Un decreto che unisce il calcio ma che divide non solo la politica, ma soprattutto, ed è questo il problema, la maggioranza di Governo. Salvini esulta, Lupi pure, Barelli di Forza Italia si stacca e Fdi resta in silenzio. Si infuoca il dibattito politico sulla mancata proroga al decreto crescita, provvedimento ad hoc per favorire l’arrivo in Italia di lavoratori residenti all’estero e di calciatori. L’obiettivo di questa misura è (era ormai ndr) sostenere l’arrivo nel nostro Paese di tutti quei lavoratori che vivono e risiedono fuori nazione grazie ad un regime fiscale agevolato a partire dal primo Gennaio 2020.
Un rientro dei cervelli che riguarda principalmente i calciatori, per i quali, ai fini del calcolo Irpef, possono esserci sgravi fino al 50%. La riduzione della tassazione è stata importante per i giocatori che hanno così potuto ricevere un guadagno netto molto più alto. Un ingaggio da 10 milioni lordi infatti con il decreto crescita corrispondeva a circa 7,5 milioni netti che senza l’attuazione del decreto sarebbe stato di 5,5 milioni. Per chi già usufruisce di questo decreto non cambierà praticamente nulla.
L’abolizione infatti riguarda tutto ciò che avverrà dal 1° Gennaio 2024 e non ciò riguarda il periodo precedente. La norma ha permesso ai club di risparmiare sulle tasse consentendo al giocatore di ricevere un ingaggio netto più alto.
Dal 2022 poi l’agevolazione spetta a chi ha più di 20 anni e uno stipendio superiore al milione.
Il decreto crescita spacca la maggioranza, Lupi: “Così non andava bene”
Il deputato di Noi Moderati, Maurizio Lupi, si è espresso in merito al decreto crescita, specificando che è giusto offrire risorse al mondo calcistico ma c’è bisogno di farlo con più cognizione di causa:
“La norma era prevista all’interno di una misura più comprensiva, ovvero il ritorno dei talenti nel nostro paese che ha funzionato. Come tutte le norme devono avere uno stop, un fine. Sul milleproroghe si poteva e si potrebbe ma adesso vedremo nel confronto con il parlamento, capire complessivamente se appunto qualche mese può permettere di completare gli accordi. Ricordo che il calcio è certamente una industria come le altre ed è importante farla competere. Però continuare a dare risorse in questo modo sia assolutamente sbagliato. Per la proroga fino a febbraio ci confronteremo sul testo definitivo che uscirà dal Consiglio dei Ministri. Ci sarà il passaggio parlamentare della conversione, ascolteremo anche le società di calcio. È giusto smettere di premiare i redditi più alti dei calciatori che sono già ricchi di per sé, si tratta di capire se almeno per due mesi riusciamo continuare a far competere le nostre squadre di calcio. Noi preferiamo dare 14 miliardi di euro per ridurre il cuneo fiscale ai redditi sotto il 35.000 euro non per i redditi sopra i 5 milioni. C’è una piccola differenza.
Barelli (FI): “Ci rimetteremo le mani”
Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli è stato intervistato riguardo la Manovra e il decreto crescita. Sul secondo si è focalizzato prettamente sull’importanza di effettuare delle modifiche concrete una volta finite le feste.
Una manovra che si occupa dei redditi bassi che conferma e rinnova i contratti del pubblico impiego e da risorse alle famiglie e alle imprese. Un momento complicato per la vita dell’Europa ma è apprezzabile che siamo l’unico paese ad avere i fondi del PNRR della quarta rata e ci accingiamo a quelli della quinta. È stata una sorpresa, non mi sono occupato di questo provvedimento e ritengo che bisognerà rimetterci le mani al rientro delle festività.
Matteo Salvini: “La Lega ha ritenuto di stoppare la norma che consente ai calciatori stranieri di pagare meno tasse”
Il vice premier Matteo Salvini, insieme alla Lega ha ritenuto importante porre fine alla norma che consentiva ai calciatori stranieri di pagare meno tasse. Il ministro delle infrastrutture ha precisato che è obiettivo del governo aiutare il calcio italiano soprattutto valorizzando i vivai:
“L’obiettivo del governo è aiutare il calcio italiano anche e soprattutto valorizzando i vivai. Per questo motivo, la Lega ha ritenuto di stoppare la norma che consente ai calciatori stranieri di pagare meno tasse. Sono convinto che sia una scelta di equità e buonsenso. Il Decreto crescita ha permesso ai club di acquistare atleti dall’estero con lo sconto: un aiuto straordinario, durato anni, che doveva essere l’occasione per rilanciare i nostri campionati. Rendendoli più competitivi e attraenti. Così non è stato, e mi sorprende la reazione dei club: sembra che il problema della nostra serie A sia la mancanza di una sorta di reddito di cittadinanza per i giocatori comprati oltre confine. Io ci metto la faccia, come sempre. Se altri colleghi hanno idee diverse, li invito a confrontarsi anche pubblicamente. Il bene dello sport italiano passa soprattutto dal calcio: sono aperto a ogni dibattito e proposta”.