Il mining di Bitcoin è un’attività molto remunerativa. Non è però accessibile a tutti, anzi, soltanto chi possiede grandi risorse da destinare all’acquisto dei potenti macchinari ad esso dedicati, in particolare gli ASIC di Bitmain, può goderne i frutti.

Ne consegue che dedicarsi all’attività di estrazione dei blocchi da soli può rivelarsi un’impresa improba. Si tratta infatti di un processo del tutto casuale, il quale può implicare tempi molto lunghi per poter estrarre un solo blocco. Il tutto mentre anche la bolletta dell’energia elettrica continua a crescere, con tutto quello che ne consegue in questo preciso momento storico.

Per ovviare in tal senso, chi vuole può però partecipare ad una mining pool. Il termine tradotto in italiano vuol dire piscina mineraria e va a indicare dei gruppi decentralizzati organizzati e gestiti da terze parti nell’intento di coordinare il potere computazionale dei partecipanti. Andiamo quindi a vedere meglio di cosa si tratti per capirne vantaggi e svantaggi.

Mining pool: di cosa si tratta?

Come abbiamo già affermato, è possibile dare vita a gruppi decentralizzati formati da persone di ogni parte del globo, le quali apportano il proprio potere computazione a queste organizzazioni. In cambio, i partecipanti potranno condividere i frutti finanziari dell’iniziativa in maniera proporzionale alla capacità apportata.

In tal modo, i minatori, indicati come hash, possono ritagliarsi una fonte di reddito meno significativa, ma più costante rispetto a quella di cui potrebbero godere se estraessero blocchi da soli. Si tratta quindi di una modalità di mining da considerare con molta attenzione sulla base delle proprie particolari esigenze, prima di aderirvi.

In particolare, la domanda chiave, in tal senso, è la seguente: conviene di più condurre il mining in solitaria, oppure affidarsi ad una associazione di questo genere? Una domanda che si sono posti in molti, a partire dal 2010, con il varo di un gran numero di mining pool, molto partecipate.

Come funzionano le mining pool?

Come abbiamo già ricordato, le prime mining pool hanno iniziato la loro avventura nel 2010. Un’avventura sempre più fortunata, se si pensa che nel 2015 gran parte dei minatori ne faceva parte. Con un corollario indesiderato, una sempre più pronunciata centralizzazione di Bitcoin, testimoniata dal fatto che nel 2014 la più grande di queste organizzazioni, Ghash.io, poteva contare sul 50% della capacità complessiva di mining.

Al momento, esistono varianti di mining pool, il cui numero continua ad arricchirsi grazie all’introduzione di nuovi metodi operativi. Solitamente, comunque, come tale si indica una piattaforma dotata di software specializzato al cui interno i miner combinano la potenza di calcolo delle proprie apparecchiature. In tal modo è possibile conseguire un’estrazione più efficiente di una criptovaluta, con maggiori possibilità di riuscire nell’intento.

Chi partecipa contribuisce con lo “share”, termine che indica i blocchi falliti, i tentativi messi in atto dal miner di trovarne uno valido. Ognuno di essi presuppone una ricompensa. A controllare la validità dei blocchi forniti dai miner associati è un operatore della mining pool.

Trovato il blocco valido, lo si invia alla blockchain per la necessaria verifica. Ottenuta la convalida, viene effettuato il conteggio dello share di ogni associato, con conseguente distribuzione della parte di ricompensa spettante in base al potere computazionale apportato.

Come scegliere una mining pool?

Se si intende partecipare ad una mining pool, occorre cercare di individuare quella giusta, proprio per il fatto che le stesse non sono tutte uguali. In particolare, occorre tenere presenti i seguenti fattori:

  • la reputazione. che può essere verificata tramite una rapida panoramica online;
  • le apparecchiature, che devono essere compatibili con quelle di cui si dispone. Se ancora non sono state acquistate si può fare un confronto tra i prezzi in modo da scegliere quella che comporta una minore esposizione finanziaria;
  • l’hashrate, in pratica la velocità di calcolo dell’hardware utilizzato. Le organizzazioni più longeve ne vantano solitamente di più, aumentando quindi i possibili profitti, ma tendono ad imporre requisiti molto elevati per consentire l’entrata di nuovi associati.

Questi sono i principali parametri da tenere presenti nella fase di scelta della propria mining pool. Oltre a una constatazione tale da far comprendere la convenienza di questi gruppi: in condizioni ideali sono in grado di estrarre un blocco ogni dieci minuti circa. Se ci si vuole cimentare con un’impresa simile in solitaria, possono essere necessari sino a cinque anni.