È “femminicidio“, secondo la Treccani, la parola dell’anno 2023. Una parola comparsa per la prima volta nella lingua italiana nel 2001 e da allora sempre più usata per riferirsi a tutti i casi in cui una donna viene uccisa per il solo fatto di essere donna.
Perché “femminicidio” è stata scelta come parola dell’anno 2023
La scelta dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana si inserisce nell’ambito della campagna #leparolevalgono, nata con lo scopo di promuovere un più corretto uso della lingua ed è una scelta che evidenzia la necessità di riflettere su un tema purtroppo sempre attuale: quello della violenza di genere.
Come Osservatorio della lingua italiana […] non ci occupiamo della ricorrenza e della frequenza d’uso della parola femminicidio in termini quantitativi, ma della sua rilevanza dal punto di vista socioculturale: quanto è presente nell’uso comune, in che misura ricorre nella stampa e nella saggistica?,
ha spiegato Valeria Della Valle, direttrice scientifica, insieme a Giuseppe Patota, del Vocabolario Treccani, facendo riferimento alla crescita esponenziale dell’utilizzo del termine, che “segnala, sul piano linguistico, l’intensità della discriminazione di genere“.
Se ne è parlato molto, negli ultimi tempi, soprattutto in relazione ad alcuni sconvolgenti casi di cronaca. Stando al bilancio del ministero dell’Interno – che per il 2022 aveva registrato un totale di 130 femminicidi – quest’anno le donne uccise in Italia ammonterebbero, finora, a 118.
Da Giulia Donato a Vanessa Ballan: i femminicidi del 2023 in Italia
La lunga scia di femminicidi del 2023 si era aperta con la morte di Giulia Donato, la 23enne uccisa dal fidanzato Andrea Incorvaia, guardia giurata di professione, nel quartiere di Pontedecimo, a Genova. Era la notte tra il 3 e il 4 gennaio. L’uomo, di 32 anni, aveva sparato alla giovane e poi si era tolto la vita: sembra che non accettasse la fine della loro relazione.
Per lo stesso motivo pochi giorni dopo la 35enne Martina Scialdone era stata freddata a colpi di pistola dall’ex compagno Costantino Bonaiuti dopo una serata trascorsa in un ristorante in zona Tuscolana, a Roma. Poi, a maggio, a morire era stata Jessica Malaj. La ragazza, di appena 16 anni, era stata accoltellata dal padre mentre tentava di difendere la madre, ingiustamente accusata dall’uomo di averlo tradito con un vicino di casa, anch’egli morto, durante l’aggressione.
Un caso che aveva sconvolto l’opinione pubblica, come quello di Giulia Tramontano, la 29enne incinta di sette mesi uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello nella loro abitazione di Senago. Era il 27 maggio. La donna era appena rientrata da un incontro “chiarificatore” con l’altra ragazza frequentata dal compagno, quando quest’ultimo l’aveva colta di sorpresa e colpita con un coltello. Poi aveva cercato di disfarsi del cadavere, depistando le indagini.
I casi di Giulia Cecchettin e Vanessa Ballan
Sono molti gli uomini che hanno cercato di sfuggire al carcere dopo aver ucciso le donne che dicevano di amare. Si pensi a Filippo Turetta, arrestato in Germania a una settimana dall’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, consumatosi lo scorso 11 novembre in “due atti di inaudita ferocia”, come li ha definiti il gip Benedetta Vitolo nel convalidare l’arresto del giovane.
Oppure si pensi a Bujar Fandaj, che per darsi alla fuga aveva addirittura rinnovato il passaporto e comprato una sim prepagata. Lo scorso 19 dicembre, dopo essersi introfulato nella sua abitazione di Riese Pio X, nel Trevigiano, l’uomo, attualmente in carcere, aveva picchiato e poi ucciso a coltellate l’ex amante Vanessa Ballan, che da circa tre mesi aspettava un bambino.
È lei, al momento, l’ultima delle vittime del 2023. Donne uccise senza pietà da padri, mariti, fidanzati ed ex per il solo fatto di essere donne.