L’incendio a Malagrotta che si è verificato lo scorso 24 dicembre, durante la vigilia di Natale, ha generato non poche perplessità tra i cittadini – preoccupati anche per l’impatto ambientale – e le autorità della Capitale, che stanno cercando di fare luce sulla vicenda.  

Sul caso è intervenuta la commissione parlamentare ecomafie, che il 28 dicembre 2023 si è recata presso la struttura del Tmb di Malagrotta. Riflettori accesi dunque sull’incendio che ha devastato l’impianto per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti, uno punto fondamentale per lo smaltimento in una città complessa come Roma, in cui la raccolta differenziata resta uno dei problemi più grandi.

La capitale tra l’altro non è nuova agli incendi, come ha ricordato il consigliere capitolino pentastellato Daniele Diaco, intervistato da Tag24 proprio per approfondire quanto accaduto nei giorni scorsi e in passato, durante l’amministrazione della sindaca Raggi.

Incendio a Malagrotta, Diaco: “E’ giusto che la commissione ecomafie apra un’inchiesta”

D: Che idea si è fatto in merito all’incendio di Malagrotta avvenuto lo scorso 24 dicembre 2023 a Roma?

R: Non so cosa possa aver innescato l’incendio a Malagrotta, la magistratura sta indagando su questo. Noi prendiamo atto di quanto è accaduto. Purtroppo anche noi siamo stati vittima di un incendio al Tmb Salario, perciò sappiamo cosa vuol dire dover affrontare un’emergenza molto simile. E’ chiaro che un’autocombustione il 24 dicembre al Tmb di Malagrotta è un fenomeno molto raro anche perché tanti incendi stanno colpendo impianti di trattamento dei rifiuti; dal nostro punto di vista sembra una vicenda strana e molto anomala.

D: Cosa pensa dell’intervento della commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al riciclo dei rifiuti per far luce sulla vicenda?

R: Credo che sia la strada giusta, come avvenne per il passato: era stato aperto un fascicolo anche per il Tmb Salario. Ci fu un incendio anche nel Tmb di Rocca Cencia. Ultimamente abbiamo visto che questi incendi si stanno verificando un po’ troppo spesso e facilmente. E’ successo lo stesso anche a Pomezia parecchio tempo fa. Sicuramente la commissione ecomafie fa bene ad ascoltare tutte le figure necessarie per poter arrivare ad una conclusione sull’accaduto.

Non crediamo alle coincidenze, poi il 24 di dicembre, durante la vigilia di Natale, un incendio simile è strano. Anche perché bisogna vedere se e come stava lavorando l’impianto, se era a pieno regime. Solitamente poi i Tmb è difficile che prendano fuoco, perché comunque non ci sono fiamme all’interno; anche il quantitativo delle plastiche è ridotto. Sono fenomeni molto ambigui che vanno sicuramente analizzati nello specifico.

Diaco critica Gualtieri e si scaglia contro il termovalorizzatore: “E’ una bomba biologica”

D: E’ d’accordo con le scelte e le ordinanze portate avanti dal sindaco Gualtieri?

R: Il danno ecologico ha lasciato un forte segno senza dubbio. Oggi per esempio il comitato Valle Galeria – che tutela l’area limitrofa a Malagrotta – era presente durante un sit-in proprio per manifestare con dissenso rispetto alle attività che l’amministrazione sta portando avanti. Sappiamo che il Governo ha stanziato circa 200 milioni per la bonifica della discarica. Oggi parliamo del Tmb però sicuramente la presenza di un livello di pm10 – come vedrà poi anche l’Arpa nelle sue valutazioni – comporterà la verifica dei danni subiti nella zona.

Il sindaco secondo me dovrebbe comportarsi al contrario: non concentrarsi sulle ordinanze ma cercare di mettere in campo tutte le azioni possibili per tutelare l’area a livello ambientale, evitando la realizzazione dei famosi impianti di cui tanto si parla.

D: L’incendio di Malagrotta rappresenta un pericolo per la salute dei cittadini? La realizzazione di un termovalorizzatore a Roma è un’opzione sostenibile per la risoluzione del problema dei rifiuti che affligge la città?

