Come si sa bene, il doping nello sport è un problema grave ovunque e si sta ovviamente cercando di eliminarlo. Ci sono infatti stati tantissimi casi riguardo delle positività, nell’atletica ma non solo. Famosissimo è ovviamente Alex Schwazer che è stato squalificato una prima volta (giustamente, l’atleta ha anche confessato) e una seconda volta. I dubbi sono rimasti ma alla fine ha comunque ricevuto una sospensione nonostante si fosse sempre dichiarato innocente. Gran parte della carriera, poi, è ormai compromessa e il campione italiano ha dovuto saltare le ultime Olimpiadi. Un problema di questo tipo – forse anche peggiore – sta però accadendo in Africa come ha riportato il Corriere della Sera. Ci sono infatti tantissimi casi di doping che stanno riguardando gli atleti africani, di varie nazioni.

Doping, cosa sta succedendo agli atleti africani

Un problema, questo, che va tenuto sotto controllo anche per quanto riguarda le Olimpiadi dato che ci saranno tantissimi atleti presenti. Le precauzioni e i test antidoping, ovviamente, non mancano ma la situazione va comunque tenuta sotto controllo. L’ultimo caso di un’atleta africana, comunque, è uscito alla vigilia di Natale: la kenyana Joyce Chepkemoi è risultata positiva alla maratona di Berlino a un corticoide proibito. L’atleta aveva però dichiarato di averlo assunto all’ospedale durante il ricovero di una grave polmonite. Dopo la verifica però fatta dall’AIU (Athletics Integrity Unit) che è l’organo inquirente e giudicante dell’atletica, si è stabilito che i documenti presentati dall’atleta kenyana fossero falsi. Per questo motivo l’atleta ha ricevuto una squalifica di 18 mesi. Mwangi Wangari, invece, ha avuto una sorte peggiore perché è stato squalificato per 8 anni. Il motivo? Positivo per la seconda volta a un mix di steroidi, anche se l’atleta ha dato la colpa a un integratore contaminato. Infine in Nigeria la WADA ha sfiduciato l’antidoping nazionale per non aver controllato a dovere per tre volte la primatista Tobi Amusan, campionessa mondiale dei 100 ostacoli. Il TAS di Losanna ha poi riammesso però l’atleta keniana.

Gli altri atleti contaminati: i casi

A dicembre, poi, Jouaher ha ricevuto una squalifica di sei anni dopo aver mischiato l’Epo alla Cera (come da lui raccontato). In questo caso ha anche rischiato una trombosi. Il motivo era per contrastare gli effetti del Covid. Questo problema, però, è molto grave perché la media degli atleti africani trovati positivi è uno ogni 10 giorni. Il presidente della World Athletics, Sebastian Coe, peraltro, aveva detto di essere soddisfatto dei progressi dell’antidoping. In questo momento, però, il problema rimane ed è grave e reale. Nei prossimi Mondiali, Europei e Olimpiadi inoltre, ci sono tanti record che potrebbero essere infranti e superati. Tanti degli atleti che sono presenti nella top 100 sono però sono di origine keniana e etiope. L’altro dato importante e sorprendente è che l’80% delle liste dell’AIU (Athletics Integrity Unit) sono atleti del Kenya. L’Africa, quindi, potrebbe veramente avere un grande problema interno che però riguarda ovviamente tutto il mondo. Questo soprattutto in vista delle competizioni come le Olimpiadi, i Mondiali e gli Europei.