Filecoin è un progetto che ha fatto il suo debutto sui mercati crypto nel 2017. Un esordio il quale ha destato notevole curiosità, proprio alla luce del compito che si è assunto sin dall’inizio, l’archiviazione decentralizzata di dati e informazioni. Una missione che lo ha posto immediatamente in rotta di collisione con le Big Tech, che monopolizzano il settore.
Se vanta una notevole reputazione, Filecoin può però essere considerato una delle tante vittime del crypto winter, considerato come il suo prezzo attuale, lievemente superiore ai 6 dollari, sia largamente inferiore ai massimi storici. Proprio per questo motivo in molti si chiedono come potrebbe comportarsi nel corso del 2024.
Filecoin: come va il suo piano industriale?
Il dato da cui partire, per capire meglio come stia andando Filecoin, non può che essere rappresentato dal suo piano industriale. A fornirne un’idea è il rapporto formulato da Messari il passato 13 luglio. Proprio al suo interno, infatti, si ricorda che l’azienda dispone attualmente in media di 954,2 pebibyte (1,07 miliardi di gigabyte) di storage deal sulla sua rete, a fronte di 12,2 exbibyte (14,1 miliardi di gigabyte) di capacità di raw storage.
Un dato che risente ancora del fatto che sino a non molto tempo fa l’adozione del protocollo era piuttosto lenta, resa tale dai costi elevati dello storage rispetto alle alternative centralizzate come Amazon Web Services.
Nel corso del trimestre precedente alla relazione, il protocollo aveva generato 2,5 milioni di Filecoin in entrate, per un totale di 11,5 milioni di dollari. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quindi, si è verificata una contrazione del 40,7% dei ricavi. Un calo causato in parte dalla generale caduta delle quotazioni nel corso del bear market del 2022, solo in parte compensata dal forte aumento dello storage deal attivo.
Il crollo del prezzo si è fatto sentire anche sulle entrate lato offerta, ovvero gli importi originati dalle block rewards, dalle operazioni di anchored storage e dalle transaction tips. Il calo in questo caso è stato del 66,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, attestandosi a 85,7 milioni di dollari.
Occorre anche ricordare che molti fornitori di storage hanno deciso di abbattere le tariffe, nel preciso intento di incentivarne l’adozione. Tra i 1750 clienti che hanno provveduto a sbarcare su Filecoin, predominano le aziende del settore informatico (41%), delle risorse naturali (31,3%), sanitarie (16,7%) e operanti nei servizi sociali (9,2%).
Al rapporto di Messari, occorre poi aggiungere un altro paio di notizie, a partire dal rilascio della Filecoin Virtual Machine (FVM). L’operazione, avvenuta all’inizio di marzo, ha portato gli smart contract tipici di Ethereum nell’ecosistema di Filecoin.
Infine, la decisione di Bitmain, l’azienda nota per la produzione degli ASIC dedicati al mining di Bitcoin, di espandersi al conio dei nuovi FIL. Una decisione la quale sembra indicare una certa fiducia nel progetto, in linea con l’atteggiamento dei mercati nel corso del 2023.
FIL: quali le prospettive?
Nel corso del 2023, FIL, il token nativo di Filecoin, ha praticamente raddoppiato il suo valore. Se è rimasto comunque lontanissimo dai massimi storici ha comunque denotato segnali di vitalità da non ignorare. Tanto da spingere più di un analista a indicarlo come uno dei token da tenere d’occhio nel corso del nuovo anno.
Proprio la relazione di Messari che abbiamo ricordato, peraltro, sembra alla base dei pareri ottimisti, prefigurando una notevole crescita del data storage di Filecoin. Tale da offrire ritorni sostanziali ai trader che sono alla ricerca di progetti non puramente speculativi. Tanto da essere accostato nelle cronache degli ultimi giorni a Solana, la valuta virtuale che sta stupendo la criptosfera per la clamorosa crescita cui sta dando vita.
Considerato come l’atmosfera sui mercati criptovalutari sia in fase di netto ristabilimento, non stupirebbe affatto, quindi, una crescita molto intensa di FIL nel corso dei prossimi dodici mesi.