Il termine “anno bisestile” deriva dall’espressione latina “bis sexto die” (il sesto giorno ripetuto). Questo termine era usato dai Romani per indicare l’aggiunta di un giorno al calendario dopo il 24 febbraio, noto come “ante diem bis sextum Kalendas Martias” (il sesto giorno prima delle Calende di marzo).
Anno bisestile, ogni quanto?
Un anno bisestile è essenzialmente un anno che include un giorno in più, generalmente il 29 febbraio, presente nel calendario giuliano ogni 4 anni (ossia, negli anni divisibili per 4). Nel calendario gregoriano attuale, questo giorno è presente sia ogni 4 anni che negli anni secolari divisibili per 400.
Quando è stato il primo anno bisestile?
L’idea di introdurre un anno bisestile risale a Giulio Cesare nel 46 a.C., quando il giorno extra veniva aggiunto dopo il 24 febbraio, prima delle calende di marzo. Tuttavia, fu Ottaviano Augusto, a partire dall’8 d.C., a regolarizzare definitivamente l’uso degli anni bisestili. Il primo anno bisestile, come lo conosciamo oggi (dove i giorni sono contati dal primo del mese), è stato l’8 d.C.
A cosa serve?
La funzione dell’anno bisestile è quella di compensare la differenza temporale che si verifica nel cambiamento delle stagioni ed è caratteristico dei calendari solari come il giuliano e il gregoriano. Poiché la Terra impiega 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi per compiere un’orbita intorno al Sole, questa differenza non coincide con il conteggio di 365 giorni del calendario gregoriano attuale.