La zona dei Campi Flegrei rappresenta un’area di grande interesse scientifico a causa della sua intensa attività sismica e dei movimenti verticali del suolo che la caratterizzano, ultimamente protagonista delle cronache proprio per i preoccupanti movimenti del sottosuolo. Questo fenomeno ha suscitato l’attenzione di esperti in geofisica e vulcanologia a livello globale, portando a ricerche approfondite e a nuove scoperte riguardanti le cause sottostanti queste attività.

Cosa dice il nuovo studio INGV sui Campi Flegrei

Recenti studi, come quello pubblicato sulla prestigiosa rivista “Earth and Planetary Science Letters“, condotti in collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l’University College of London, hanno portato a nuove interpretazioni e comprensioni del fenomeno. Questi studi hanno evidenziato la presenza di due livelli poco permeabili nella crosta sotto l’area dei Campi Flegrei, a profondità di 1-1,5 km e 3 km. Questi livelli rappresentano una frontiera tra rocce con differenti proprietà fisico-chimiche e giocano un ruolo molto significativo nel determinare la sismicità e i movimenti verticali dell’area.

Studio INGV sui Campi Flegrei: la sismicità e i suoi meccanismi

Stefano Carlino, ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv e coautore dello studio, ha chiarito il ruolo di questi strati nel controllo dei movimenti sismici verticali. Secondo le sue dichiarazioni, il livello più superficiale limita la dispersione dei fluidi idrotermali verso la superficie, influenzando significativamente l’innesco della sismicità.

L’analisi dettagliata degli eventi sismici e della distribuzione dell’energia sismica rilasciata, ha rivelato che la maggior parte di quest’energia si concentra proprio in corrispondenza di questi due livelli. Questa concentrazione suggerisce un’interazione significativa tra le rocce a queste profondità e l’attività sismica. Si osserva inoltre un passaggio da rocce a comportamento fragile a rocce più duttili sotto il livello inferiore, un aspetto chiave per comprendere i meccanismi di innesco dei terremoti.

Il bradisismo e l’impatto dei fluidi idrotermali

Questi due livelli poco permeabili giocano un ruolo essenziale anche nel fenomeno del bradisismo, ovvero il lento sollevamento e abbassamento del suolo, tipico dei Campi Flegrei. Tra questi livelli si verifica un accumulo di fluidi e/o magma che, aumentando la pressione, porta al sollevamento della caldera. Il rilascio di gas e la de-pressurizzazione dell’area possono concludere la crisi bradisismica, un processo che rimane oggetto di intensa ricerca e monitoraggio.

La mappatura del sottosuolo e le sue implicazioni

Attraverso la ricostruzione di una mappa dettagliata e la composizione degli strati del sottosuolo, i ricercatori hanno potuto fornire ulteriori dettagli sui processi in atto. La presenza di questi due livelli distinti di rocce è stata rilevata anche in altri sistemi vulcanici, sottolineando l’importanza di questa scoperta per la comprensione di fenomeni simili in contesti diversi.

Campi Flegrei: dalla fase sismica attuale alla ricerca previsionale

I cambiamenti strutturali rilevati dal 1982 al 2023 indicano che l’area ha subito significativi innalzamenti del terreno, un aspetto molto importante per la comprensione della dinamica di questi fenomeni.

Stefania Danesi, ricercatrice dell’Ingv e prima autrice dello studio, ha evidenziato un dettaglio importante: diversamente dalla crisi bradisismica degli anni 1982-1984, la sismicità attuale, con la fase di sollevamento iniziata nel 2005, si concentra maggiormente nel settore orientale di Pozzuoli, sotto l’area Solfatara-Bagnoli. Questo suggerisce che la risalita dei fluidi magmatici, con il conseguente indebolimento delle rocce, sia avvenuta quasi esclusivamente in questo settore. L’innalzamento della profondità della transizione delle caratteristiche delle rocce da fragili a duttili è un elemento chiave per comprendere la dinamica sismica attuale.

Christopher Kilburn, co-autore dello studio e esperto in materia, ha sottolineato come gli innalzamenti del suolo registrati nelle ultime decadi nei Campi Flegrei abbiano un impatto diretto sulle dinamiche sottostanti. Lo stiramento e la rottura parziale della crosta favoriscono il passaggio dei fluidi accumulati nel sottosuolo, determinando così una perdita di pressione in profondità. È importante notare che, sebbene questa ricerca abbia un carattere prevalentemente teorico, potrebbe rivelarsi fondamentale per migliorare la nostra capacità di previsione e prevenzione in ambito sismico.