È tornato libero, dopo essere stato dimesso dall’ospedale di Cefalù in seguito a un Tso, il 45enne Claudio Longo, accusato di aver ucciso la vicina di casa 80enne Francesca Chiavetta al culmine di una lite scoppiata, sembra, per motivi condominiali. I fatti risalgono al 13 dicembre scorso.

Torna libero Claudio Longo, accusato di aver ucciso una donna a Campofelice di Roccella

In quell’occasione Longo, affetto da una grave patologia psichiatrica e sottoposto, in passato, a terapie non sempre efficaci, rivolse la sua ira contro più persone, ferendo almeno quattro vicine di casa e il proprio padre. La più anziana delle vittime, Francesca Chiavetta, nota come “Franca”, era stata trasportata d’urgenza in ospedale, dove il giorno successivo, il 14 dicembre, era morta a causa delle ferite riportate nel corso dell’aggressione.

Il 45enne allora era già stato fermato e in ospedale, dove era stato ricoverato per un Tso, un trattamento sanitario obbligatorio, era piantonato h24 dai carabinieri. Stando a quanto riportano diversi giornali locali, da mercoledì scorso avrebbe fatto ritorno nell’abitazione dei suoi genitori in via Grecia, a Campofelice di Roccella, rendendo inquieti i residenti.

Sembra che il giorno dell’omicidio sia scattato a causa di alcuni screzi condominiali e che poi non sia riuscito a controllarsi a causa del disturbo di cui soffre. In molti, per questo, sono preoccupati che possa essere ancora pericoloso. “Proviamo angoscia e rabbia. Ci sentiamo in pericolo”, hanno riferito dei vicini di casa della famiglia Longo a Sicilia News, lamentando il fatto di non essere protetti e chiedendosi perché i medici e la magistratura abbiano deciso di rimettere l’uomo in libertà così presto.

Patologie psichiatriche e omicidio: i casi Scagni e Livrieri

Sono tanti i casi di persone accusate di omicidio con disturbi mentali. Si pensi ad Alberto Scagni, condannato a 24 anni e 6 mesi di carcere per aver ucciso la sorella Alice a Quinto, fuori Genova. Secondo i giudici, quando agì era seminfermo di mente.

Avevano provato a metterlo in luce i genitori, chiedendo alle autorità e ai medici della Asl locale di fermarlo, di ricoverarlo, senza essere ascoltati. Un po’ come era successo al fratello di Domenico Livrieri, che invano aveva parlato ai carabinieri della pericolosità sociale dell’uomo, poi macchiatosi dell’omicidio della vicina di casa Marta Di Nardo a Milano.

Quando era stato arrestato, lo scorso ottobre, il 46enne avrebbe dovuto trovarsi in una Rems, ma era stato lasciato in libertà. All’inizio del mese, dopo aver dato appuntamento alla 60enne con la scusa di riconsegnarle del denaro che lei gli aveva prestato, l’aveva colta di sorpresa e accoltellata, nascondendone il corpo su un soppalco ricavato nella sua cucina. Come Scagni avrebbe potuto essere fermato.

Le condanne in caso di infermità totale o parziale di mente

L’articolo 88 del Codice penale italiano recita che “non è imputabile” chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era incapace di intendere o di volere. Si pensi a Gianluca Ciardelli, il giornalista romano che uccise la moglie Lorella Tomei nella casa in cui vivevano alla Balduina, assolto perché affetto da una grave forma di disturbo bipolare maniacale.

Oppure, ancora, a Silvana Erzemberger, che a Treviglio uccise a colpi di pistola il vicino di casa Luigi Casati, venendo assolta perché affetta da un grave disturbo delirante e giudicata totalmente incapace di intendere e di volere.

Nei casi in cui l’autore di un reato venga invece dichiarato seminfermo, ha diritto a uno sconto di pena, proprio come Scagni, che anziché ricevere l’ergastolo ha ricevuto, alla fine, poco più di 20 anni.