Firo è una privacy coin, rientrando quindi in un ambito molto controverso. Nel suo caso, però, quella che è vista come un problema dalle istituzioni, la tensione al massimo di riservatezza possibile, sino all’anonimato, si è trasformata in un’opportunità. La sua blockchain, infatti, è stata utilizzata dal Partito Democratico della Thailandia nelle consultazioni elettorali per la nomina del nuovo Presidente.
Si tratta in effetti di un dato di grande rilievo. Se, infatti, sino ad ora si è sempre accennato a Monero e coin analoghi come un ausilio per l’economia criminale, nel futuro le privacy coin potrebbero diventare un fattore di garanzia per i processi elettorali in ogni parte del mondo. Considerato come ormai non ci sia consultazione elettorale che non veda accuse di brogli tra i competitori, si tratterebbe di un metodo risolutivo al fine di evitare crisi devastanti.
Firo: di cosa si tratta
Firo è una blockchain lanciata in origine con il nome di Zcoin, che concentra il suo operato sul versante della privacy. Per cercare di assicurare il massimo di riservatezza a chi effettua transazioni, ha implementato un protocollo, Lelantus, il quale consente agli interessati il burning delle proprie monete e il loro successivo riscatto sotto forma di nuovi token che non hanno alcuna cronologia delle transazioni.
La differenza rispetto ad altri protocolli orientati alla privacy, è da ravvisare che nel caso di Lelantus sono oscurati i dati collegati ai due lati della transazione, lasciando però pubblico l’importo della stessa. A renderlo possibile l’adozione di un ulteriore protocollo, Dandelion ++. Grazie a questo protocollo, il progetto nasconde gli indirizzi IP dei suoi utenti. Di conseguenza, per eventuali terzi è praticamente impossibile accedere all’indirizzo IP della persona la quale ha effettuato la transazione
Lelantus è il successore di Zerocoin, uno dei protocolli dedicati alla privacy più diffusi in precedenza, e di Sigma, altro meccanismo cui gli sviluppatori di Firo avevano affidato il compito di rendere impenetrabili le informazioni collegate alle transazioni. A consigliarne l’avvento sono state in particolare le vulnerabilità scoperte nel codice di Zerocoin, nel corso del 2019.
Come funziona
Firo è stato espressamente progettato al fine di riuscire a fornire maggiori livelli di anonimato rispetto alle prime criptovalute, ad esempio Bitcoin. Ad essi, però, aggiunge anche maggiore convenienza in termini tariffari e scalabilità molto più elevata. Il tempo medio di attesa per le transazioni che avvengono al suo interno di attesta intorno ai 5 minuti.
Ai masternode di Firo spettano premi di staking del 35%, grazie ai quali gli interessati sono in grado di procacciarsi un reddito passivo in cambio del contributo apportato in termini di sicurezza della rete.
Firo utilizza un modello di consenso ibrido che mixa Proof-of-Work e Chainlock. Per effetto di tale scelta, le operazioni di voto sono svolte da masternode selezionati in maniera deterministica (LLMQ). Secondo gli sviluppatori del progetto, questo modus operandi riduce in maniera sostanziale il pericolo di attacchi 51%. Un concetto che è stato accettato dal Partito Democratico thailandese, nel 2018, che ha scelto proprio Firo come blockchain di appoggio.
Firo: quali le prospettive?
Firo non è una privacy coin molto nota, perlomeno non discussa come Monero. Eppure potrebbe rivelarsi importante nella storia di questa particolare categoria di token. Proprio l’adozione in un processo elettorale come quello tenutosi in Thailandia, infatti, sembra prefigurare un possibile nuovo utilizzo per questo genere di blockchain.
Ormai da decenni, infatti, i risultati elettorali sono oggetto di aspra contestazione da parte dell’opinione pubblica di molti Paesi. Tanto da aver spinto alcune organizzazioni a proporre l’adozione della blockchain al loro interno. Nel caso di Firo, e delle privacy coin in generale, si avrebbe anche una possibile risposta alle eccezioni mosse dagli scettici, secondo i quali anche le blockchain sarebbero facilmente manipolabili.
Gli sviluppi del discorso in atto potrebbero, quindi, rivelarsi molto interessanti e neutralizzare almeno in parte la chiara avversione istituzionale che continua ad essere riservata a questi particolari token. Spingendo magari gli exchange che li hanno delistati a tornare sui propri passi. Un atto che avrebbe ripercussioni positive sul loro prezzo.