Il Wash Trading è una tecnica che si prefigura a tutti gli effetti alla stregua di una vera e propria manipolazione del mercato. Come tale, quindi, vietata espressamente dalla legge, ma solo per quanto riguarda i mercati finanziari tradizionali.
Per quanto riguarda le criptovalute, al contrario, non esistono regole tese a stroncare questa pratica, che può quindi essere portata avanti danneggiando i trader al dettaglio. Andiamo quindi a vedere di cosa si tratti e perché è da considerare molto pericolosa.
Wash Trading: di cosa si tratta?
Per Wash Trading si indica quella tecnica che vede un investitore acquistare e vendere lo stesso titolo in un arco temporale estremamente ravvicinato. L’operazione approntata, inoltre, non vede altri potenziali interlocutori, in quanto prevede l’impiego di due conti controllati dal wash trader.
Nel farlo, l’interessato si propone un semplice intento: ingannare gli altri soggetti presenti sul mercato e spedirli nella direzione voluta in modo da trarre vantaggio dal loro movimento congiunto.
Per i mercati finanziari, già accusati di essere ostaggio delle cosiddette “Mani forti”, ovvero gli investitori più grandi, che con le loro operazioni possono facilmente manipolarli, si tratta dell’ennesima tecnica che rischia di provocarne il totale discredito. Proprio per questo motivo le autorità di regolamentazione dei mercati vietano espressamente il Wash Trading.
Nel caso specifico, infatti, l’acquisto e l’immediata rivendita di un titolo, ad esempio Bitcoin, sono in grado di alterarne la quotazione. Si può ad esempio fare in modo che si verifichi un aumento esponenziale delle operazioni su un asset spingendo gli investitori a correre al suo acquisto, in modo da rivendere immediatamente i titoli e guadagnare a loro danno. In tal modo, in pratica, si crea uno spazio di manovra in cui il trader può conseguire un profitto illecito.
Wash Trading e Market Making: qual è la differenza?
Ad un’occhiata superficiale, il Wash Trading assomiglia al Market Making. Ovvero all’acquisto e alla vendita di uno stesso bene, ma su mercati diversi, in modo da poterne sfruttare le differenze di prezzo.
Si tratta però di cose sostanzialmente diverse. A stabilire tale diversità è proprio l’intento che muove l’operazione, che il market maker offre sotto forma di servizio. In pratica, questi rende un asset del tutto disponibile all’acquisto e alla vendita da parte di altri trader.
Inoltre, il market maker non conosce le controparti, mentre chi fa Wash Trading porta avanti le sue operazioni su conti di cui ha la piena disponibilità. In pratica il Wash Trader conduce un’operazione che prevede un solo soggetto, sé stesso. Il vantaggio che ne consegue non ha nulla a che fare con la dinamica dei prezzi, ma tende solo ed esclusivamente a manipolare il mercato, a proprio vantaggio.
Il Wash Trading è legale?
Proprio da quanto detto sinora non dovrebbe stupire che proprio la legge su cui si fonda lo scambio delle merci abbia deciso di vietare il Wash Trading. A spingere le autorità di regolamentazione in tal senso è stata la semplice constatazione che era possibile fare leva su di esso per riuscire a manipolare in maniera significativa i mercati e i prezzi delle azioni.
Oltre a questa constatazione, ce ne sono anche altre, che hanno infine segnato la messa la bando di questa tecnica. La prima è quella relativa al suo possibile utilizzo per il riciclaggio di denaro sporco. Il trasferimento da un conto ad un altro, detenuti sempre dallo stesso soggetto, può in effetti aprire varchi tesi a impedire di capire la reale provenienza di risorse.
Inoltre, i broker potrebbero trarne profitto dando vita ad operazioni tese a mettere in scena una perdita derivante da Wash Trading. Proprio per questo motivo l’Internal Revenue Service degli Stati Uniti vieta espressamente la detrazione delle perdite fiscali derivanti da questo genere di azioni.
Queste normative, però, non sono ancora state applicate alle criptovalute. Se la SEC si sta muovendo ormai da tempo per cercare di disciplinare il settore, non esiste ancora una normativa organica in tal senso. Chi vuole, di conseguenza, può liberamente riciclare risorse illecite nella criptosfera, senza temere di incappare nei fulmini delle autorità finanziarie.