Cosa significa il Decreto Crescita nel calcio? Si tratta di un provvedimento che ha lo scopo di favorire l’arrivo in Italia di lavoratori residenti all’estero e quindi anche di calciatori.
Secondo quanto appreso da fonti di governo però questa misura contenuta all’interno delle prime bozze del Decreto Milleproroghe che prolungava gli sconti fiscali per gli sportivi, a partire dai calciatori in arrivo dall’estero, contenuta in principio proprio nel decreto crescita è di fatto saltata.
Le stesse fonti infatti hanno spiegato che dopo una “accesa discussione” la proroga non verrà approvata e quindi rimarrà la stretta che scatterà a partire da Gennaio, introdotta con uno dei decreti legislativi attuativi della delega fiscale.
Cosa significa Decreto Crescita nel calcio: di cosa si tratta
Il Decreto Crescita, in particolare nell’articolo 5, parla del cosiddetto “rientro dei cervelli” e ha l’obiettivo di sostenere l’arrivo nel nostro Paese di tutti quei lavoratori che vivono e risiedono all’estero grazie a un regime fiscale agevolato a partire dal primo gennaio 2020.
Questo Decreto riguarda di fatto anche i calciatori, per i quali, ai fini del calcolo Irpef, possono esserci sgravi fino al 50%.
La norma ha permesso ai club di risparmiare sulle tasse consentendo al giocatore di ricevere un ingaggio netto più alto.
Dal 2022 poi l’agevolazione spetta a chi ha più di 20 anni e uno stipendio superiore al milione.
Come funzionava e cosa cambia ora
Da gennaio 2020 è entrato in vigore un regime fiscale agevolato per chi arrivava in Italia, sia per i lavoratori italiani sia per quelli stranieri.
Per loro la tassazione sul reddito era calata dal 45% al 25% nel caso in cui il soggetto avesse in programma di rimanere in Italia per almeno due anni.
Con la decisione di non prorogare il decreto crescita, per le squadre del campionato italiano resterà la stretta che scatterà da gennaio. Questa decisione di fatto, inciderà non poco sulle casse e sulla futura competitività delle squadre della Serie A.
Scaduto il termine degli sconti fiscali legati agli ingaggi dei calciatori in arrivo dall’estero, a partire dal 1° gennaio 2024 le squadre del nostro campionato non potranno più utilizzare agevolazioni per gli stipendi.
Gli ultimi giocatori approdati in Serie A che hanno potuto sfruttare questo modo sono ad esempio Thuram, Lukaku, Reijnders e Guendouzi.
Dalla stagione calcistica 2020-2021 fino a quella di quest’anno i club italiani hanno potuto offrire alcuni ingaggi più alti a calciatori provenienti da altre competizioni, anche nel caso in cui questi fossero italiani purché nelle due stagioni precedenti si trovassero lontani dalla Serie A.
La riduzione della tassazione è stata importante per molti calciatori che hanno così potuto guadagnare un netto molto più alto. Un ingaggio da 10 milioni lordi infatti con il decreto crescita corrispondeva a circa 7,5 milioni netti che senza l’attuazione del decreto sarebbe stato di 5,5 milioni.
Per i calciatori che già usufruiscono di questo decreto di fatto non cambierà nulla.
L’abolizione infatti riguarda tutto ciò che avverrà dal 1° gennaio 2024 e non ciò riguarda il periodo precedente.
La contestazione delle società
La Lega Serie a A ha preso atto della decisione manifestando stupore e preoccupazione relativa alla decisione del Consiglio dei Ministri di non approvare alcuna proroga del regime fiscale speciale per i lavoratori sportivi esteri.
La mancata proroga, come illustrato in modo preciso e dettagliato in una nota inviata al Governo nei giorni scorsi, produrrà infatti una minore competitività delle squadre, con conseguente riduzione dei ricavi, minori risorse da destinare ai vivai, minore indotto e dunque anche minor gettito per l’erario.
La Lega contesta la decisione e fa inoltre sapere che, la proposta di proroga aveva ottenuto il via libera tecnico per essere presentata in Consiglio dei Ministri e poco dopo è stata esclusa. Questo lascia pensare che sia prevalsa per l’ennesima volta una visione del calcio professionistico distorta e viziata da luoghi comuni non veri. Tutto questo senza tenere conto dell’importante ruolo economico, oltre che sociale e culturale, che ricopre questo comparto industriale in tutta Italia.