Nell’ultimo trimestre del 2022, l’Italia ha registrato un tasso di occupazione femminile del 55%. Dato drammatico, considerando che la media tra gli Stati dell’Unione europea si attesta sul 69% e che il nostro Paese occupa l’ultimo posto in questa speciale “classifica”. Se poi consideriamo che una donna su cinque lascia il lavoro dopo la maternità, ci accorgiamo di quanto ci sia ancora da fare.
Italia ultima in Europa per tasso di occupazione femminile
È quanto si evince dalla relazione del servizio Studi della Camera dei deputati, in cui si parla di altri aspetti poco edificanti come quello relativo al “gender pay gap“: i salari delle donne restano inferiori a quelli degli uomini. Quando il lavoro si trova, perché altrimenti si parla di 9,5 milioni di lavoratrici, moltissime delle quali precarie, a fronte di 13 milioni di lavoratori.
Ma il nostro, come anticipato, resta un Paese in cui non è esattamente facile conciliare la maternità con la propria professione. Una donna su cinque costretta ad alzare bandiera bianca significa che mancano strumenti per un più agevole ritorno alla propria occupazione. Non solo: il 19% tra chi è costretta a lasciare lo fa per ragioni economiche.
Un’italiana su cinque lascia il lavoro dopo la maternità e la differenza con i salari degli uomini resta alta
Per quanto riguarda il divario tra la retribuzione oraria lorda degli uomini e quella delle donne, dati Eurostat parlano di un 5%, rispetto al 13% della media continentale. La distanza in termini di salario annuale è però del 43%, ben al di sopra del 36,2% che si registra in Europa. Difatti, nel 2022, gli uomini hanno guadagnato in media 26.227 euro l’anno, le donne 18.305, con un abisso di 7.922 euro.
Lo scorso mese di novembre, la premier Meloni si era così espressa sulla situazione.