In che carcere si trova Alessandro Impagnatiello? Quali aggravanti gli sono state contestate e quanti anni rischia? Sono solo alcuni degli interrogativi che ruotano attorno alla vicenda del 30enne di Senago, accusato di aver ucciso a coltellate la compagna di 29 anni Giulia Tramontano, incinta di sette mesi. Era il 27 maggio scorso. Il prossimo 18 gennaio nei confronti dell’uomo si aprirà il processo di primo grado a Milano.

In che carcere si trova Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio di Giulia Tramontano

Alessandro Impagnatiello è accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà, dal vincolo della convivenza e dalla premeditazione, ma anche di occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza. Attualmente si trova nel carcere di San Vittore.

Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, per mesi avrebbe tentato di avvelenare con topicidi, ammoniaca e cloroformio la compagna di 29 anni e il bimbo che portava in grembo da sette mesi, Thiago.

Poi, a maggio, il gesto estremo: dopo aver aspettato che la donna rincasasse da un incontro chiarificatore avuto a Milano con l’altra ragazza che lui frequentava all’insaputa di entrambe, l’avrebbe colpita ripetutamente alle spalle con un coltello da cucina, fino a farla morire dissanguata.

In seguito avrebbe provato a bruciarne il corpo nella vasca da bagno e nel box auto di sua proprietà, cercando anche di depistare le indagini seguite alla denuncia di scomparsa presentata insieme ai suoi genitori.

Il cadavere della 29enne sarebbe stato trovato, dopo giorni di ricerche, dietro all’intercapedine di un garage situato a poca distanza dalla casa in cui viveva insieme al compagno a Senago. A quel punto lui era già stato tratto in arresto e aveva confessato tutto.

Se non l’avesse aggredita, è probabile che lei l’avrebbe lasciato – come a tanti aveva confessato di voler fare -, tornando a Sant’Antimo, il suo paese d’origine, e costruendosi una nuova vita insieme al figlio vicino ai genitori e alla sorella Chiara.

Quanto rischia il 30enne e su cosa punta la sua difesa

Le aggravanti constetate al 30enne sono da ergastolo. Nel corso del processo a suo carico, in programma dal prossimo 18 gennaio, la sua difesa, rappresentata dai legali Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, potrebbe quindi decidere di puntare su una perizia psichiatrica, per capire se al momento dei fatti fosse totalmente capace di intendere e di volere.

In caso contrario l’uomo potrebbe infatti ottenere uno sconto di pena. Secondo i pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo non ci sarebbero gli estremi, perché per mesi Impagnatiello avrebbe progettato l’omicidio, mostrandosi lucido e consapevole di ciò a cui andava incontro e dissimulando tranquillità (come quando, al baby shower per Thiago, abbracciava amici e parenti: secondo gli inquirenti stava già avvelenando la compagna).

A decidere sarà la Corte d’Assise, presieduta dalla giudice Antonella Bertoja, che si è già occupata, in passato, del caso Yara.

Il ruolo dell’amante nel processo

Nel corso della prima udienza, che in gergo viene definita “tecnica“, saranno resi noti i nomi dei testimoni dell’accusa e della difesa. È probabile che tra loro compaio quello della collega di origini americane che Impagnatiello per oltre un anno avrebbe frequentato all’insaputa di Giulia.

Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, sarebbe stata lei ad accorgersi del castello di bugie del 30enne, mettendone al corrente la 29enne. Anche lei, qualche mese prima, aveva scoperto di essere incinta, decidendo di abortire. Da lei Impagnatiello si sarebbe recato dopo aver compiuto l’omicidio, dicendole che Giulia se ne era andata dopo una lite: lei, che sospettava già di lui, non l’aveva fatto entrare.