci, con conseguenze negative sull’ambiente.
Reso gratuito: l’approccio dei consumatori
Un altro aspetto fondamentale è il cambiamento nei comportamenti di acquisto dei consumatori. Spesso, il reso gratuito viene utilizzato in modo eccessivo, con persone che ordinano più articoli di quanto necessario, solo per restituirne la maggior parte. Questo fenomeno, noto come “reso compulsivo“, ha portato a una quantità elevata di resi, che si traduce in costi aggiuntivi per le aziende e maggiori emissioni di CO2.
Chi ha già iniziato a modificare le politiche di reso
Molte aziende note hanno già iniziato a modificare le loro politiche di reso. Esempi includono giganti come Zara, Amazon e H&M, che hanno introdotto tariffe per i resi online in diversi paesi. Alcune di queste aziende offrono ancora il reso gratuito nei loro negozi fisici, promuovendo così una politica di reso più sostenibile e meno costosa. H&M offre il servizio gratuito ai membri del loro programma fedeltà, mentre per gli altri prevedono una tassa di restituzione.
Anche in Italia, questa tendenza sta guadagnando terreno. In Italia, esempi significativi come Zara mostrano come il reso gratuito sia limitato a specifiche condizioni. Zara, ad esempio, offre il reso gratuito solo se il capo viene portato in negozio, altrimenti applica una tariffa di 4,95 euro per il ritiro a domicilio. Altri grandi nomi come Yoox e Amazon presentano politiche simili, con Yoox che non prevede il reso gratuito e Amazon che esclude le spese di spedizione dal rimborso.
I consumatori italiani dovranno abituarsi a questa nuova realtà, dove i resi gratuiti non saranno più la norma. L’obiettivo da parte dell’aziende è quello di spingere i clienti a essere più consapevoli e selettivi nei loro acquisti online. C’è anche da dire, però, che molte aziende hanno spinto sul reso gratuito e su condizioni enormemente vantaggiose per i clienti, in un momento più favorevole per l’economia, mettendo i consumatori in condizione di “esagerare”. Adesso, però, le cose stanno per cambiare.
Certo è che oggi i consumatori sono invitati a riflettere maggiormente sui loro acquisti online. Con l’introduzione di commissioni per i resi, diventa fondamentale valutare attentamente ogni articolo prima di effettuare un ordine. Questo può portare a una diminuzione degli acquisti impulsivi e a una maggiore soddisfazione del cliente con i prodotti acquistati.
Inoltre, con meno resi, ci sarà meno traffico di merci e, di conseguenza, una diminuzione delle emissioni di gas serra.
Differenza tra reso e recesso
È importante distinguere tra il diritto di reso e il diritto di recesso. Il recesso è un diritto garantito dalla legge, che permette al consumatore di restituire un prodotto acquistato online entro 14 giorni dalla ricezione, senza dover fornire una motivazione. Tuttavia, le spese di restituzione possono essere a carico del consumatore, a meno che il venditore non offra condizioni più favorevoli.
Reso gratuito: niente è più come prima, cosa deve fare il consumatore
La conoscenza delle politiche di reso è fondamentale per evitare sorprese inaspettate come la riduzione del rimborso. Le aziende spesso offrono modalità di reso più convenienti, come punti di ritiro gestiti da terze parti o la restituzione in negozio. È quindi essenziale per i consumatori essere informati e organizzare i propri acquisti di conseguenza.