R: Questi impianti sono bombe ecologiche. Quello che vuole realizzare il sindaco Gualtieri è un progetto da 600 mila tonnellate circa. Fa quasi paura. Sono strutture enormi, come Malagrotta che è stata la discarica più grande d’Europa, con un Tmb 1, un Tmb 2, l’ex classificatore. E’ un insieme infrastrutturale di trattamento dei rifiuti troppo pesante e complicato da gestire.

Bisogna ricordare che l’area di Malagrotta è soggetta alla legge Seveso (Direttiva 96/82/CE,  in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali, ndr.) perciò rappresenta un rischio, un effetto domino che potrebbe creare veramente una bomba ecologica pronta a colpire tutta la città e la Regione Lazio.

Abbiamo visto che i fumi purtroppo sono arrivati ben oltre Malagrotta. E’ stata installata dall’Arpa una colonnina per rilevare gli agenti inquinanti. Oggi è necessario un intervento imponente da parte delle istituzioni, Arpa compresa.

Detto ciò, il sindaco vuole costruire questo inceneritore che è un impianto di grandissimo impatto ambientale, un po’ come Malagrotta. Non è così che si risolve il problema dei rifiuti. E’ una ferita che una volta aperta, difficilmente riesce a richiudersi.

D: Lei non è d’accordo con la scelta del termovalorizzatore anche se in Italia ci sono realtà diventate simbolo di eccellenza ed efficienza come in Trentino Alto Adige?

R: Secondo noi e anche in base a quanto abbiamo visto nel Testo Unico europeo l’incenerimento è l’ultima delle opzioni per smaltimento dei rifiuti. Oggi ci sono degli impianti di Tmb molto più evoluti. Il problema resta l’indifferenziata, perché difficilmente viene trattata e riciclata. Non è bruciando tutto che risolviamo il problema. Non si può nascondere la polvere sotto al tappeto.

Un altro problema dell’inceneritore è che consuma tantissima acqua e Roma è una città che soffre a livello idrico. Comporterebbe un grande consumo di energia a fronte di quella prodotta. Dobbiamo puntare a realizzare degli impianti di riciclo virtuosi, eliminando gradualmente le discariche. Si può fare partendo intanto dalla riduzione della produzione dei rifiuti. Se non riduciamo quelli non cambierà mai nulla.

Il problema dei rifiuti e gli incendi a Roma durante l’amministrazione Raggi

D: Oltre alla riduzione dei rifiuti qual è il piano più sostenibile per una città come Roma?

R: A Roma bisogna creare una cintura di piccoli impianti di trattamento della frazione di indifferenziato, partendo da 3/4 impianti di trattamento evoluti – oggi chiamati “fabbriche di materiali”- e poi realizzare strutture di compostaggio. Abbiamo dei progetti che non hanno visto la luce con il governo di questa città, che hanno preso porte in faccia e nessun fondo del PNRR.

Si è perso tanto tempo a Roma su questo tema e il risultato è che oggi non abbiamo nulla. Abbiamo una differenziata che è ferma al palo, zero impianti. Non abbiamo nulla e continuiamo a far guadagnare gli altri invece di creare un po’ di ricchezza, anche all’interno di Ama.

D: Si tratta delle stesse dinamiche degli incendi avvenuti nel passato sotto l’amministrazione della Raggi?

R: Rispetto a quanto successo in passato la Procura di Roma ha chiuso il fascicolo definendo quegli episodi non di matrice dolosa. Noi rimaniamo convinti di quell’idea invece, gli incendi non avvengono da soli: non esiste l’autocombustione, soprattutto in impianti del genere, come avvenne del resto per i cassonetti incendiati. In epoca Raggi fu un’ecatombe.

D: Questo ha contribuito ad affossare l’amministrazione della sindaca Raggi a Roma? Il problema dei rifiuti è stato il colpo di grazia?

R: Sicuramente sì, abbiamo sempre agito in condizioni di emergenza in città perché credo ci fossero degli interessi di carattere speculativo. E’ un sistema non proprio limpido quello della gestione dei rifiuti e l’incendio del Tmb 1 di Malagrotta ne è la prova. Lavorare in una città del genere è impossibile.

Roma è una città non completamente limpida, almeno per quanto riguarda i rifiuti. Ci sono troppi incendi. Mi auguro che la commissione ecomafie riesca a portare a termine il suo lavoro. C’è bisogno di maggiore incisività.